Com'era il Gargano cento anni fa, nelle parole e nelle immagini di Antonio Beltramelli

La lettura dei libri antichi è una cosa bella. Non soltanto per il piacere di leggere e sfogliare quelle pagine, sottraendole alla patina del tempo, ma perché talvolta quella carta ingiallita riesce a svelare lo spirito dell’epoca in cui fu stampata, fornendoci, per contrasto, preziose informazioni, utili anche al “presente”.
Tra il 1905 e il 1938, l’Istituto Italiano di Arti Grafiche pubblicò una collezione di monografie dedicata all’Italia artistica. L’imponente iniziativa editoriale fu diretta da Corrado Ricci, scrittore, archeologo e storico dell’arte, che avviò il recupero dei Fori Imperiali. La collana vide la pubblicazione di ben 115 volumi, riccamente illustrati.
La redazione dei testi di ciascun volume venne affidata a esperti di storia locale e di arte. L’approccio non fu soltanto artistico in senso stretto. Possiamo ritenere le monografie pubblicate dalla casa editrice di Bergamo come il primo grande tentativo di valorizzare l’immagine paesaggistica e turistica del Bel Paese, e va sottolineato, in particolare, lo sforzo che Ricci profuse nella ricerca e nella valorizzazione anche dei luoghi artisticamente e turisticamente meno noti.

I libri dedicati alla Puglia furono cinque. Il primo della serie pugliese, a conferma dell’attenzione che la collana diretta da Ricci riponeva nel raccontare  e valorizzare luoghi poco noti ma di indiscutibile fascino fu Il Gargano di Antonio Beltramelli, singolare personaggio, scrittore e giornalista di razza che si dedicò con particolare profitto ai reportage di viaggio, distinguendosi per una notevole capacità narrativa.
Gli altri volumi di Italia Artistica dedicati alla Puglia furono Bari (51° della serie), quindi Foggia e la Capitanata (56°, scritto da Romolo Caggese, scrittore e storico nato ad Ascoli Satriano) e infine (61° e 68° della serie) due volumi dedicati al Tallone d’Italia: il primo su Lecce e dintorni, l’altro su Gallipoli, Otranto e dintorni.
Antonio Beltramelli, che era di origine romagnola, restò irrimediabilmente colpito dal fascino di quella “terra sperduta”: sono sue anche la maggior parte delle bellissime fotografie che illustrano il volume. [Dall'alto verso il basso: il porto di Rodi Garganico, i vicoli di Vieste con il faro sullo sfondo, panorama della spiaggia di Vieste.]
Perché la profetica intuizione di Ricci e Beltramelli sulle potenzialità paesaggistiche ed artistiche del Gargano trovi riscontro nello sviluppo turistico, bisognerà aspettare circa mezzo secolo. Ma proprio per questo il libro - che è stato recentemente ristampato in un’interessante edizione critica da Edizione Il Rosone e in anastatica da Claudio Grenzi Editore - conserva una sua profonda magia ed ha uno straordinario valore storico e documentario.
Lo scrittore e docente sanseverese Francesco Giuliani, che  ha curato l’edizione critica - così racconta il libro di Beltramelli nel suo sito.
Lo scrittore romagnolo percorre in lungo e in largo lo sperone della penisola, che non aveva mai conosciuto prima, mostrando una grande curiosità, che lo porta a salire sulle scomodissime diligenze, a muoversi in condizioni di fortuna, a sfidare le difficoltà di una terra priva di ferrovie, di strade decenti, di alberghi degni di questo nome, sconosciuta alla maggior parte degli italiani. Beltramelli non nasconde tutti i problemi che gli si presentano, ma nello stesso tempo rende con grande abilità la bellezza di questa terra, componendo delle pagine incantevoli, come quelle dedicate a Vieste, “la sperduta”, e a San Giovanni Rotondo, dove si imbatte nel convento che di lì a pochi anni ospiterà Padre Pio.
Nei primi anni del Novecento il vecchio convento di Santa Maria delle Grazie è vuoto, ridotto a ricovero per i mendicanti, e la penna di Beltramelli si esalta nella descrizione delle suggestioni che derivano dall’ora, dal silenzio, dalle memorie dei frati. E’ un passo appartenente al primo capitolo, “Alle falde del Gargano”, che per noi assume un valore ancora più straordinario, pensando agli eventi che si stavano preparando in quel lembo di terra garganica.

Beltramelli nei sette capitoli in cui divide il libro sa descrivere, commuoversi, sdegnarsi, sa far sentire il suo palpito di uomo che scopre altri uomini che lo guardano incuriositi, diffidenti, ma in fondo gentili e disponibili. Da San Marco in Lamis a Lesina, da Monte Sant’Angelo a Rodi, lo scrittore si sofferma su tutte le città e su tutti i luoghi, lasciandoci un’opera che ha avuto anche qualche ristampa recente e che non è difficile trovare nelle biblioteche pubbliche, con il suo perfetto incontro tra scritti e fotografie, buona parte delle quali scattate proprio da Beltramelli, diventate ormai preziosi documenti di un’epoca lontanissima dalla nostra, pur essendo lontana solo un secolo.

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