Quando le donne scendevano in piazza
Marco Scarpiello è un protagonista di quella public history che quotidianamente si sedimenta sui gruppi di facebook che si occupanodel recupero e della pubblicazione di vecchie cartoline o fotografie dellla città. Tenace e appassionato collezionista di immagini, giornali ed altri oggetti antichi, Marco è capace di restare una notte insonne pur di aggiudicarsi in un’asta on line il pezzo che gli interessa.
E, con grande senso civico e culturale, contribuisce a arricchire il patrimonio dei diversi siti che a Foggia stanno cercando di recuperare la memoria, attraverso le immagini e che arricchiscono così le potenzialità e le suggestioni di una public history foggiana.
Quello di public history è un concetto nuovo ma relativamente semplice: è la storia recuperata o scritta da appassionati o testimoni che non sono storici di professione, ed è ovvio che la parte del leone all’interno di questa che secondo alcuni è una vera e propria nuova disciplina, sia svolta dalla rete e dalla fotografia.
A me pacciono soprattutto le foto vive, ovvero quelle che non si limitano a mostrare un luogo, un palazzo, una strada, ma fanno vedere gente. Come questa, bellissima, che Scarpiello ha pubblicato sulla bacheca di Foggia sparita, Foggia: ricordi del cuore e Foggia Mia, bei gruppi del social network che ogni giorno propongono immagini di questo tipo, o anche aneddoti ed altri interessanti documenti sul passato.
L’immagine mostra un gruppo di donne che negli anni Settanta (secondo Scarpiello la foto risale al 1975 o al 1976, ma se vi riconoscete o siete in grado di dire qualcosa di più, fatemelo sapere, commentando) sfilava in piazza Giordano per protestare contro la violenza sulle donne, fenomeno purtroppo anche allora molto virulento, e forse addirittura recrudescente visto che con la lotta del movimento femminista alla fine degli anni Sessanta, il gentil sesso stava compiendo rapidi e sostanziosi passi verso l’emancipazione. "La violenza sessuale non ferma la nostra lotta. Donne scendiamo tutte per le strade”, si legge nello striscione.
Dalla foto si coglie un corteo piuttosto consistente e nutrito, segno di una partecipazione che sta diventando oggi sempre più rarefatta.
In questo senso, l’immagine postata da Marco Scarpiello è la perfetta rappresentazione della Foggia sparita, di una Foggia che non c’è più. Gli anni Settanta sono stati scanditi da una straordinaria partecipazione politica e sociale. Qualche anno prima, nel 1969, il capoluogo dauno aveva ospitato quella che resterà una delle pagine più alte dell’impegno civile della comunità cittadina e provinciale: la cossiddetta marcia dei trentamila, che vide migliaia di persone raggiungere Foggia dai comuni del Subappennino Dauno, per chiedere che l’energia prodotta dai giacimenti metaniferi appena scoperti sui Monti Dauni, venisse utilizzata in loco.
E poi gli anni Settanta, con la formidabile (e purtroppo del tutto dimenticata) esperienza dei consigli di quartiere, in cui si discuteva (e si decideva) di questioni scottanti come la gestione del progetto di risanamento di Borgo Croci. O la Scuola Popolare del Sacro Cuore.
Una partecipazione che non c’è più. Una Foggia che non c’è più. E forse anche per questo stiamo peggio.
E, con grande senso civico e culturale, contribuisce a arricchire il patrimonio dei diversi siti che a Foggia stanno cercando di recuperare la memoria, attraverso le immagini e che arricchiscono così le potenzialità e le suggestioni di una public history foggiana.
Quello di public history è un concetto nuovo ma relativamente semplice: è la storia recuperata o scritta da appassionati o testimoni che non sono storici di professione, ed è ovvio che la parte del leone all’interno di questa che secondo alcuni è una vera e propria nuova disciplina, sia svolta dalla rete e dalla fotografia.
A me pacciono soprattutto le foto vive, ovvero quelle che non si limitano a mostrare un luogo, un palazzo, una strada, ma fanno vedere gente. Come questa, bellissima, che Scarpiello ha pubblicato sulla bacheca di Foggia sparita, Foggia: ricordi del cuore e Foggia Mia, bei gruppi del social network che ogni giorno propongono immagini di questo tipo, o anche aneddoti ed altri interessanti documenti sul passato.
L’immagine mostra un gruppo di donne che negli anni Settanta (secondo Scarpiello la foto risale al 1975 o al 1976, ma se vi riconoscete o siete in grado di dire qualcosa di più, fatemelo sapere, commentando) sfilava in piazza Giordano per protestare contro la violenza sulle donne, fenomeno purtroppo anche allora molto virulento, e forse addirittura recrudescente visto che con la lotta del movimento femminista alla fine degli anni Sessanta, il gentil sesso stava compiendo rapidi e sostanziosi passi verso l’emancipazione. "La violenza sessuale non ferma la nostra lotta. Donne scendiamo tutte per le strade”, si legge nello striscione.
Dalla foto si coglie un corteo piuttosto consistente e nutrito, segno di una partecipazione che sta diventando oggi sempre più rarefatta.
In questo senso, l’immagine postata da Marco Scarpiello è la perfetta rappresentazione della Foggia sparita, di una Foggia che non c’è più. Gli anni Settanta sono stati scanditi da una straordinaria partecipazione politica e sociale. Qualche anno prima, nel 1969, il capoluogo dauno aveva ospitato quella che resterà una delle pagine più alte dell’impegno civile della comunità cittadina e provinciale: la cossiddetta marcia dei trentamila, che vide migliaia di persone raggiungere Foggia dai comuni del Subappennino Dauno, per chiedere che l’energia prodotta dai giacimenti metaniferi appena scoperti sui Monti Dauni, venisse utilizzata in loco.
E poi gli anni Settanta, con la formidabile (e purtroppo del tutto dimenticata) esperienza dei consigli di quartiere, in cui si discuteva (e si decideva) di questioni scottanti come la gestione del progetto di risanamento di Borgo Croci. O la Scuola Popolare del Sacro Cuore.
Una partecipazione che non c’è più. Una Foggia che non c’è più. E forse anche per questo stiamo peggio.
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