Stele antromorfe trasferite a Manfredonia: Troia solidarizza con Bovino
Fausto Aquilino |
Com’è facile intuire, la presa di posizione di Aquilino si riferisce alla decisione della Soprintendenza di trasferire le stele antropomorfe custodite nel museo civico di Bovino al Museo Archeologico Nazionale della città sipontina.
Secondo Aquilino, “non è accettabile che reperti importanti che testimoniano la civiltà dei Monti Dauni vengano in qualche modo estrapolati dal contesto del territorio e dalle popolazioni che le hanno prodotte per arricchire la sezione espositiva di un’altra collezione in mostra in una località piuttosto lontana. Si spendono fiumi di parole e di inchiostro per affermare che tra i compiti esclusivi delle amministrazioni locali vi è la valorizzazione del territorio per poi verificare che nelle vie di fatto prevalgono criteri diversi.”
Aquilino mette il dito nella piaga quando collega la vicenda dell’annunciato trasferimento delle stele antropomorfe ai più generali problemi del territorio dei Monti Dauni affetto da una profonda crisi demografica, oltre che sociale ed economico, che sta spopolando i borghi collinari, rendendo sempre più attuale e immanente lo spettro della desertificazione. Così facendo - scrive l’assessore - si mortifica l’impegno delle istituzioni locali che quotidianamente “sopportano la fatica di arginare il costante spopolamento dei propri centri e quello di motivare la scelta dei propri cittadini a restare nei borghi di collina. Tante delle iniziative locali sono volte a rendere le comunità vivaci, attive, accoglienti in qualche maniera attrattive anche per i giovani, nell’intento di compensare il disagio della marginalità geografica e della carenza di servizi con la proposta di stili di vita ricchi di reciprocità, di convivialità, di radici culturali.”
Va ricordato che proprio il Ministero dei Beni Culturali su proposta dell’assessore regionale al Mediterraneo, Silvia Godelli, ha scelto i Monti Dauni quale area di sperimentazione di un progetto di eccellenza turistica, fondato proprio sulle grandi risorse paesaggistiche, culturali e sociali delle colline della Puglia settentrionale. Ma la scelta della Soprintendenza tarantina va in tutt'altra direzione.
La contraddizione non sfugge a Fausto Aquilino che aggiunge: “Le stesse politiche nazionali e regionali se da una parte cercano d’intervenire circa lo spopolamento delle zone montane e l’abbandono del territorio causa primaria del dissesto idrogeologico delle contrade pre-appenniniche dall’altra però, come in questo caso, banalizzano le esigenze reali delle popolazioni montane e nello specifico si attua una vera e propria spoliazione di pezzi di storia e di cultura.”
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