Consiglio dei Ministri. Fumata nera per il Gargano. In compenso arrivano altri parchi eolici.

Premetto. Questa lettera meridiana non ha alcun intento polemico. È solo un tentativo di cercare di capire, e di far capire come vanno le cose. Nel mondo e nel Belpaese.
La scena si svolge a Palazzo Chigi. Consiglio dei ministri di venerdì 19 settembre scorso. Se qualcuno ci avesse detto che nella riunione dell’esecutivo si sarebbe parlato della provincia di Foggia avremmo stappato il D’Araprì. Lo stato d’emergenza per il Gargano alluvionato è cosa fatta - avremmo pensato - la ricostruzione è stata finanziata.
Invece no. Di Capitanata si parla, ma in tutt’altro senso. “Il Consiglio dei Ministri, in considerazione dell’interesse pubblico all’incremento di produzione di energia elettrica da fonte rinnovabile, quale obiettivo primario a livello nazionale e comunitario - si legge nel comunicato ufficiale della seduta -, ha deliberato che sussiste la possibilità di procedere, rispettando le verifiche e le prescrizioni richieste dagli Enti coinvolti in sede di conferenza di servizi, alla costruzione e all’esercizio di impianti eolici nei seguenti Comuni in provincia di Foggia: Apricena, San Severo, Sant’Agata di Puglia, Rocchetta Sant’Antonio, Foggia e Orsara di Puglia.
La morale?

Un’area del Mezzogiorno, duramente danneggiata da un evento calamitoso, attende finanziamenti pubblici urgentissimi per avviare il processo di ricostruzione. Occorrono 274 milioni di euro, 65 dei quali sono già stati spesi per gli interventi di massima urgenza. Quei soldi non vengono stanziati ancora.
In compenso, si autorizza la realizzazione in quella stessa provincia disastrata, che ha già pagato un durissimo prezzo in termini di devastazione paesaggistica all’invasione dei parchi eolici, di un’altra messe di pale. E giova ricordare che nelle stanze del Ministero dell’Ambiente giacciono irrisolte altre questioni d’interesse ambientale che stanno a cuore ai cittadini dauni, a cominciare dalla valutazione d’impatto ambientale per l’allungamento della pista del Gino Lisa.
È il classico schema del sottosviluppo. Allo sviluppo di un’area (l’energia prodotta dalla Capitanata alimenta le aree industriali del Nord) corrisponde il sottosviluppo di un’altra area.
Lo Stato chiede alla Capitanata. La Capitanata dà allo Stato e all’interesse pubblico. Ma lo Stato nulla dà alla Capitanata. Neanche quanto le spetta, per una sacrosanta questione di giustizia.

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