L'appello-manifesto di Libera: "Foggia, non arrenderti. Reagisci"



In una terra – diciamo la verità – che da qualche anno è piuttosto avara di colpi d’ala e idee di futuro, il manifesto pubblicato da Libera apre un autentico squarcio di luce. È come quando il sole, sul finire d’una tempesta, comincia a far capolino sotto la spessa coltre di nudi, e si profila all’orizzonte un lembo di cielo sereno.
La bufera non è ancora passata, ma sappiamo che il peggio è alle spalle.
Qualche giorno fa, commentando l’arresto di pezzi importanti della mafia foggiana e il quasi contestuale verificarsi di gravi episodi di cronaca, riflettevo sulla metafora del bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto. Libera non ha dubbi: quel bicchiere è mezzo pieno, ed anzi comincia sempre più a colmarsi.
Il Coordinamento Provinciale di “Libera – Associazioni, nomi e numeri contro le mafie” di Foggia trae spunto proprio dagli eventi che ultimamente hanno visto la nostra città finire spesso sulle prime pagine della cronaca per alcune importanti riflessioni. "Sicuramente - si legge nel documento - la notizia più importante è quella che riguarda l'arresto da parte dei Carabinieri di 24 esponenti di spicco della criminalità locale: questa operazione certifica, per chi ancora non se ne fosse reso conto o per chi finge di non vedere, che a Foggia c'è la mafia, e che la società (nel documento la parola è scritta in maiuscolo, e si riferisce evidentemente all'organizzazione criminale, n.d.r.) continua ad inquinare pesantemente l'economia della Capitanata."

Libera non fa sconti. L'analisi è perentoria. Le associazioni aderenti sottolineano con preoccupazione l'assoggettamento dell'economia e del mondo imprenditoriali ai poteri criminali: "Gli affari che legano il mondo criminale con l'imprenditoria e con pezzi delle Istituzioni, unite al tessuto sociale debole e troppo spesso “poco attento”, sono la certificazione di ciò che da anni sosteniamo, ossia che nel nostro territorio esiste una mafia “sociale”, come l'ha definita anche il Procuratore Seccia nel suo ultimo libro, da poche settimane in libreria. Importanti, in questo senso, sono le parole di Elisabetta Pugliese della Direzione Nazionale Antimafia, che spiega come, oltre ad esserci “un vero e proprio assoggettamento dell’imprenditoria alla mafia” dovuto alla pratica delle estorsioni, “c' è un altro aspetto che costituisce normalmente il secondo step nel processo di infiltrazione nelle imprese: le imprese stesse che diventano mafiose, il mafioso che diventa imprenditore”.
Ma è dopo l'analisi che il manifesto di Libera indica la strada di una possibile, necessaria risposta alla mafia che sia altrettanto "sociale": l'elemento cruciale - anche per affiancare la positiva azione di repressione che stanno conducendo la magistratura e le forze dell'ordine - è la costituzione di un'associazione antiracket "fondamentale per unire le forze degli imprenditori onesti, come già diciamo da anni e come abbiamo sottolineato durante la manifestazione in ricordo di Giovanni Panunzio il 6 novembre 2012. Vogliamo inoltre lanciare un appello ai cittadini foggiani, affinché prendano coscienza della situazione della loro città e non cadano nella rassegnazione, terreno ideale per la crescita della criminalità e della cultura omertosa, del silenzio colpevole, di cui sempre più spesso i foggiani sono accusati."
Libera chiama direttamente in causa, nella parte finale del documento, la società civile, intesa come cittadinanza nella sua interezza: "La reazione non può limitarsi alla condanna della violenza che sta colpendo la città: anche quando essa non si manifesta apertamente non bisogna abbassare la guardia contro questo sistema, che fa di Foggia e Provincia una delle terre con maggiori infiltrazioni, anche delle altre mafie. A nostro avviso, anche se il lavoro da fare è tanto, Foggia può reagire e, lo ribadiamo, c'è bisogno dell'aiuto di tutti.  Noi, con le nostre attività e le metodologie che ci caratterizzano, continueremo ad impegnarci durante tutto l'anno e ad affiancare chi ancora crede che una Foggia diversa sia possibile, che la città possa tornare a fiorire e a costruire la legalità."
Quel bicchiere può dunque diventare pieno. Ma c’è bisogno dell’impegno di tutti. Goccia dopo goccia.

Commenti

Franco CUTTANO ha detto…
La solita minestra che leggiamo da anni e da anni peggiora la situazione. Quindi questo sprono ai cittadini di essere "EROI" non paga ed è fallimentare, non solo, ma mette in evidenza ancor di più l' incapacità delle istituzioni nel garantire una libera e tranquilla vita a noi cittadini. Pertanto, la minestra è da cambiare e perseverare è diabolico! Con una Giustizia lentissima ed ingiusta(20 anni di media per una sentenza definitiva. Una sentenza che oltrepassa l'anno è già ingiustizia), con le prescrizioni... e nessuno paga, con il delinquente arrestato che il giorno dopo te lo ritrovi dietro la porta (addirittura anche dei poliziotti), con la mancanza di un reddito sicuro (reddito di cittadinanza che riduce il proselitismo malavitoso), con le bambine tenute schiave a fare tranquillamente le prostitute sulle strade (qui cosa centra l'aiuto cittadino?), NOI cittadini indifesi e soli dovremmo ascoltare i consigli e le sollecitazioni di chi vive in sicurezza che si sposta con le auto blu e sono accompagnati da scorte??? :-( . Per carità nulla contro di loro! Il lavoro che fanno è lodevole e sono anch'essi vittime di questo insicuro "Sistema". Ma proprio perchè conoscendolo dico che ci vuole faccia tosta a chiedere ai cittadini in questa totale insicurezza di fare gli "EROI". Mi piacerebbe leggere appelli fatti da costoro verso i partiti, i legislatori nel sollecitare di velocizzare la Giustizia, a far pagare celermente la giusta pena ai responsabili, a far sentire la città sicura, a far sentire al Popolo che lo STATO è AMICO. In sicurezza, il Popolo ha sempre risposto ed è sempre stato EROE e CONTROLLORE quando sa che lo STATO GIUSTO C'E'!

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