Le memorie di guerra dell'eroe foggiano Alfonso Nigri. Un inno alla pace.

 In una nota pubblicata sul suo profilo facebook, Vincenzo Rizzi, consigliere comunale del M5S, e storico esponente dei movimenti ambientalisti e pacifisti del capoluogo dauno, racconta la drammatica esperienza occorsa a suo zio, Alfonso Nigri nel corso della prima guerra mondiale.
Alfonso Nigri è stato un eroe di guerra foggiano. Suo nipote Vincenzo pubblica la relazione del periodo di prigionia, scritta dall'Ufficiale. Un bel documento, di eccezionale valore storico, ma anche di indiscutibile valore morale, che offre lo spunto per alcune belle riflessioni sull'Europa e sul ruolo del Vecchio Continente per la pace.
Ringrazio Vincenzo Rizzi per averne acconsentito la pubblicazione su Lettere Meridiane.

W l'Europa della gente

21 settembre 2014 alle ore 23.20
Rimettendo apposto un vecchio scatolone, ho ritrovato lettere, foto di famiglia che raccontano storie terribili legate alle guerre che hanno caratterizzato il secolo breve.
Tra le tante lettere, ho rinvenuto la relazione di come il fratello di mia nonna paterna è stato catturato dagli austriaci nella 1917. Questo mio zio, Alfonso Nigri, a cui è dedicata una via di Foggia, fu condotto in prigionia a Mauthausen, ironia della sorte volle che sopravvisse alla prigionia, ma morì di ritorno, senza poter riabbracciare i suoi cari, probabilmente falciato dalla Spagnola.
Certo, non è l'unione che vogliamo l'unione della gente, ma non bisogna dimenticare che fuori dalle stelle Europee, lo sfaldarsi di stati unitari ha causato immani tragedie: basta pensare ai Balcani, o alla disgregazione dell'Unione Sovietica che ha innestato guerre sanguinose. Per questo credo bisogna difendere e cambiare questa Europa trasformandola in una vera e unica nazione federale. Coloro che caldeggiano la disgregazione dell'Unione e al contempo dei suoi stati, non si rendono conto di essere forieri di venti di guerra.  Rileggendo queste carte non posso che non pensare che questa Unione Europea, ci ha garantito decenni di pace come mai il vecchio continente aveva visto.
Copia della relazione in ordine alla prigionia di Nigri Alfonso

Il 5° Battaglione del 130° Fanteria, comandato interinalmente dal Capitano Ugo, era nei giorni 18-19-20 novembre 1917 a disposizione del Comando del 129° Fanteria al Ponte Miela.
Alle ore 22 circa del 20 il 3 Battaglione si spostò dalla località suddetta, per portarsi come da ordine ricevuto, nel settore della Meletta Davanti e ciò per imminente azione che si doveva svolgere. Due compagnie (7° e 8°) il Plutone Zappatori e il Comando del 3° Battaglione presero posizione, in angolo morto, ai piedi della Meletta mentre la 9° Compagnia, comandata dal sottoscritto si fermò più indietro. Durante la notte dal 21 al 22 il sottoscritto fu chiamato dal Comandante del Battaglione, il quale fece conoscere a voce a tutti i Comandanti di Reparto l’ordine di operazione ricevuto dal Comando Interinale del Regimento Macciore Cuzzati e cioè: attaccare insieme al 2° Battaglione del 130° Fanteria le trincee tenute dal nemico sulla Meletta Davanti ed occuparne tutta la posizione segnalandola al Comandante del Regimento con tre colpi di pistola Verj. L’attacco doveva avere inizio alle ore 6 antimeridiane precise.
Tale ordine di operazione doveva però ricevere la conferma del Comando del Regimento.
Recatomi subito nella località ove era la mia compagnia la condussi a pochi metri dal Comando del Battaglione. Nell’attesa della conferma dell’ordine, il Comandante del Battaglione indicò ai comandanti di Compagnia il settore di attacco del Battaglione e quindi delle Compagnie e cioè: il 2° Battaglione del 130° Fanteria, che nella sera del 19 Novembre aveva preso al nemico alcuni elementi di trincee della Melette e che era collegato a sinistra del 129°, doveva portarsi a destra e collegarsi ad un reparto Alpini; il 3° invece doveva occupare il posto del 2° Battaglione in modo da inserirsi tra questi e il 129°.
Tale spostamento fu iniziato non appena giunse la conferma all’ordine già ricevuto ossia alle 5 antimeridiane circa.
Spiegata la compagnia in ordine di combattimento, indicati ai miei comandanti di plotone Aspirante Donzella, Aspirante Pedretta, un Sotto-Ufficiale ed il Tenente De Martino Sig. Luigi, Comandante la Sezione Pistole Mitragliatrici, il settore di attacco del Battaglione e quindi della Compagnia, quali erano i reparti di sinistra, quali quelli di destra, quale era l’obbiettivo.
Alle 6 precise, come da ordine ricevuto, detti l’avanti. Il nemico che teneva posizioni dominanti e che aveva notato il movimento del 2° Battaglione, l’ammassamento e lo spiegamento del 3°, iniziò subito una viva scarica di fucileria e mitragliatrici, alla quale si aggiunse, poco dopo, un tiro al quanto intenso di artiglieria.
Ciò nonostante fu iniziato a piccoli sbalzi il movimento di avanzata verso l’obiettivo dato. In uno degli sbalzi fu ferito l’aspirante Donzella che col coraggio e fermezza di animo, aveva guidato il suo plotone; subito dopo fu colpito mortalmente da vari proiettili il Tenete De Martino, il quale sprezzante del pericolo, con ardire incitava i suoi gregari ad andare avanti.
Fui privo in tal modo di due Ufficiali inteligenti e pieni di attività e di entusiasmo.
Il fuoco nemico si era reso maggiormente intenso; detti il segnale del fuoco di risposta a quello nemico e, a mezzo delle ordinanze della compagnia ordinai di tener fermo momentaneamente sulla posizione raggiunta e curare con diligenza il collegamento per evitare, date le insidie del terreno qualsiasi infiltrazione.
Intanto vennero catturati alcuni nemici che feci subito sgombrare.
Per rendermi conto della situazione che si ripresentava molto critica, di sasso in sasso, mi portai sulla destra della compagnia. Notai subito che il nemico aveva mandato sul fronte del Battaglione pattuglie di mitraglieri che, per la posizione dominate, per la invisibile postazione delle armi, le quali permettevano un tiro abbastanza efficace, infliggevano perdite sensibili.
Dal sottotenente Taccari della 7° Compagnia di rincalzo, fui avvertito che alla destra del Battaglione la situazione era molto più critica della mia perché reparti nemici, avevano intaccata e oltrepassata la nostra linea.
Costatai infatti che il nemico scendendo per la mulattiera praticata ai piedi della Meletta Davanti e che porta alla Val Miela, nostra postazione di partenza, era riuscito a portarsi, in tal modo, sul tergo dei reparti attaccanti, per cui questi erano soggetti a tiri frontali e alle spalle.
Ciò nonostante feci intensificare il fuoco di fucileria e di bombe al mio reparto, finché il nemico preponderante per numero e per la favorevole dislogazione assunta, avendo stretto ancora di più il suo cerchio, mi catturò insieme ai pochi soldati presso i quali in quel momento mi trovavo.
F.to NIGRI ALFONSO – Capitano 9° Comp. 130° Fanteria.

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