Entro maggio azzerate le liste d'attesa nella sanità

Entro maggio dovrebbero essere azzerate le estenuanti liste d’attesa cui sono costretti quanti devono sottoporsi ad esami presso le strutture diagnostiche della provincia di Foggia, grazie al piano straordinario varato dall’assessore regionale alla sanità Elena Gentile e allo sblocco delle assunzioni nel settore della sanità.
Sono le due sole (ma importanti) buone notizie venute fuori dal convegno promosso sull’argomento dallo Spi Cgil di Foggia, nel corso del quale si sono ascoltate anche tante cattive notizie: casi di malasanità, disfunzioni legate alla difficoltà di trovare medici specialisti in senologia e in anestesia (che contribuiscono a dilatare i tempi d’attesa), disservizi derivanti dalla mancanza di un centro unico prenotazioni che possa indirizzare l’utente verso strutture che possono erogare la prestazione richiesta in tempi più rapidi rispetto agli Ospedali Riuniti, congestionati all’inverosimile.
Un bel convegno, molto concreto e molto operativo, che ha richiamato una platea attenta ed affollata.
I pensionati della Cgil hanno colto nel segno, restituendo concretezza e spessore al ruolo insostituibile del sindacato, quale soggetto e parte attiva di una negoziazione sociale da troppo tempo latitante.
I termini della questione sono stati introdotti da Sabatina Pizzolo, del coordinamento donne dello Spi: “In Puglia, il tempo d’attesa medio per le 43 prestazioni monitorate dal Piano Nazionale per il Governo delle Liste di Attesa - è di 75 giorni. Un dato che basta da solo a dare l’idea della drammaticità della situazione.”

Le cose vanno decisamente meglio in provincia di Foggia dove si registra un tempo medio d’attesa di 28 giorni (i dati si riferiscono alle strutture dell’Asl, all'Azienda Ospedaliero Universitaria "Ospedali Riuniti" di Foggia, alla Casa Sollievo della Sofferenza di San Giovanni Rotondo , ed ai privati accreditati in accordo contrattuale).
“Per tutte le 43 prestazioni monitorate - ha aggiunto la sindacalista -, in Capitanata si registrano tempi sensibilmente inferiori alla media regionale, anche della metà: però anche da noi occorre aspettare quasi 100 giorni per una mammografia, tre mesi per un’ecografia alla mammella, un mese per un elettrocardiogramma. Sono dati molto pesanti e incompatibili con un’ottica di qualità dei servizi, se teniamo presente che a Milano una mammografia o un’ecografia alla mammella vengono eseguite in un paio di settimane.”
Ma ci sono anche casi limite: agli Ospedali Riuniti di Foggia occorrono ancora 32 mesi per una mammografia (a causa della carenza di medici e di personale specializzato) e bisogna aspettarne 14 a San Severo per un Ecodoppler.
I risultati del piano regionale per l'abbattimento delle liste d'attesa, consistente nell’apertura straordinaria di ospedali ed ambulatori anche nelle ore notturne e nei giorni festivi sono stati illustrati dal direttore generale dell’Asl di Foggia, Attilio Manfrini: dopo un mese esatto di sperimentazione, i tempi sono stati dimezzati, grazie anche alla bonifica delle liste: una buona metà dei cittadini invitati a presentarsi per anticipare l’esame ha declinato l’offerta, avendo già provveduto per proprio conto, rivolgendosi a privati o a strutture ubicate fuori Regione.
Gli ospedali più gettonati sono quelli molisani di Termoli e di Campobasso. L’abitudine a rivolgersi ad altri presidi mentre si è in lista d’attesa gonfia inutilmente le stesse liste, prospettando tempi d’attesa virtualmente superiori a quelli in cui il servizio viene materialmente erogato.
È un fenomeno che potrebbe essere affrontato semplicemente costituendo un unico centro di prenotazione tra gli ospedali riuniti e le strutture dell’Asl: “ci stiamo pensando - ha detto Manfrini - e nelle prossime settimane stipuleremo con l’azienda ospedaliero universitaria una convenzione per tracciare il percorso del centro unico di prenotazione.”
Manfrini è ottimista: di questo passo entro maggio le liste dovrebbero essere azzerate. “Ma poi occorrerà evitare ulteriori accumuli”, ha aggiunto e sembra di capire che molte possibilità passino per rapporti più funzionali ed una migliore distribuzione dei carichi di lavoro tra le strutture dell’Asl e quelle degli OO.RR.
Prudente il giudizio del segretario generale dello Spi Cgil, Franco Persiano, che nel corso del suo intervento ha raccontato incredibili episodi di malasanità (ve ne parlerò in un post successivo): “è un quadro in cui comincia a intravedersi qualche luce, ma continuano a esserci molte ombre, perché è preoccupante che le liste si siano sgonfiate grazie alla rinuncia di quanti si sono rivolti a strutture non convenzionate. E chi non può permetterselo? Lo Spi Cgil continuerà a vigilare affinché la salute possa tornare ad essere un diritto per tutti, e soprattutto per gli anziani e le fasce sociali più deboli.”
Sulla stessa lunghezza d’onda l’intervento di Filomena Trizio, Segretaria Generale della Cgil di Foggia: “per colpa delle scellerate politiche degli ultimi 20 anni, abbiamo rischiato di chiudere la sanità pubblica. Sanità e stato sociale sono due elementi fondamentali per assicurare alle persone il diritto a vivere in modo dignitoso. Bisogna recuperare le risorse sottratte al sistema pubblico da corruzione e parassitismo, ma è necessario fare attenzione a non criminalizzare il pubblico. La nostra battaglia ha l’obiettivo di invertire la marcia che è stata imposta all’Italia e all’Europa in questi anni: occorre passare da una visione ragionieristica dei conti dello Stato a una rinnovata centralità dei bisogni e dei diritti delle persone. È fondamentale rilanciare lo sviluppo, perché soltanto attraverso i servizi e il lavoro si può realizzare un reale risanamento dell’economia e di una società in grande sofferenza”.
Elena Gentile, assessore alla Sanità della Regione Puglia, ha annunciato di aver firmato lo sblocco delle assunzioni nelle strutture del servizio pubblico sanitario. “In questi anni, a causa degli sperperi operati da altri, abbiamo dovuto compiere scelte anche molto dolorose”, ha spiegato l’assessore. “Quelle decisioni, però, sono state importanti per cominciare a costruire nuove politiche della salute che iniziano a dare risultati sempre più incoraggianti”.

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