Lettere Meridiane supera le centomila "viste"
Non è mai bello parlare di se stessi, ma questa volta fatemi fare uno strappo. Lettere Meridiane ha superato le centomila viste: ovvero gli articoli sono stati letti più di centomila volte. Una cifra significativa, per un blog gioiosamente di nicchia, che si rivolge non già al pubblico astratto della comunicazione di massa (perché il pubblico, appunto, non è mai massa) ma ad un po’ di amici, con l’ambizioso obiettivo di comunicare e non di trasmettere.
Non sono un esperto di metrica del web e non so pertanto dirvi se centomila letture e passa siano poche o tante, nei quindici mesi di pubblicazioni più o meno regolari. Una cosa però posso e devo dirla: questo traguardo è stato raggiunto grazie anche ai tanti colleghi ed amici che hanno animato il blog con i loro commenti, le loro osservazioni, le loro riflessioni e le loro critiche.
Il fine precipuo di Lettere Meridiane è quello di annodare opinioni, nella speranza che possano produrre quella opinione pubblica così necessaria per costruire la polis. Come sosteneva Karl Jaspers, "Tutto ciò che non si realizza nella comunicazione non esiste. La verità comincia a due.”
C’è un recente commento che più di altri mi ha commosso, perché coglie assai bene quel che Lettere Meridiane si sforza di essere. Ne è autore Michele Pietrocola, uno dei tanti amici che ancora non ho il piacere di incontrare personalmente, ma con cui però sono entrato in relazione, proprio attraverso Lettere Meridiane.
Lo ha postato sotto l’articolo in cui raccontavo del bel commento di Antonella Bevilacqua sul restare o fuggire da Foggia (ed è bello questo intrecciarsi di commenti, che sottratti all’effimero del social network, diventano qualcosa che resta…): “Grazie Geppe - scrive Michele - per questi articoli. È quasi commovente il tuo amore per la nostra città. E la determinazione giornaliera, costante, nel cercare di raccontare… Di raccontarci… Il tuo blog è una preziosa testimonianza. Complimenti davvero.”
Ecco, Lettere Meridiane vuol essere precisamente questo: un raccontare, per raccontarci. E allora, se centomila letture sono un traguardo da festeggiare, è il caso di festeggiare insieme.
Non sono un esperto di metrica del web e non so pertanto dirvi se centomila letture e passa siano poche o tante, nei quindici mesi di pubblicazioni più o meno regolari. Una cosa però posso e devo dirla: questo traguardo è stato raggiunto grazie anche ai tanti colleghi ed amici che hanno animato il blog con i loro commenti, le loro osservazioni, le loro riflessioni e le loro critiche.
Il fine precipuo di Lettere Meridiane è quello di annodare opinioni, nella speranza che possano produrre quella opinione pubblica così necessaria per costruire la polis. Come sosteneva Karl Jaspers, "Tutto ciò che non si realizza nella comunicazione non esiste. La verità comincia a due.”
C’è un recente commento che più di altri mi ha commosso, perché coglie assai bene quel che Lettere Meridiane si sforza di essere. Ne è autore Michele Pietrocola, uno dei tanti amici che ancora non ho il piacere di incontrare personalmente, ma con cui però sono entrato in relazione, proprio attraverso Lettere Meridiane.
Lo ha postato sotto l’articolo in cui raccontavo del bel commento di Antonella Bevilacqua sul restare o fuggire da Foggia (ed è bello questo intrecciarsi di commenti, che sottratti all’effimero del social network, diventano qualcosa che resta…): “Grazie Geppe - scrive Michele - per questi articoli. È quasi commovente il tuo amore per la nostra città. E la determinazione giornaliera, costante, nel cercare di raccontare… Di raccontarci… Il tuo blog è una preziosa testimonianza. Complimenti davvero.”
Ecco, Lettere Meridiane vuol essere precisamente questo: un raccontare, per raccontarci. E allora, se centomila letture sono un traguardo da festeggiare, è il caso di festeggiare insieme.
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