Il ritorno della balena bianca
La balena bianca è tornata. Politicamente parlando, sono successe più cose durante i pochi giorni del congresso organizzativo dell’Udcap di San Menaio che non nei tanti mesi che l’hanno preceduto, e nei quali la politica – almeno quella convenzionale – si era distinta per il suo assordante silenzio. Prima la firma dell’intesa tra i cinque sindaci della Pentapoli (per chi non lo sapesse si tratta delle città di Foggia, Manfredonia, Cerignola, San Severo e Lucera), poi l’esternazione del sindaco di Manfredonia, Angelo Riccardi, che di fronte a una platea attenta e politicamente impegnato ha ribadito quanto a più riprese aveva già scritto sulle piazze virtuali e su Lettere Meridiane, criticando aspramente la Regione Puglia e piangendo lacrime amare sull’imminente soppressione della Provincia (ne riferirò più dettagliatamente in un altro post).
Che questa ripresa di iniziativa politica giunga dalla sponda centrista non deve far meraviglia, e lo dice uno che non è mai stato democristiano, né lo sarà mai. Ma Franco Di Giuseppe, che fu delfino di Vincenzo Russo, è l’ultimo esponente di una cultura politica che riusciva a contemperare gli interessi di bottega con quelli del territorio. Con intelligenza, ha approfittato dell’impasse dei due poli – entrambi più o meno chiamati ad una difficile stagione congressuale – per tornare a far politica.
D’altra parte, non era mai accaduto che il congresso organizzativo di un partito propiziasse un atto politico così rilevante, quale il documento sottoscritto dai sindaci di Foggia, Manfredonia, San Severo, Lucera e Cerignola, che potrebbe sancire l’atto ufficiale di nascita del sistema Capitanata. Non è la prima volta che i primi cittadini sottoscrivono patti così apertamente bipartizan (tre due cinque sindaci sono in quota al centrodestra, due al centrosinistra): di nuovo c’è l’obiettivo, che è quello di giungere a una governance integrata della strategia dell'Agenda Urbana nazionale e di Europa 2020.
Il modello delle aree vaste che ha guidato il settennio comunitario che volge ormai alla conclusione ha funzionato così così (in Capitanata erano presenti due aree vaste: una che vedeva capofila Foggia con il Tavoliere e il Gargano, l’altra guidata da Lucera, con i Monti Dauni), e la stessa Unione Europea si è resa conto della necessità di strumenti di governo più sofisticati e flessibili, per esempio più attenti alle diverse reti diffuse sui territori. La Pentapoli potrebbe insomma seriamente candidarsi a svolgere il ruolo di cabina di regia dello sviluppo provinciale: ma bisognerà darsi un metodo.
I sindaci delle cinque città hanno assunto impegni importanti che, se perseguiti con coerenza, potrebbero dar luogo veramente ad un nuovo (ed ormai improcrastinabile) modello di sviluppo della Capitanata. Si tratta, come si legge nel documento, di “ condividere la progettazione del Sistema per l'Innovazione Strategica del Territorio (SIST); di elaborare forme di governance comune riguardanti la progettazione e lo studio della rete dei beni culturali per creare un unico sistema a sostegno del turismo destagionalizzato; di avviare la progettazione per lo sviluppo infrastrutturale e lo studio di forme di gestione della modalità di trasporto ferro-tramviario, integrato con le reti nazionali di trasporto autostradale, ferroviario, aereo e marittimo, la progettazione e lo studio di forme di gestione del ciclo dei rifiuti; la condivisione delle scelte di pianificazione delle reti energetiche e dei parchi eolici e fotovoltaici.”
Perché questo nuovo tentativo possa aver successo è necessario soprattutto affrontare la questione della governance. Non è per niente facile mettere assieme cinque sindaci, con le rispettive giunte e le rispettive tecnostrutture, se non si individuano preventivamente modelli (di consultazione sulle scelte, di motiroaggio sulle iniziative, di rapidità nelle decisioni). Ma se lo spirito sarà quello che si è visto a San Menaio, forse potrebbe essere la volta buona.
Che questa ripresa di iniziativa politica giunga dalla sponda centrista non deve far meraviglia, e lo dice uno che non è mai stato democristiano, né lo sarà mai. Ma Franco Di Giuseppe, che fu delfino di Vincenzo Russo, è l’ultimo esponente di una cultura politica che riusciva a contemperare gli interessi di bottega con quelli del territorio. Con intelligenza, ha approfittato dell’impasse dei due poli – entrambi più o meno chiamati ad una difficile stagione congressuale – per tornare a far politica.
D’altra parte, non era mai accaduto che il congresso organizzativo di un partito propiziasse un atto politico così rilevante, quale il documento sottoscritto dai sindaci di Foggia, Manfredonia, San Severo, Lucera e Cerignola, che potrebbe sancire l’atto ufficiale di nascita del sistema Capitanata. Non è la prima volta che i primi cittadini sottoscrivono patti così apertamente bipartizan (tre due cinque sindaci sono in quota al centrodestra, due al centrosinistra): di nuovo c’è l’obiettivo, che è quello di giungere a una governance integrata della strategia dell'Agenda Urbana nazionale e di Europa 2020.
Il modello delle aree vaste che ha guidato il settennio comunitario che volge ormai alla conclusione ha funzionato così così (in Capitanata erano presenti due aree vaste: una che vedeva capofila Foggia con il Tavoliere e il Gargano, l’altra guidata da Lucera, con i Monti Dauni), e la stessa Unione Europea si è resa conto della necessità di strumenti di governo più sofisticati e flessibili, per esempio più attenti alle diverse reti diffuse sui territori. La Pentapoli potrebbe insomma seriamente candidarsi a svolgere il ruolo di cabina di regia dello sviluppo provinciale: ma bisognerà darsi un metodo.
I sindaci delle cinque città hanno assunto impegni importanti che, se perseguiti con coerenza, potrebbero dar luogo veramente ad un nuovo (ed ormai improcrastinabile) modello di sviluppo della Capitanata. Si tratta, come si legge nel documento, di “ condividere la progettazione del Sistema per l'Innovazione Strategica del Territorio (SIST); di elaborare forme di governance comune riguardanti la progettazione e lo studio della rete dei beni culturali per creare un unico sistema a sostegno del turismo destagionalizzato; di avviare la progettazione per lo sviluppo infrastrutturale e lo studio di forme di gestione della modalità di trasporto ferro-tramviario, integrato con le reti nazionali di trasporto autostradale, ferroviario, aereo e marittimo, la progettazione e lo studio di forme di gestione del ciclo dei rifiuti; la condivisione delle scelte di pianificazione delle reti energetiche e dei parchi eolici e fotovoltaici.”
Perché questo nuovo tentativo possa aver successo è necessario soprattutto affrontare la questione della governance. Non è per niente facile mettere assieme cinque sindaci, con le rispettive giunte e le rispettive tecnostrutture, se non si individuano preventivamente modelli (di consultazione sulle scelte, di motiroaggio sulle iniziative, di rapidità nelle decisioni). Ma se lo spirito sarà quello che si è visto a San Menaio, forse potrebbe essere la volta buona.
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