Centrali e parchi eolici hanno bruciato lo sviluppo possibile
Sempre attenti e riflessivi, gli amici di Lettere Meridiane, quando si ragiona di sviluppo, o più precisamente dello sviluppo mancato della nostra terra. È mancata una cabina di regia che orientasse le scelte di futuro verso investimenti strategici: abbiamo subito la crescita, senza esserne protagonisti. La conseguenza è che oggi la provincia di Foggia si trascina in una crisi senza fine, con il doloroso paradosso che mentre la recessione bruciava produzione e posti di lavoro, il territorio veniva letteralmente aggredito dalle aziende produttrici di energia. Che si stanno prendendo tutto, lasciando ben poco in cambio.
Un lettore che si firma soltanto con il nome di battesimo, Luca, ha lasciato un commento che riassume con rara sintesi ed efficacia le ragioni dello sviluppo mancato della Capitanata.
Ecco quanto scrive Luca.
Credo che se si chiedesse a bruciapelo ai politici di Capitanata quale possa essere la via di sviluppo della nostra terra molti di essi avrebbero serie difficoltà a bofonchiare un discorso con soggetto, predicato e complemento. L’impressione che se ne ricava e che si faccia qualcosa tanto per fare, tanto per vedere l’ effetto che fa. Senza serie valutazioni costi/benefici condotte ex ante.
Ci voleva molto a capire che i pannelli fotovoltaici funzionano stando fermi o che le pale eoliche girano da sole? Cosa abbiamo fatto negli ultimi anni? Abbiamo consentito cospicui investimenti nel settore dell’energia. L’ energia è il settore a più alto assorbimento di capitali (che noi non abbiamo) in rapporto al bassissimo assorbimento di manodopera (che noi invece abbiamo in abbondanza).
Le regioni ricche di realtà manifatturiere del Nord Italia (Piemonte, Lombardia, Veneto) producono meno energia di quello che consumano, la Puglia (soprattutto grazie a noi) ha il maggiore surplus energetico tra le regioni di questo Paese.
Sostanzialmente stiamo rinunciando a sfruttare a fini turistici il nostro paesaggio per produrre energia per far funzionare le fabbriche del Nord verso cui i nostri figli emigreranno in cerca di quel lavoro che non siamo in grado di dargli qui. Il cerchio del sottosviluppo è chiuso. O, se si preferisce, “industrializzazione senza sviluppo”. Non resterei stupito se mi dicessero che la maggior parte delle società che hanno parchi eolici qui abbiano sede legale altrove; pagando più tasse ad altre regioni che al nostro territorio.
A quanto ho letto qui e la, nel 2002 i vertici di Ryanair rimasero piacevolmente colpiti non solo dal Gargano (era scontato) ma anche dai Monti Dauni che arrivarono a paragonare alle colline toscane. Fossimo riusciti a far funzionare l’ aeroporto prima, forse avremmo cavalcato questa alternativa e vissuto un decennio più felice. Ma non tutto è perduto. Mi auguro che il Gino Lisa inizi a funzionare, “nuovo piano aeroporti” permettendo.
Mi auguro che si riprenda una prospettiva di autentico sviluppo del territorio basato su turismo, agroalimentare di qualità, logistica. Le pale eoliche non sono eterne, le concessioni prima o poi scadono, e se dovesse diventare evidente una prospettiva (agri)turistica per le nostre aree interne, allora una profonda revisione delle politiche energetiche verrebbe invocata da quegli stessi politici che oggi firmano acriticamente qualsiasi scempio.
La cosa che più mi preoccupa però sono le tante centrali a biomasse di cui si vocifera. Avete presente il riso Scotti, pubblicizzato da Jerry Scotti? Ebbene, in quel di Pavia il “dottor Scotti” è accusato di aver bruciato rifiuti pericolosi assieme agli scarti di lavorazione del riso nella sua centrale a biomasse. L’iter giudiziario è in corso da tempo… Pavia!
Ho il grande timore che le centrali a biomasse nella nostra provincia possano catalizzare l’ interesse della camorra per un loro utilizzo distorto, funzionale a dare maggiore riservatezza allo smaltimento illecito di rifiuti tossici rispetto a quanto avviene a non troppa distanza da noi, nella “terra dei fuochi”. Questo si che significherebbe compromettere in eterno turismo, agricoltura e vivibilità della nostra terra.
Più filosofico, ma non meno interessante, il commento di Ninì Russo, troiano sempre molto attento ai problemi dello sviluppo del territorio: "La riduzione delle emissioni alteranti il clima attraverso lo sviluppo di fonti energetiche rinnovabili, costituisce un impegno internazionale assunto dallo Stato italiano e recepito ormai nell’ordinamento al pari della tutela del paesaggio: per questo il conflitto tutela del paesaggio e tutela dell’ambiente (indirettamente della salute) non può essere risolto in ragione di una preminenza valoriale né in un senso né nell’altro. La manipolazione linguistica, poi, quale quella di paesaggio energetico ci rassegna alla realtà dei fatti. Il predatore ha sempre delle buone ragioni, anche se le ragioni di Don Chisciotte non sono da meno di quelle dei mulini a vento."
Un lettore che si firma soltanto con il nome di battesimo, Luca, ha lasciato un commento che riassume con rara sintesi ed efficacia le ragioni dello sviluppo mancato della Capitanata.
Ecco quanto scrive Luca.
Credo che se si chiedesse a bruciapelo ai politici di Capitanata quale possa essere la via di sviluppo della nostra terra molti di essi avrebbero serie difficoltà a bofonchiare un discorso con soggetto, predicato e complemento. L’impressione che se ne ricava e che si faccia qualcosa tanto per fare, tanto per vedere l’ effetto che fa. Senza serie valutazioni costi/benefici condotte ex ante.
Ci voleva molto a capire che i pannelli fotovoltaici funzionano stando fermi o che le pale eoliche girano da sole? Cosa abbiamo fatto negli ultimi anni? Abbiamo consentito cospicui investimenti nel settore dell’energia. L’ energia è il settore a più alto assorbimento di capitali (che noi non abbiamo) in rapporto al bassissimo assorbimento di manodopera (che noi invece abbiamo in abbondanza).
Le regioni ricche di realtà manifatturiere del Nord Italia (Piemonte, Lombardia, Veneto) producono meno energia di quello che consumano, la Puglia (soprattutto grazie a noi) ha il maggiore surplus energetico tra le regioni di questo Paese.
Sostanzialmente stiamo rinunciando a sfruttare a fini turistici il nostro paesaggio per produrre energia per far funzionare le fabbriche del Nord verso cui i nostri figli emigreranno in cerca di quel lavoro che non siamo in grado di dargli qui. Il cerchio del sottosviluppo è chiuso. O, se si preferisce, “industrializzazione senza sviluppo”. Non resterei stupito se mi dicessero che la maggior parte delle società che hanno parchi eolici qui abbiano sede legale altrove; pagando più tasse ad altre regioni che al nostro territorio.
A quanto ho letto qui e la, nel 2002 i vertici di Ryanair rimasero piacevolmente colpiti non solo dal Gargano (era scontato) ma anche dai Monti Dauni che arrivarono a paragonare alle colline toscane. Fossimo riusciti a far funzionare l’ aeroporto prima, forse avremmo cavalcato questa alternativa e vissuto un decennio più felice. Ma non tutto è perduto. Mi auguro che il Gino Lisa inizi a funzionare, “nuovo piano aeroporti” permettendo.
Mi auguro che si riprenda una prospettiva di autentico sviluppo del territorio basato su turismo, agroalimentare di qualità, logistica. Le pale eoliche non sono eterne, le concessioni prima o poi scadono, e se dovesse diventare evidente una prospettiva (agri)turistica per le nostre aree interne, allora una profonda revisione delle politiche energetiche verrebbe invocata da quegli stessi politici che oggi firmano acriticamente qualsiasi scempio.
La cosa che più mi preoccupa però sono le tante centrali a biomasse di cui si vocifera. Avete presente il riso Scotti, pubblicizzato da Jerry Scotti? Ebbene, in quel di Pavia il “dottor Scotti” è accusato di aver bruciato rifiuti pericolosi assieme agli scarti di lavorazione del riso nella sua centrale a biomasse. L’iter giudiziario è in corso da tempo… Pavia!
Ho il grande timore che le centrali a biomasse nella nostra provincia possano catalizzare l’ interesse della camorra per un loro utilizzo distorto, funzionale a dare maggiore riservatezza allo smaltimento illecito di rifiuti tossici rispetto a quanto avviene a non troppa distanza da noi, nella “terra dei fuochi”. Questo si che significherebbe compromettere in eterno turismo, agricoltura e vivibilità della nostra terra.
Più filosofico, ma non meno interessante, il commento di Ninì Russo, troiano sempre molto attento ai problemi dello sviluppo del territorio: "La riduzione delle emissioni alteranti il clima attraverso lo sviluppo di fonti energetiche rinnovabili, costituisce un impegno internazionale assunto dallo Stato italiano e recepito ormai nell’ordinamento al pari della tutela del paesaggio: per questo il conflitto tutela del paesaggio e tutela dell’ambiente (indirettamente della salute) non può essere risolto in ragione di una preminenza valoriale né in un senso né nell’altro. La manipolazione linguistica, poi, quale quella di paesaggio energetico ci rassegna alla realtà dei fatti. Il predatore ha sempre delle buone ragioni, anche se le ragioni di Don Chisciotte non sono da meno di quelle dei mulini a vento."
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