Il Gadd chiama, il Parlamento Europeo risponde

Tutto puoi dire a proposito dell’Unione Europea, ma non che non si sforzi al massimo per far funzionare gli istituti della democrazia. Detto per inciso, è una virtù che nel nostro Paese - intento a tagliare tutto il possibile - è da tempo in crisi. Una sforbiciata alle Camere, un’altra alle Province, passando per le circoscrizioni... e poco importa se poi a comandare sono sempre meno persone…
Ma torniamo a noi. Anzi all’Unione Europea. Ricordate la bella petizione promossa dagli Amici della Domenica, il gruppo foggiano di facebook che promuove la cittadinanza attivaall’indomani della tragedia di Lampedusa?
Bene, con ogni probabilità sarà discussa dal Parlamento Europeo. L’Ufficio del Segretario Generale del Parlamento Europeo ha infatti risposto a Cesare Rizzi, che aveva inoltrato a Bruxelles le firme raccolte, facendo sapere che la sua petizione è stata iscritta al ruolo generale e quindi inoltrata alla commissione per le petizioni “che si pronuncerà innanzitutto sulla sua ricevibilità, vale a dire sul fatto che la petizione rientra nel campo di attività dell’Unione Europea. Solo in questo caso, infatti, la sua petizione sarà esaminata nel merito.”

Il capo dell’ufficio si premura anche di informare “che la procedura d’esame di una petizione può richiedere un periodo di tempo relativamente lungo, dato il numero di petizioni ricevute.”
È molto probabile che l’iniziativa degli Amici della Domenica non inciderà granché sulle politiche (molto carenti e molto poco solidali) dell’Unione Europea per quanto riguarda gli immigrati: ma è significativo che comunque la bella iniziativa promossa dal gruppo foggiano abbia trovato una ribalta così importante.
Questo il testo della petizione inviata a Bruxelles.
Noi sottoscritti cittadini chiediamo al Parlamento e alle Istituzioni europee, a seguito dell'immane tragedia di Lampedusa e delle altre ricorrenti stragi di migranti, che l'Unione intervenga con energia ed immediatezza.
Chiedono in particolare una strategia congiunta per una politica di severa repressione e contrasto, anche con la collaborazione dei Paesi della sponda Sud del Mediterraneo, delle organizzazioni criminali che sfruttano il bisogno e la disperazione dei migranti, insieme ad azioni di sostegno concreto per l'Italia e gli altri Paesi del confine meridionale d'Europa perché siano posti in condizione, nel rispetto delle strategie di accoglienza e di rifugio stabilite dal Trattato di Dublino e recentemente ribadite dall'Aula di Strasburgo, di esercitare compiti che coniughino nel modo migliore le indispensabili attività di vigilanza, assistenza e soccorso, oltre a quelle di accoglienza per i richiedenti asilo, prevedendo la creazione di appositi "corridoi umanitari".
Si tratta di un'emergenza gravissima di fronte alla quale l'Unione non può e non deve mostrarsi distratta o poco sollecita, atteso che la vigenza del Trattato di Schengen e il sempre più marcato processo di integrazione europea rendono inconcepibile considerare la pressione migratoria una questione interna dei singoli Stati nazionali.

Chiediamo che l'Unione Europea confermi con i fatti di essere degna del premio Nobel per la Pace recentemente ricevuto.

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