Fondi comunitari a rischio, senza "coesione"
Quale responsabilità hanno i dirigenti pubblici sullo scempio dei fondi comunitari non spesi, o spesi male? Se lo domanda, intervenendo nel dibattito aperto da Lettere Meridiane, Domenico Palma Valente. La tesi sostenuta dal blog è che non basta utilizzare i finanziamenti realizzando le infrastruttura o i servisti dai progetti. Occorre anche verificare preventivamente la sostenibilità dei costi di gestione, per evitare che quanto è stato fatto diventi un’altra cattedrale nel deserto.
Domenico Palma parla con cognizione di causa, operando all’interno di un’azienda che si occupa di innovazione tecnologica, e che ha lavorato in diversi appalti basati su fondi comunitari.
“Ci sono due aspetti da considerare - scrive su Google + -. La visione e l'opportunità di richiedere certi finanziamenti se non si sa come sostenerli (abbiamo altre esperienze che riguardano direttamente la provincia di Foggia anche se sono meno visibili, o le comunità montane enti ormai e per fortuna soppressi) e il modo in cui vengono assegnati i fondi attraverso le gare pubbliche (siamo sicuri della trasparenza?). Qual è la responsabilità della dirigenza pubblica, per i tanti fondi che sono stati richiesti e male impiegati?”
La domanda di Palma chiama direttamente in causa quella tecnostruttura che non sembra essere stata in grado di salire sul tram delle politiche comunitarie, sia per quanto riguarda la qualità dei progetti, sia per quanto riguarda le fasi relative alla loro cantierizzazione, esecuzione e gestione.
La mia impressione è che non si tratti comunque soltanto di questo. È mancato l’humus profondo della concertazione, è mancata una cultura diffusa della partecipazione.
Non si tratta di un dibattito astratto e neppure ci si può limitare a piangere sul latte versato. Un altro settennio comunitario è ormai alle porte, e la parola chiave dei prossimi sette anni sarà “coesione”. Saranno finanziati e sostenuti i progetti in grado di favorire una migliore integrazione e collegamenti tra i diversi territori; un miglior rapporto tra le aree metropolitane e il resto del territorio. Il tutto attraverso una forte condivisione tra i diversi soggetti delle politiche nazionali, regionali e locali.
È appena il caso di sottolineare che si tratterà del banco di prova più importante per affrontare quella questione meridionale che sembra ormai del tutto scomparsa dall’agenda politica nazionale. E che la palla starà tutte nelle mani delle regioni del Sud che non possono più fallire l'occasione.
Non sarà facile, perché con il Sud sembra essere stata inghiottita anche la coesione. Dopo che i precedenti governi avevano soppresso il Ministero del Mezzogiorno, sostituendolo con quello alla Coesione Territoriale, Renzi ha abolito anche quest’ultimo.
D’altra parte, il Mezzogiorno non era mai stato citato. Nè nel suo programma alle primarie, né nei suoi tweet. Se il buongiorno si vede dal mattino, c'è poco di che stare allegri.
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