Ecco come abbiamo svenduto il vento, il sole, il mare: la Capitanata depredata
La banca data del Ministero dell’Ambiente sui progetti
sottoposti a Valutazione d’Impatto Ambientale (VIA) è preziosa, perché disegna
una mappa molto precisa delle direttrici di sviluppo della provincia di Foggia.
I progetti di “grandi opere” che riguardano il territorio di
Capitanata non sono moltissimi, 33 in tutto. Nella banca dati figurano tutti i
progetti presentati, a prescindere dal loro esito: ci sono dunque progetti che
sono già stati esaminati, e la cui valutazione d’impatto ambientale ha avuto
esito positivo o negativo, e ci sono progetti ancora in fase di istruttoria. Ce
n’è abbastanza da declinare un’autentica storia della trasformazione in atto nel
territorio da almeno un decennio.
Il primo dato, interessante, che può essere ricavato
dall’analisi della banca dati, è quello che riguarda gli attori dello sviluppo,
ovvero i soggetti proponenti: soltanto
sette sono i soggetti pubblici, 13 quelli misti, pubblico-privati, 13 quelli
soltanto privati. Dei progetti pubblici o pubblico-privati, soltanto due sono
riconducibili a soggetti locali (il Comune di Manfredonia e il Consorzio di
Bonifica). Gli altri 13 sono del tutto privati (come la Petrolceltic, titolare
dei contestatissimi permessi di ricerca di petrolio nei pressi delle Tremiti):
con quali possibilità di partecipazione o di controllo da parte degli attori
dello sviluppo locale è tutto da vedere.
L’altro dato interessante riguarda i settori d’intervento in
cui si concentrano i progetti: a fare la parte del leone è senza dubbio il
settore energetico. Sono veramente tanti (21) i progetti che riguardano la realizzazione di
impianti per la produzione o la distribuzione di energia. Non c’è di che
stupirsi: la Capitanata è stata al centro, negli ultimi decenni, di un’autentica
invasione di impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili, con
particolare riferimento all’eolico e al fotovoltaico. Siamo diventati ormai la
provincia italiana che produce più energia “pulita” (ma il territorio ha pagato
un dazio assai caro in termini di compromissione del paesaggio, e le ricadute
occupazionali sono state prossime allo zero). Adesso bisogna distribuire l’enorme
quantità di energia elettrica prodotta dalle pale eoliche o dagli impianti
fotovoltaici, sicché alle eliche sospinte dal vento e ai pannelli solari, ormai
entrati a far parte del paesaggio tipico della Capitanata, si sta per
aggiungere un altro elemento distintivo: gli enormi elettrodotti che
attraversano colline e pianure.
Così, Edison è titolare di due concessioni VIA per la Centrale
a ciclo combinato (della potenza termica di circa 380 MW) già da tempo
funzionante a Candela e per la
costruzione dell’Elettrodotto a semplice terna a 380 kV dalla stazione
elettrica di Candela alla stazione elettrica di Foggia. Più o meno la stessa
zona è interessata da due progetti di cui è titolare Enel: la Centrale a ciclo
combinato nei comuni di Candela e Ascoli Satriano ed il relativo elettrodotto a
380 KV a semplice terna da realizzarsi tra la stazione elettrica di Candela -
Ascoli Satriano e la stazione elettrica di Foggia.
Il soggetto titolare del numero più consistente di progetti
(addirittura 5) è il colosso dell’alta tensione Terna Rete Elettrica Nazionale
S.p.A.: gli interventi riguardano tutti la realizzazione di elettrodotti, necessari per adeguare la rete
di distribuzione dell’energia all’aumentata capacità produttiva: Elettrodotto a
380 kV in semplice terna S.E. Benevento II – Foggia, elettrodotto aereo 380 kV
in semplice terna Bisaccia-Deliceto ed opera connessa, Elettrodotto aereo a 380
kV doppia terna "Gissi-Larino-Foggia", elettrodotto aereo 150 kV
doppia terna Stazione Elettrica di Troia - Cabina Primaria Troia - Stazione
Elettrica Troia EOS1 ed opere connesse, Nuovo Elettrodotto 150 kV doppia terna
"Stazione Elettrica di Troia - Stazione Elettrica Roseto/Alberona"
A destare le maggiori preoccupazioni sono stati e sono i
progetti che riguardano la produzione di energia ed in particolare le centrali,
come la Centrale termoelettrica a ciclo combinato di potenza complessiva pari a
400 MWe alimentata a metano, realizzata da Mirant nel comune di San Severo. Si
trattò di un’iniziativa che fece molto discutere, facendo registrare anche la
dura opposizione dell’amministrazione comunale.
E’ rimasta invece ferma al palo, la Centrale termoelettrica
a ciclo combinato a gas naturale della potenza elettrica pari a 400 MWe che la
società Foggia Energia S.r.l., con la partecipazione di Amgas intendeva
realizzare nel comune di Foggia. Il
progetto ha ottenuto la VIA dal ministero, ma non è poi decollato.
Non soltanto l’entroterra, ma anche il mare e la zona
costiera sono interessati dall’attività energetica. Il Ministero ha detto no al
progetto, che fece molto discutere, del Deposito costiero di GPL nel comune di
Manfredonia con le opere funzionalmente connesse: si tratta di una sorta di rigassificatore.
La VIA è stata invece concessa per due progetti che hanno fatto parecchio
discutere, entrambi presentati dalla Trevi Energy S.p.A.: si tratta di due centrali
eoliche off-shore (cioè in mare aperto) nel Golfo di Manfredonia e nello
specchio di mare antistante Chieuti.
E’ invece in attesa della conclusione dell’istruttoria
tecnica un altro progetto di parco eolico off shore: il Parco eolico Marino
Gargano Sud il cui progetto è stato presentato da WPD Parco Eolico Marino Gargano
Sud S.r.l.
I progetti che riguardano la produzione o la distribuzione
dell’energia presenti nella banda dati del Ministero dell’Ambiente sono 21.
Praticamente più della metà dell’intero parco progetti. E tutti, forse con la
sola eccezione del progetto della centrale foggiana, presentati da soggetti d’impresa
esterni (ed estranei) al territorio. Un settore nevralgico per lo sviluppo
della Capitanata, qual è quello dei trasporti e della mobilità e che presenta
immediate cadute nel territorio può contare soltanto su undici progetti, che riguardano
la ferrovia, la grande viabilità, l’aeroporto di Foggia e il porto di
Manfredonia, mentre suscita quasi malinconia leggere tra i diversi progetti
anche alcuni destinati a restare sogni nel cassetto, come la realizzazione
della seconda diga sul Fortore, a Piano dei Limiti. Il finanziamento di questa
opera, che avrebbe potuto dare enorme impulso all’agricoltura, è stato revocato
a seguito dei tagli al piano irriguo nazionale.
Anche dalla lettura ragionata della banca dati del Ministero
dell’Ambiente giunga la conferma che la Capitanata sta imboccando una direzione
di sviluppo tutt’altro che compatibile rispetto alle sue vocazioni e alla sua
identità. Come successe negli anni Sessanta, quando lo Stato decise di
dirottare altrove il metano che era stato rinvenuto in enormi quantità nelle
viscere dei Monti Dauni, la Capitanata patisce un altro esproprio.
Negli anni Sessanta, quello che passò alla storia come lo
scippo del metano propiziò se non altro l’avvio di una fragile stagione
industriale e il decollo turistico del Gargano. L’insediamento delle
partecipazioni statali fu la contropartita offerta al territorio dall’esproprio
del prezioso gas naturale. Oggi diamo via sole, vento, mare, bellezza,
paesaggio, identità, e non abbiamo in cambio niente.
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