Viale Giotto. Non celebrare, ma commemorare. Per tener vivo il ricordo.



Ci sono molti modi per commemorare una tragedia. Quello peggiore è di “celebrarla”, come se fosse una ricorrenza, e basta. Sono trascorsi quindici anni dal tragico crollo di viale Giotto, e sembra ieri che la città si svegliò straziata. Tante cose sono successe, da allora, e la cronaca ha dovuto raccontare ancora altri crolli ed altri drammi: nel 2004, a via delle Frasche, solo qualche mese fa, in via De Amicis.
Proprio per questo,  la cosa più importante non è celebrare, ma piuttosto ricordare: tenere traccia per sempre di una tragedia che poteva essere evitata e che non fu fatalità, ma la conseguenza drammatica delle tante e troppe contraddizioni che questa città si porta dentro, così come si è ripetuto a via delle Frasche e in via De Amicis.
Il modo migliore per “commemorare” (nel senso più vero del termine: serbare memoria, tenere la memoria dentro di sé) è dunque quello di rinnovare il ricordo, raccontarlo “come se fosse ieri”: anche se ciò produce dolore. Ma è il dolore catartico, caro agli antichi greci: quel dolore che produce purificazione, e che ci fa vivere meglio nell’oggi. Che ci spinge ad impegnarci perché una tragedia come quella non abbia a ripetersi.
Affidiamo questa commemorazione al semplice ma toccante filmato realizzato cinque anni fa, in occasione del decennale della tragedia da Davide Pio Albanese, fondatore di Foggia, Crollo viale Giotto per nondimenticare, il più antico e più radicato gruppo cittadino del social network
Il film è datato e denuncia, tra l’altro, il ritardo intollerabile con cui la città ha provveduto a realizzare qualcosa che tenesse viva la memoria del tragico evento. Ma la sua disarmante semplicità, l’appello a non dimenticare ne fanno un piccolo monumento alla necessità di non celebrare ma di commemorare, tenendo traccia, serbando il ricordo, rinnovando il dolore.
Guardatelo, amatelo, condividetelo.

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