L'omaggio del festival alla grande scrittrice foggiana Maria Marcone
Maria Marcone è stata una delle voci letterarie pugliesi più importanti. Era nata a Foggia nel 1931, figlia dell’allora direttore della Biblioteca, Arturo Marcone.
Di lei mi hanno sempre stupito ed affascinato la straordinaria vitalità, il calore umano che riusciva ad esprimere ed a trasmettere a chiunque le stesse vicino, fosse pure in un momento pubblico, come una presentazione o una conferenza.
Un calore umano che Maria riusciva a infondere anche a tutte le sue parole, sia in prosa che in poesia. La copiosa produzione letteraria e poetica che ci lascia - preziosa eredità morale e culturale - è tutta un inno alla pugliesità più vera, al sole, alla terra, ai colori al mare di Puglia, senza mai scadere nell’oleografico o nel convenzionale.
Il prodigio sta appunto nella scrittura di Maria Marcone, autentica e avvolgente come poche, che trasuda passione, gioia di vivere ad ogni parola.
“Non v’è tematica antica, moderna, futura che io non abbia toccato col fervore della mente e del cuore - ha detto - , sempre protesi al bene di questa Umanità che amo sia in astratto che in concreto attraverso le persone che mi contattano”. Verissimo, come possono testimoniare tutti coloro che, come chi scrive, hanno avuto la fortuna di conoscerla di persona.
Se non erro, la serata celebrativa che il Festival del Cinema Indipendente le dedica questa sera è la prima manifestazione che si svolga a Foggia alla sua memoria, dopo la scomparsa.
Il rapporto tra Maria Marcone e la sua città non è stato sempre facile. Maria andò via dal capoluogo che era ancora piuttosto giovane, divenendo barese d’adozione. La tragica uccisione di suo fratello Francesco, direttore dell’ufficio del registro, caduto in difesa della legalità, non deve aver contribuito a migliorare molto questo rapporto.
Però volentieri tornava a Foggia e scriveva di Foggia. Tra le tante cose belle che ci lascia, varrebbe la pena rivalutare - così come ha fatto la casa editrice Il Rosone - il suo romanzo breve Le pietre si muovono, in cui racconta gli anni della sua adolescenza a Foggia, nelle tragiche ore della guerra e dei bombardamenti.
Il Festival la celebra proiettando il film di Mimmo Mongelli, La casa delle donne, tratto da uno dei suoi romanzi più belli.
Io voglio ricordarla con una lacrima e un sorriso, e con alcuni versi autobiografici che la raccontano come meglio non si potrebbe: . . Mare / mi riconosco / tua creatura / come te ribollente di vita / come te irruenta e selvaggia (da Inno al mare, in Con le armi della Poesia, 2007).
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