Dopo gli arresti, le bombe e le fiamme: il bicchiere è mezzo pieno o mezzo vuoto?

A leggere la cronaca di oggi si ha l'impressione di trovarsi di fronte al classico dilemma del bicchiere mezzo vuoto o mezzo pieno. Da un lato c'è il durissimo colpo inferto dalla DDA alla mafia foggiana, con l'arresto dei capi storici e grandi numeri che parlano da soli: 23 persone in carcere o ai domiciliari, 78 indagati, a conferma di una ramificazione profonda della criminalità. Dall'altro lato ci sono il gravissimo atto intimidatorio nei confronti del capo dell'opposizione di centrodestra al Comune di Foggia e coordinatore provinciale del Pdl, Franco Landella, e l'ennesimo incendio doloso che ha avuto come bersaglio uno dei più noti ristoranti cittadini.
Chi vede in questi fatti di cronaca il bicchiere mezzo pieno dirà che il colpo che i magistrati dell'antimafia pugliese hanno assestato alla criminalità organizzata foggiana è decisivo, e che gli  altri episodi delittuosi vanno ricondotti a gesti isolati più di balordi che non di malavitosi abituali.
Chi invece in quanto è accaduto scorge il bicchiere mezzo vuoto, osserverà che se neanche l'arresto dei capi mafia riesce a frenare il crimine dilagante nel capoluogo dauno, c'è davvero di che disperare: abbiamo toccato il fondo.
Seneca, che oltre che un filosofo era un grande saggio, invitata a non disperare mai senza speranza e a non sperare mai senza disperazione.
Se l'avessero posto davanti al dilemma del bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto, avrebbe semplicemente risposto che il bicchiere è, allo stesso tempo, mezzo pieno e mezzo vuoto.
L'operazione dei magistrati baresi antimafia è importante, storica e per molti versi getta nuova luce nella storia della mafia foggiana, raccontando del salto di qualità che questa ha vissuto negli ultimi anni e tratteggiandola come un'organizzazione con forti relazioni nazionali e pesanti intrecci con il mondo economico ed affaristico. Come a dire che non basta aver posto sotto accusa i capi per ritenere che il problema sia bell'e risolto. 
E che la questione della sicurezza sia del tutto aperta, una ferita nel corpo civile della città che non soltanto non si rimargina, ma che si sta putrefacendo, lo dimostrano gli altri episodi: l'attentato a Landella, l'incendio del Cicolella in Fiera, fatti criminosi che seguono di qualche giorno l'incredibile vicenda del Mercato di Viale Pinto, ripetutamente incendiato, dopo essere stato un paio di anni fa quasi semidistrutto da una bomba.
Non è il caso di disperare, perché gli arresti dimostrano che lo Stato c'è. Ma non è neanche il caso di gioire più di tanto: è ancora maledettamente lunga  la strada per riempire il bicchiere una volta per tutte, e restituire a Foggia condizioni di sicurezza e di vivibilità almeno dignitose.

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