Zoro porta le telecamere di Gazebo al ghetto di Rignano, ed è polemica
Nelle campagne del Tavoliere può anche succedere di lavorare, e di rimetterci. E' uno dei paradossi che vengono fuori dal bel servizio messo in onda dalla trasmissione della Rai, Gazebo, realizzato da Zoro, al secolo Diego Bianchi, blogger e conduttore televisivo.
Il servizio ha scatenato vivaci polemiche tra i candidati alla presidenza della Regione Puglia che corrono per le primarie del centrosinistra (ne parlerò in una prossima lettera meridiana). L'aspetto più apprezzabile del reportage è che ricostruisce con semplicità e senza i facili scandalismi di altre inchieste quanto accade nel famigerato Ghetto di Rignano.
Zoro ha intervistato due immigrati extracomunitari dalla cui storie emerge nitida la volontà di scappare dal ghetto, la delusione per non aver trovato in Italia e nel Tavoliere la terra promessa che si aspettavano.
A descrivere dettagliatamente la situazione è invece padre Arcangelo Maira, missionario scalabriniano, animatore di moltissime iniziative dirette a migliorare l'integrazione e l'accoglienza dei lavoratori immigrati (qui una bella intervista realizzata da Antonio Fortarezza).
"Il contratto - racconta padre Arcangelo alle telecamere di Gazebo - prevederebbe una paga di poco più di 7 euro a ora, invece i lavoratori sono costretti a lavorare a cottimo, il che è illegale. Quelli che raccolgono i pomodori vengono pagati 5 euro a cassone. Il nuovo caporalato è molto diverso da quello classico. Il problema della lingua ha reso necessario una nuova figura di mediazione tra lavoratori e caporali: il caposquadra, il cosiddetto caponero. Poi c'è l'autista, che si occupa di trasportare i braccianti nell'azienda. Questa doppia intermediazione viene pagata tutta dai lavoratori: il trasporto costa cinque euro, il caponero trattiene 50 centesimi a cassone. Può anche accadere di lavorare per niente, o rimettendoci. E' èrima di tutto un problema di legalità, che andrebbe affrontare rispettando gli immigrati come lavoratori. Bisognerebbe lavorare molto più seriamente per l'integrazione, far venire le loro famiglie in modo che non mandino soldi in Africa, ma questi soldi restino qui, dovremmo capire che l'immigrato, se inserito, porta ricchezza all'Italia stessa."
Per vedere il servizio messo in onda da Gazebo, cliccare qui.
Il servizio ha scatenato vivaci polemiche tra i candidati alla presidenza della Regione Puglia che corrono per le primarie del centrosinistra (ne parlerò in una prossima lettera meridiana). L'aspetto più apprezzabile del reportage è che ricostruisce con semplicità e senza i facili scandalismi di altre inchieste quanto accade nel famigerato Ghetto di Rignano.
Zoro ha intervistato due immigrati extracomunitari dalla cui storie emerge nitida la volontà di scappare dal ghetto, la delusione per non aver trovato in Italia e nel Tavoliere la terra promessa che si aspettavano.
A descrivere dettagliatamente la situazione è invece padre Arcangelo Maira, missionario scalabriniano, animatore di moltissime iniziative dirette a migliorare l'integrazione e l'accoglienza dei lavoratori immigrati (qui una bella intervista realizzata da Antonio Fortarezza).
"Il contratto - racconta padre Arcangelo alle telecamere di Gazebo - prevederebbe una paga di poco più di 7 euro a ora, invece i lavoratori sono costretti a lavorare a cottimo, il che è illegale. Quelli che raccolgono i pomodori vengono pagati 5 euro a cassone. Il nuovo caporalato è molto diverso da quello classico. Il problema della lingua ha reso necessario una nuova figura di mediazione tra lavoratori e caporali: il caposquadra, il cosiddetto caponero. Poi c'è l'autista, che si occupa di trasportare i braccianti nell'azienda. Questa doppia intermediazione viene pagata tutta dai lavoratori: il trasporto costa cinque euro, il caponero trattiene 50 centesimi a cassone. Può anche accadere di lavorare per niente, o rimettendoci. E' èrima di tutto un problema di legalità, che andrebbe affrontare rispettando gli immigrati come lavoratori. Bisognerebbe lavorare molto più seriamente per l'integrazione, far venire le loro famiglie in modo che non mandino soldi in Africa, ma questi soldi restino qui, dovremmo capire che l'immigrato, se inserito, porta ricchezza all'Italia stessa."
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