Lo scempio della Tomba della Medusa: uno stupro all'identità
Ci voleva Striscia La Notizia per far assurgere a vergogna
nazionale lo scempio della Tomba della Medusa. Nico Baratta, giornalista free
lance che-se-non-ci-fosse-bisognerebbe-inventarlo, si spende da anni per
denunciare l’incredibile situazione in cui si dibatte il sito archeologico più
rappresentativo dell’antica Arpi. Ha scritto, ha filmato, ha denunciato ed è rimasto
inascoltato. Così come ha fatto due anni fa Teleblu, in un bel servizio di FrancescoFredella, che oltre che dell’Ipogeo arpano, si occupava anche degli altri beni
culturali a rischio in provincia di Foggia: Grotta Paglicci a Rignano
Garganico, l’Abbazia di Kalena a Peschici, il sito di Herdonia ad Ordona.
Che a farci scoprire le nostre vergogne sia Canale 5, è un fatto
che meriterebbe di per se stesso una riflessione: sulla capacità e i limiti che
l’informazione locale incontra quando si tratta di produrre opinione, e sull’incapacità
stessa della pubblica opinione di leggere la realtà che ci circonda, viverla
consapevolmente.
L’importante è che comunque qualcosa si muova. Sul dissesto
dell’Ipogeo si è mobilitata l’Associazione degli ex parlamentari pugliesi, il
cui segretario è Angelo Rossi, scrittore e filosofo, oltre che, in passato, senatore
comunista.
Rossi ha chiesto ed ottenuto un incontro con il Prefetto, nel corso
del quale si cercherà di mettere a punto un programma di iniziative per
sensibilizzare le autorità e scongiurare la totale distruzione dell’ipogeo che
versa in una gravissima distruzione: l’impresa appaltatrice dei lavori di
recupero ha abbandonato il cantiere a se stesso, e adesso la Tomba si trova
alla mercé dei vandali, che hanno già infierito. “Il degrado della Tomba della
Medusa – annota attonito Angelo Rossi – è amaramente emblematico del degrado
della cultura foggiana. L’ipogeo rappresenta uno dei simboli della città, forse
il simbolo più importante della sua identità. Abbandonarlo a se stesso, così
com’è stato fatto, è un fatto gravissimo, inammissibile.”
Bello che si muova l’associazione degli ex parlamentari: ma
forse sarebbe il caso che a mobilitarsi siano anche i parlamentari in carica.
La Tomba della Medusa risale a un periodo databile tra il
III e il II secolo a.C. . I reperti che vi sono stati rinvenuti sono
attualmente esposti al Museo Civico, al piano terra, nella Sala della Gorgone
Bella (la Medusa, secondo la mitologia classica, era una delle tre Gorgoni poste
a guardia dell'Oltretomba pagano).
La tomba è stata ricostruita nelle sue linee essenziali
tramite il recupero di alcuni dei suoi elementi decorativi e funzionali più
importanti: il rilievo con la splendida Medusa sul frontone, due dei quattro
capitelli originari, la porta in pietra, il mosaico pavimentale originariamente
posto nell'ambiente centrale interno, caratterizzato da una volta a botte, così
come in uso in quel periodo in Macedonia.
La direttrice del Museo, Gloria Fazia, così sottolinea nel
sito istituzionale del Comune di Foggia l’importanza dell’ipogeo: “Eccezionale
nelle sue dimensioni reali, con un corridoio d'accesso lungo nove metri, la
Tomba della Medusa, completamente sotterranea, è uno degli esempi più eclatanti
dell'importanza di Arpi e del clima culturale che vi si respirava
nell'ellenismo.”
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