Foggia raggiunge Bari. Ma i foggiani... piangono ancora
Foggia raggiunge Bari, nell’annuale classifica della qualità della vita stilata dal Sole 24 Ore, e la cosa dovrebbe far notizia, viste le ricorrenti accuse che da parte foggiana si muovono verso i baresi, o dovrebbe per lo meno accrescere l’autostima di quanti risiedono nella Puglia settentrionale.
Invece l’aggancio è passato quasi sotto silenzio, diversamente da quanto accadde due anni fa, quando Foggia precipitò all’ultimo posto della graduatoria, e vennero versati fiumi d’inchiostro e levate grida di sdegno, con l’inevitabile valanga di accuse alla classe dirigente.
Le polemiche sul foggianesimo o foggianite, che dir si voglia, non mi hanno mai appassionato. Ma è un dato di fatto che la scalata della Capitanata nella classifica, e il quasi pareggio con la provincia del capoluogo regionale sia passato sotto silenzio o quasi.
Vien fatto di pensare che siamo più bravi quando si tratta di lamentarci che non quando dobbiamo riflettere sulle cose che funzionano e cercare di consolidarle, per farle andare ancora meglio.
Soltanto due anni fa, quasi un abisso divideva il capoluogo regionale da quello della Daunia: Bari veleggiava al 98° posto con 390,1 punti, Foggia conquistava, si fa per dire, la maglia nera, sprofondando al 107° ed ultimo posto, con 377,8 punti. Le due province erano divise da un gap di oltre 12 punti.
Le cose hanno cominciato a cambiare già dallo scorso anno, quando Bari e Foggia si sono piazzate quasi sullo stesso grafico del podio: 100° Bari, 101° Foggia, con un sostanziale pareggio in fatto di numeri: 412 entrambi.
All’epoca, qualcuno osservò che quel risultato era stato determinato più per demerito di Bari (che aveva perduto due posizioni rispetto al 2011) che non per virtù della Capitanata (che però ne aveva scalate sei). Tesi del tutto infondata, andando a guardare le due performance, in termini di punteggio. Entrambe le province hanno infatti marcato tra il 2011 e il 2012, un significativo incremento: 21,9 punti Bari e addirittura 34,2 punti Foggia.
Il trend positivo si è confermato anche nel 2013. La classifica annuale vede ancora una volta Foggia e Bari sostanzialmente appaiate. E in rimonta.
Il capoluogo regionale si è classificato al 97° posto, Foggia due gradini più in basso, al 99°. Ma il punteggio e praticamente in parità: 435 Bari (che guadagna tre posizioni e 23 punti), 434 Foggia (che scala altri due gradini e incrementa di 22 punti il punteggio dell’anno precedente).
Intendiamoci: non c’è da stappare lo champagne, ma almeno non ci sono più ragioni per gridare alla disperazione. Il pareggio tra Bari e Foggia significa tante cose (e sarebbe necessario riflettere attentamente per comprenderle fino in fondo): per esempio che la trama economica, sociale e infrastrutturale della Puglia è assai più compatta di quanto non si pensi comunemente.
Forse il problema sta proprio nel “pensiero comune”, troppo spesso condizionato da insulsi stereotipi.
Sta di fatto che nei commenti - da quelli che si ascoltano al bar a quelli, più forbiti, degli opinionisti - di questa parità raggiunta con Bari non s’avverte né traccia, né eco. La tendenza è sempre quella di buttarci giù.
Un preoccupante segno di scarsa autostima, o la conferma della strutturale tendenza a piangerci addosso ed autocommiserarsi?
Invece l’aggancio è passato quasi sotto silenzio, diversamente da quanto accadde due anni fa, quando Foggia precipitò all’ultimo posto della graduatoria, e vennero versati fiumi d’inchiostro e levate grida di sdegno, con l’inevitabile valanga di accuse alla classe dirigente.
Le polemiche sul foggianesimo o foggianite, che dir si voglia, non mi hanno mai appassionato. Ma è un dato di fatto che la scalata della Capitanata nella classifica, e il quasi pareggio con la provincia del capoluogo regionale sia passato sotto silenzio o quasi.
Vien fatto di pensare che siamo più bravi quando si tratta di lamentarci che non quando dobbiamo riflettere sulle cose che funzionano e cercare di consolidarle, per farle andare ancora meglio.
Soltanto due anni fa, quasi un abisso divideva il capoluogo regionale da quello della Daunia: Bari veleggiava al 98° posto con 390,1 punti, Foggia conquistava, si fa per dire, la maglia nera, sprofondando al 107° ed ultimo posto, con 377,8 punti. Le due province erano divise da un gap di oltre 12 punti.
Le cose hanno cominciato a cambiare già dallo scorso anno, quando Bari e Foggia si sono piazzate quasi sullo stesso grafico del podio: 100° Bari, 101° Foggia, con un sostanziale pareggio in fatto di numeri: 412 entrambi.
All’epoca, qualcuno osservò che quel risultato era stato determinato più per demerito di Bari (che aveva perduto due posizioni rispetto al 2011) che non per virtù della Capitanata (che però ne aveva scalate sei). Tesi del tutto infondata, andando a guardare le due performance, in termini di punteggio. Entrambe le province hanno infatti marcato tra il 2011 e il 2012, un significativo incremento: 21,9 punti Bari e addirittura 34,2 punti Foggia.
Il trend positivo si è confermato anche nel 2013. La classifica annuale vede ancora una volta Foggia e Bari sostanzialmente appaiate. E in rimonta.
Il capoluogo regionale si è classificato al 97° posto, Foggia due gradini più in basso, al 99°. Ma il punteggio e praticamente in parità: 435 Bari (che guadagna tre posizioni e 23 punti), 434 Foggia (che scala altri due gradini e incrementa di 22 punti il punteggio dell’anno precedente).
Intendiamoci: non c’è da stappare lo champagne, ma almeno non ci sono più ragioni per gridare alla disperazione. Il pareggio tra Bari e Foggia significa tante cose (e sarebbe necessario riflettere attentamente per comprenderle fino in fondo): per esempio che la trama economica, sociale e infrastrutturale della Puglia è assai più compatta di quanto non si pensi comunemente.
Forse il problema sta proprio nel “pensiero comune”, troppo spesso condizionato da insulsi stereotipi.
Sta di fatto che nei commenti - da quelli che si ascoltano al bar a quelli, più forbiti, degli opinionisti - di questa parità raggiunta con Bari non s’avverte né traccia, né eco. La tendenza è sempre quella di buttarci giù.
Un preoccupante segno di scarsa autostima, o la conferma della strutturale tendenza a piangerci addosso ed autocommiserarsi?
Commenti