Per salvare Kalena una supplica a Papa Francesco

Teresa Maria Rauzino mi segnala un brano che andrebbe adottato nelle scuole o – fate voi – introdotto nelle antologie di letteratura come magnifico esempio di come si possa scrivere col cuore, mettendo l’anima dentro le parole. Non conosco personalmente l’autore, un peschiciano di 64 anni che si chiama Vincenzo Roncone e che si definisce “un umile pellegrino, in cammino sulla via Francigena”.
Andrebbe aperta una parentesi sul numero sempre maggiore di abitanti della Montagna Sacra, a sua volta tappa fondamentale della Strada Francesca che si stanno mettendo in viaggio percorrendo quell’itinerario che si fa camminando con i piedi ma anche con l’anima. Nelle scorse settimane, gli amici di fb di Gaetano Berthoud hanno potuto leggere e vedere i diversi momenti del suo viaggio a Santiago di Compostela, condividerne le emozioni e la preghiera. E se questo accade nella montagna di San Michele Arcangelo e di San Pio, una ragione dev’esserci…

Anche Vincenzo Roncone è stato a Santiago. Si era rimesso in viaggio in questi giorni per andare a Roma a trovare Papa Francesco: è stato costretto a fermarsi per problemi tecnici e fisici, ma intende riprovarci. Nel frattempo, ha trovato il tempo e il modo di rivolgere al Santo Padre una supplica per sollecitarne l’intervento affinché venga salvata e restituita al culto religioso la Chiesa di Santa Maria di Kalena a Peschici, per la cui salvaguardia da anni Teresa Maria Rauzino e tantissimi garganici stanno conducendo una  battaglia, fino a oggi senza grandi risultati. La chiesa è infatti un bene privato, e nulla può farsi senza preventive intese con i proprietari.
La supplica di Roncone svela il senso profonda di una religiosità popolare radicatissima a Peschici come in tutto il Gargano: “i Peschiciani durante il giorno potevano andare in chiesa e pregare la Santissima Madonna. E dal pozzo del cortile abbeverare asini, muli, cavalli, pecore e capre. La porta era sempre aperta a tutti. Oggi, Santità, tutto questo non è più possibile. Nel 1943 cadde una parte del tetto, il resto è cosa recente. Verso la fine degli anni ’80 del Novecento gli ultimi eredi chiusero il monastero e si stabilirono a Foggia. Va tutto in abbandono. I Peschiciani non possono andare a pregare nella chiesa di Càlena la loro Madonna, come avevano fatto i nostri avi per tanti secoli. Lo so, Santità, si può pregare in altre chiese. Ma quella chiesa noi l’abbiamo dentro. I nostri avi pregavano in quella chiesa, con i lori figli, perché non possiamo più farlo?”

Tutto il brano è un esempio molto suggestivo di scrittura emotiva: c’è un pathos concreto, struggente, non imparato tra i banchi di scuola, ma dettato appunto dal cuore. Per leggere l’intero testo della supplica rivolta da Vincenzo Roncone a Papa Francesco cliccare qui.

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