Per cambiare Foggia, dovremmo imparare a sognarla
Per cambiare Foggia, per renderla più bella, dovremmo cominciare a sognarla. Immaginarla diversa. Così come fa Salvatore Agostino Aiezza sul suo diario facebook, postando una fotografia che lì per lì sembra denunciare una delle quotidiane brutture con cui siamo costretti a convivere, la solita auto lasciata in mezzo alla strada, a disturbare le altre auto e perfino i pedoni.
Ma è nella didascalia che Aiezza, uno di quei foggiani che non s'arrende e che per questo stimo, racconta il suo sogno.
Lo scorcio raffigurato nella immagine sta in vico Cutino, la stradina che costeggia il Teatro del Fuoco per finire in una delle non molte scalinate cittadine, forse quella che presenta più gradini. Si tratta di un fenomeno particolarmente concentrato in questa parte della città, che presenta dei dossi mai compiutamente investigati, nonostante rappresentino la sola eccezione alla piana su cui la città si distende.
Salvatore sogna in grande e definisce la scalinata di vico Cutino "la nostra piccola Piazza di Spagna", ed in effetti, con quei ragazzi là seduti a chiacchierare, in un certo modo ricorda la piazza romana immortalata in tanti film.
Poi Aiezza racconta il suo sogno: "Immagino che invece del solito incivile che lascia l’auto in quel modo, questo scorcio sia completato con qualche tavolino, con sedie, un chioschetto che venda granite, bibite fresche e frutta fresca della bella stagione, con tanti giovani e ragazzi che, magari dopo il teatro, lo frequentino..."
Bello, vero? E se tutti sognassimo così?
Ma è nella didascalia che Aiezza, uno di quei foggiani che non s'arrende e che per questo stimo, racconta il suo sogno.
Lo scorcio raffigurato nella immagine sta in vico Cutino, la stradina che costeggia il Teatro del Fuoco per finire in una delle non molte scalinate cittadine, forse quella che presenta più gradini. Si tratta di un fenomeno particolarmente concentrato in questa parte della città, che presenta dei dossi mai compiutamente investigati, nonostante rappresentino la sola eccezione alla piana su cui la città si distende.
Salvatore sogna in grande e definisce la scalinata di vico Cutino "la nostra piccola Piazza di Spagna", ed in effetti, con quei ragazzi là seduti a chiacchierare, in un certo modo ricorda la piazza romana immortalata in tanti film.
Poi Aiezza racconta il suo sogno: "Immagino che invece del solito incivile che lascia l’auto in quel modo, questo scorcio sia completato con qualche tavolino, con sedie, un chioschetto che venda granite, bibite fresche e frutta fresca della bella stagione, con tanti giovani e ragazzi che, magari dopo il teatro, lo frequentino..."
Bello, vero? E se tutti sognassimo così?
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