La relazione di Mons. Farina sui bombardamenti del 1943: non è vero che la città si svuotò dopo il 22 luglio
Mons. Farina tra i comandanti delle truppe di occupazione |
Domani il Festival del Cinema Indipendente (ore 21 - Sala Farina) rende omaggio alla città di Foggia, ricordando il 70° anniversario dei bombardamenti (qui il programma della serata, non mancate, è importante).
Una fortunata coincidenza ha portato il festival a svolgere l’evento proprio nella sala cinematografica intitolata a Mons. Fortunato Maria Farina, Vescovo di Foggia durante quei giorni orrendi e dolorosi, nonché autore di un documento illuminante - e forse non adeguatamente valorizzato - per capire come la città visse quella tragica estate: si tratta della la relazione che Mons. Farina scrisse al Papa Pio XII per informarlo della drammatica situazione che si era venuta a determinare a Foggia.
Credo che il primo a pubblicarla sia stato il giornalista e scrittore foggiano Gaetano Matrella nel libro che pubblicò a sue spese nel 2005, in occasione del 150° anniversario della erezione della Diocesi autonoma di Foggia. La relazione è stata pubblicata sul web nel bel sito di Alberto Mangano, fonte preziosissima di informazioni sulla storia foggiana.
Il libro di Gaetano Matrella è appunto intitolato La erezione della Diocesi Autonoma di Foggia: una storia e un territorio, e il suo pregio maggiore sta proprio nella capacità dell’autore di collegare il cammino spirituale della chiesa foggiana con le vicende storiche, non sempre facili, che occorrevano nel territorio, mostrando quanto sia stato stretto il rapporto tra Chiesa e territorio a Foggia.
Mons. Farina scrive al Papa probabilmente da Troia (l’originale della lettera si trova lì) ricostruendo le vicende che avevano scandito quella drammatica estate nel capoluogo dauno.
I passaggi della relazione che mi sembrano più interessanti sono quelli che descrivono lo stato d’animo dei foggiani tra un’incursione e l’altra. Di particolare importanza quello che si riferisce ai giorni dopo il 22 luglio, quando si verificò uno dei raid più violenti e sanguinosi, perché smentisce quel che si è sempre sostenuto circa il fatto che la città fosse deserta quando, il 19 agosto, venne afferrato l’attacco più duro.
Scrive il Vescovo: “Dopo questa incursione (del 22 luglio, n.d.r.), che annientò la stazione ferroviaria, si era andata facendo strada, nella popolazione, l'idea che ormai non era più probabile che si avessero incursioni notevoli, poiché anche l'aeroporto era stato trasferito. Difatti, l'incursione del 16 agosto fu tutta operata sui dintorni di Foggia, ma la città non fu toccata.”
Poi, arrivò terribile, il raid del 19 agosto. Mons. Farina non lo dice espressamente né probabilmente possedeva le informazioni necessarie. Ma - se gli obiettivi militari erano stati completamente distrutti - la ferocia di quella incursione può essere spiegata soltanto con la filosofia dei bombardamenti strategici teorizzata soprattutto dagli inglesi: colpire la popolazione civile, per terrorizzarla.
Toccanti i passaggi conclusivi della relazione, in cui il Vescovo sollecita il Papa a pregare per Foggia e a concedere l‘indulgenza plenaria ai fedeli che “visiteranno l'effige della Madonna Incoronata nella Cattedrale di Troia, e quella della SS. Addolorata che è custodita nella Chiesa di San Domenico pure di Troia, e parimenti l'indulgenza plenaria alle .stesse condizioni ai fedeli che visiteranno l'Icone della Madonna dei Sette Veli e le S.S. Reliquie dei Santi Guglielmo e Pellegrino, custodite nella Chiesa Collegiata di San Marco in Lamis, della Diocesi di Foggia.”
Alla lettera non giunse mai risposta da parte del Pontefice. Ma non si sa neanche se essa sia mai materialmente giunta al Vaticano.
“Il documento - scrive Gaetano Matrella - fu redatto in Troia, nel cui archivio capitolare si conserva la minuta firmata da Mons. Farina. Fu spedito nei primi giorni del settembre 1943.
Non si sa se sia arrivato a Roma, dato lo stato caotico delle comunicazioni in quel periodo, né si ebbe alcuna risposta, perché dopo la fuga del Re da Roma, le comunicazioni con la capitale rimasero del tutto interrotte.”
Commenti
al di là del sentimento di umana pietà che pervade ognuno di noi rispetto al dramma vissuto da Foggia e dai suoi cittadini in quella tremenda estate del 1943, come giornalista e come appassionato di ricerche storiche (compresi, quindi, quegli eventi sanguinosi, rispetto ai quali sto raccogliendo molto materiale) ci tengo a precisare che la Lettera di Mons. Fortunato Maria Farina di cui parli, non fu pubblicata per la prima volta da Gaetano Matrella nel 2005 ma comparve l'8 settembre 1968 sul settimanale religioso "La Voce" e sul n. 5 del "Notiziario del Comune di Foggia" (luglio-agosto 1968). Non solo. In buona parte fu pubblicata anche nel bel volume di Mons. Mario De Santis dedicato a "Mons. Fortunato Maria Farina Vescovo di Troia e Foggia", lavoro edito nel 1995 come ristampa di due precedenti volumi usciti nel 1978 e nel 1981, intitolati rispettivamente "Il Sacerdote" e "Il Vescovo".
Per quello che mi riguarda, in seguito alle ricerche fin qui svolte, posso anticipare che i foggiani presenti in città il 22 luglio erano comunque pochi, che il numero dei morti complessivo è decisamente lontanissimo da quello finora "propagandato" di 22.200 e che il celebre libro di Luca Cicolella "...e la morte venne dal cielo", contiene una dozzina di riferimenti che, a mio avviso, smentiscono il fatto che quel (bel) libro sia stato scritto in presa diretta, cioè in forma diaristica. Ciò non toglie nulla, ovviamente, al fatto che sia un testo importante e scritto benissimo da uno dei simboli del Giornalismo di Capitanata.
(Maurizio De Tullio)
Grazie al professor Raffaele Colapietra, eminente storico già docente all’Università di Salerno e autore del corposo volume “La Capitanata nel periodo fascista”, ho potuto pubblicare nel mio libro alcuni rari e importanti documenti ufficiali del ’43: telegrammi urgenti scritti soprattutto dal Prefetto e dal Questore ed indirizzati a Roma. Dai contenuti di alcuni di essi sono emersi interessanti riferimenti allo sfollamento. Ricordiamo che la popolazione obbligata a rimanere in città (definita “attiva”) era costituita dagli addetti ai servizi pubblici e generali della città, come: medici, pompieri, ingegneri, il personale addetto allo Stato Civile, ai servizi della luce e del gas, ai trasporti, ai servizi dell’igiene, all’istruzione pubblica, all’esercito, al servizio religioso, ecc.
Riporto qui di seguito alcuni stralci dei comunicati ufficiali che rendono l’idea del quadro confuso e angosciante che piombò sulla cittadinanza, la quale abbandonò, ad ondate e non completamente, la città.
22 luglio – Il Questore:”Popolazione fortemente allarmata”.
24 luglio – Il Prefetto:” La popolazione è stata presa dal terrore; si è riversata
nella grande maggioranza, servendosi di ogni mezzo, nei comuni della Provincia dove, naturalmente, ha recato lo scompiglio nei servizi.
L’esodo, per quanto possibile, è stato da me agevolato. Gli impiegati in gran numero hanno abbandonato gli uffici. Tra essi anche alcuni capiuffici. Va, però, tenuto presente che moltissimi di essi hanno avuto la casa distrutta, molti hanno dei congiunti morti o feriti, alcuni figurano fra le vittime...ho ordinato occupazioni provvisorie di edifici scolastici tanto in città per assicurare i servizi quanto nei Comuni della Provincia per dare ricetto agli sfollati”.
24 luglio – Il Questore:” La barbara incursione, che ha avuto tali tremendi risultati, ha letteralmente terrorizzato la popolazione, che in massa, ha sfollato verso i vicini comuni della Provincia, l’esodo è stato favorito con automezzi dell’Autorità militare e tedeschi, messi a disposizione degli sfollandi”.
19 agosto – Comando Protezione Antiaerea Foggia:” Popolazione quasi al completo fuggita attraverso campagna at Comuni vicini in preda panico”.
19 agosto – II Comitato Protezione Antiaerea Foggia:”Popolazione al completo fuggita campagne terrorizzata”.
20 agosto – Il Questore:” La popolazione è terrorizzata e fin da ieri nel pomeriggio ha lasciato la città cercando scampo nelle campagne e nei Comuni viciniori, recandosi con ogni mezzo ed anche a piedi”.
24 agosto – Il Questore:” La città nella quasi totalità è stata abbandonata dagli abitanti, che, assolutamente terrorizzati, hanno cercato scampo nelle campagne e nei Comuni vicini. Si può dire che oltre cinquantamila cittadini sono sfollati portando via, con tutti i mezzi, i pochi indumenti che è stato possibile salvare dall’immane disastro. Anche buona parte del personale dei pubblici uffici nei primi momenti popo le incursioni è scappata in preda al terrore, cercando di mettere in salvo le persone di famiglia; man mano però, salvo rare eccezioni verso le quali sono in corso, da parte dei rispettivi dirigenti, provvedimenti di rigore, rientra in sede per coadiuvare nella riorganizzazione dei diversi dervizi, in un primo tempo paralizzati. Per quanto riguarda il personale dipendente, soltanto alcuni, appartenenti alla categoria impiegati e degli uscieri, nonché qualche agente hanno abbandonato, senza autorizzazione l’ufficio, ma richiamati dal sottoscritto, con la severità che il caso imponeva, sono rientrati in sede, dopo una assenza breve, e, in parte giustificata dalla scossa nervosa cui erano stati sottoposti, dato che diversi di essi hanno avuto le case sinistrate, e lutti di famiglia. La loro mancanza in ogni modo è stata segnalata all’Eccellenza il Prefetto per i provvedimenti di competenza”.