Sandro Stallone: il sottosviluppo è colpa anche della società civile
Sandro Stallone, ricercatore universitario nonché esperto di economia del turismo, mi scrive commentando il post sul rischio di desertificazione dei Monti Dauni. Sandro svolge interessanti e condivisibili considerazioni sulla situazione di endemico sottosviluppo che angustia l’intero territorio provinciale.
io penso che la desertificazione intesa in senso lato non riguardi solo il Subappennino o meglio i Monti Dauni (che sicuramente rappresentano una realtà con prospettive ancora più difficili delle altre zone del territorio), ma l'intera Capitanata e quindi anche Foggia.
La colpa di queste difficili prospettive sono nostre, dei cittadini che abitano questo territorio. La mancanza di prospettive per la Capitanata dipende solo marginalmente dalla politica (che comunque è lo specchio di un popolo) o dall'esistenza dell'ente provincia (che ovviamente è sbagliato abolire perché strumento importante per la gestione e lo sviluppo di territori non metropolitani come il nostro) o dal fallimento dell'Area Vasta e della Federazione delle 4 Province.
Ci siamo mai chiesti perché la nostra provincia è una delle più arretrate della Puglia e del Mezzogiorno? I motivi sono tanti (come sappiamo abbondano corruzione, invidia, apatia, diffidenza e soprattutto molti di noi non amano il proprio territorio e la propria città), ma secondo me c'è un fattore che è determinante: ci manca la capacità di fare squadra, di unirci per sviluppare iniziative imprenditoriali serie (penso in particolare all'incapacità di fare ad esempio dei consorzi degni di questo nome nell'agricoltura o meglio nell'agroalimentare per commercializzare adeguatamente i ns eccellenti prodotti), ci manca la capacità di fidarci l'uno dell'altro perché siamo abituati che quando si fa qualcosa insieme agli altri c'è sempre il furbo (che in fondo a molti piace) che ci frega.
Se non ci emancipiamo da questa immaturità culturale siamo destinati a scomparire o comunque diventare ancora più marginali ed ininfluenti nel sistema Puglia (ed Italia). Il discorso ovviamente è lungo, articolato e con varie eccezioni; mi fermo qui.
Un abbraccio, Sandro
concordo con te, in tutto e per tutto. Troppo spesso gettiamo la croce addosso alla politica (come se non fossimo noi d’altra parte, ad eleggere chi ci rappresenta) dimenticando di farci l’esame di coscienza.
Proprio nelle discussioni che punteggiano il social network, rilevo tuttavia una ripresa di senso civico, un desiderio di impegnarsi più strenuamente per costruire il futuro, e la tua stessa lettera ne è una riprova.
Dovremmo mettere al bando polemiche, dietrologie, e cercare di riprendere le redini di un percorso di sviluppo da troppo tempo interrotto.
Ne saremo capaci? L’importante è, se non altro, provarci.
Geppe
* * *
Caro Geppe,io penso che la desertificazione intesa in senso lato non riguardi solo il Subappennino o meglio i Monti Dauni (che sicuramente rappresentano una realtà con prospettive ancora più difficili delle altre zone del territorio), ma l'intera Capitanata e quindi anche Foggia.
La colpa di queste difficili prospettive sono nostre, dei cittadini che abitano questo territorio. La mancanza di prospettive per la Capitanata dipende solo marginalmente dalla politica (che comunque è lo specchio di un popolo) o dall'esistenza dell'ente provincia (che ovviamente è sbagliato abolire perché strumento importante per la gestione e lo sviluppo di territori non metropolitani come il nostro) o dal fallimento dell'Area Vasta e della Federazione delle 4 Province.
Ci siamo mai chiesti perché la nostra provincia è una delle più arretrate della Puglia e del Mezzogiorno? I motivi sono tanti (come sappiamo abbondano corruzione, invidia, apatia, diffidenza e soprattutto molti di noi non amano il proprio territorio e la propria città), ma secondo me c'è un fattore che è determinante: ci manca la capacità di fare squadra, di unirci per sviluppare iniziative imprenditoriali serie (penso in particolare all'incapacità di fare ad esempio dei consorzi degni di questo nome nell'agricoltura o meglio nell'agroalimentare per commercializzare adeguatamente i ns eccellenti prodotti), ci manca la capacità di fidarci l'uno dell'altro perché siamo abituati che quando si fa qualcosa insieme agli altri c'è sempre il furbo (che in fondo a molti piace) che ci frega.
Se non ci emancipiamo da questa immaturità culturale siamo destinati a scomparire o comunque diventare ancora più marginali ed ininfluenti nel sistema Puglia (ed Italia). Il discorso ovviamente è lungo, articolato e con varie eccezioni; mi fermo qui.
Un abbraccio, Sandro
* * *
Caro Sandro,concordo con te, in tutto e per tutto. Troppo spesso gettiamo la croce addosso alla politica (come se non fossimo noi d’altra parte, ad eleggere chi ci rappresenta) dimenticando di farci l’esame di coscienza.
Proprio nelle discussioni che punteggiano il social network, rilevo tuttavia una ripresa di senso civico, un desiderio di impegnarsi più strenuamente per costruire il futuro, e la tua stessa lettera ne è una riprova.
Dovremmo mettere al bando polemiche, dietrologie, e cercare di riprendere le redini di un percorso di sviluppo da troppo tempo interrotto.
Ne saremo capaci? L’importante è, se non altro, provarci.
Geppe
Commenti
credo che si possa riassumere anche come: amancanza di senso della responsabilità individuale e collettiva.
quando la colpa è del furbo o della politica o del barese ... ci si autoassolve.
saluti