La felicità? L'odore del ragù e un gol di Nocera
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Erano
i primi anni sessanta, avevo la mia dimora in via Ascoli palazzine INA
Casa, quelli per intenderci che davano e danno proprio sullo stadio
Pino Zaccheria. La nostra casa con l'avvento del Foggia in serie A diventò una dependance dello Stadio. Prima della costruzione delle Gradinate si vedeva benissimo la partita dal balcone e potete immaginare cosa
diventava casa mia la Domenica delle partite casalinghe del Foggia. (Nella foto a fianco, si vedono Nocera allo Zaccheria e, sullo sfondo, i palazzi di cui parla Salvatore Valerio, n.d.r.)Le Domeniche della mia adolescenza erano delle feste continue, riempite dal gustoso profumo del ragù e da enormi vassoi di paste (bisognava accogliere degnamente i parenti e non solo). Il punto massimo della partecipazione ci fu quando scese a Foggia l'Inter Stellare pluridecorata che aveva da poco vinto la Coppa Intercontinentale.
Da settimane sognavo questa partita, la reputavo già una impresa titanica doverla giocare dai nostri bravi, ma tecnicamente inferiori calciatori di provincia. Dopo quel famoso 3 a 2 per il Foggia, quello spilungone che parlava mica tanto bene l'Italiano con uno spiccato accento campano, con quella splendida doppietta infilata a quella difesa di caratura mondiale, mi rimase sempre nel cuore e mi fece capire che nel calcio come in altri sport e penso come nella vita, la passione, l'agonismo, il sacrificio, la voglia di emergere, di scalare vette che sembrano insormontabili, non sono obiettivi invalicabili se c'è la forza di volontà.
Nocera ha rappresentato in quegli anni anche l'immagine di un riscatto sociale. Il riscatto di un umile ragazzo del sud diventato famoso grazie al grande palcoscenico del calcio nazionale. Il riscatto di un ragazzo di un sud che mostrava con orgoglio, nonostante fossero gli anni del boom economico, differenze notevolii con l'opulento nord delle fabbriche e del benessere.
Grazie a te, Cosimo Vittorio Nocera, tutti quelli della mia generazione hanno sognato di diventare campioni, anche io e i miei amici del quartiere.
Che emozioni che ci hai dato! E' vero, erano altri tempi, un periodo dove la semplicità ed anche l' ingenuità, erano delle costanti.
Erano i tempi in cui ci si affezionava alla maglia ed alla squadra che ti aveva fatto conoscere ed apprezzare, non come oggi...
Ti ringrazio per aver donato delle splendide giornate di festa alla mia famiglia: bastava un goal di Nocera, l'odore del ragù della mia splendida mamma, l'accoglienza allegra e spontanea del mio bel papà e di tutto il resto della famiglia, per rendermi il ragazzino più felice del mondo !
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