Scienza e ambientalisti concordano: la colpa del disastro è del cemento
Immagine allegata al comunicato del WWF |
Ma procediamo per ordine. Già in un primo comunicato, l’organizzazione ambientalista aveva stigmatizzato il caso della chiusura della foce del torrente Calena nella Baia di Peschici, travolta dalla conseguente valanga di acqua e fango.
Le foto dall'alto accluse a questa seconda presa di posizione mettono in evidenza altri corsi d'acqua violentati. “Sempre a Peschici - si legge nel documento - risulta assediata dal cemento anche la foce del canale Ulse. Analoga sorte è toccata allo sbocco del torrente Romandato, ostruito dalla strada litoranea tra Rodi e Lido del Sole. Senza più foce appare almeno uno dei canali tra Rodi e San Menaio. Completamente tombato da cemento e asfalto si presenta il torrente che, se fosse libero, sfocerebbe proprio nel mare di San Menaio davanti alla Torre dei Preposti.”
Come già detto, almeno in parte, le tesi dell’organizzazione ambientalista concordano anche con quelle degli scienziati che si sono occupati della vicenda. Il sito meteoGargano ha pubblicato un’altra relazione del prof. Franco Ortolani, che riguarda le colate detritiche che si sono registrate a Rodi Garganico durante l’alluvione.
Immagine allegata al comunicato del WWF |
La relazione del docente dell’Università di Napoli studia “i dissesti verificatisi lungo la stretta fascia costiera lungo la quale scorrono la strada Rodi- Peschici e la linea ferroviaria” rilevando che “numerosi alberghi sono stati realizzati a ridosso della scarpata che delimita la stretta pianura costiera e anche ai lati di alvei che sono stati trasformati in alvei-strada.” Ortolani sottolinea anche che i manufatti edilizi più recenti sorgono soltanto in questa zona. Ma aggiunge un particolare inquietante, che aveva già posto in evidenza nella relazione su Peschici: i siti vittime del disastro idrogeologico non erano classificati a pericolosità idraulica.
La conclusione è molto vicina a quella del WWF: “il disastro si è verificato nella stretta pianura costiera dove sono stati realizzati edifici, gli alvei sono stati trasformati in alvei strada e sono state costruite la strada costiera e la linea ferroviaria senza adeguate protezioni e una idonea canalizzazione dei flussi provenienti da monte. La colpa degli uomini consiste nell’avere occupato in maniera non adeguata e spensierata con manufatti vari anche le aree di pertinenza degli alvei torrentizi in occasione di eventi piovosi tipo nubifragio.”
Immagine allegata alla relazione del prof. Ortolani |
Entrambi chiamano insomma in causa la politica. La tragedia del Gargano potrebbe e dovrebbe essere l’occasione - così come stanno affermando con grande senso di responsabilità e spirito autocritico esponenti di punta della classe dirigente garganica, quali il presidente dell’ente parco, Stefano Pecorella, e il sindaco di Peschici, Francesco Tavaglione - , una riflessione politica importante, rivolta a riconquistare il governo vero di un territorio vessato, oltraggiato e a contrastare l’abusivismo.
Qualcosa di importante comincia finalmente a muoversi, in questa direzione ed è Carlo Fierro, Presidente del WWF Foggia, a sottolinearlo: “In questo quadro preoccupante una notizia incoraggiante viene dall'intervento della Procura della Repubblica di Foggia (concordato tramite una convenzione con l’Ente Parco, n.d.r.) finalizzato ad utilizzare i 500 mila euro che il Ministero dell'Ambiente ha destinato al Parco del Gargano per l'abbattimento degli abusi edilizi. È stato annunciato un piano iniziale per abbattere 30 ÷ 40 immobili abusivi. L'essenziale è intraprendere tale procedura in quanto siamo fermamente convinti che è l'unica in grado di fare da deterrente per future aggressioni al territorio garganico. Sono anni, infatti, che chiediamo all'Ente Parco del Gargano di procedere in tal senso.”
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