La scomparsa di Oscar Longo, ideologo e stratega della primavera pugliese



Non ho mai capito quale metodologia Oscar Longo adoperasse per costruire le sue previsioni statistiche o politiche. Sta di fatto che ci azzeccava, quasi sempre. Ho un sospetto, però. La capacità divinatoria di Oscar nasceva dalla sua capacità di stare dentro alla vita, di capire persone e cose, di percepirle con rara sensibilità, vivendole profondamente e amandole. Era questa innata virtù che gli permetteva di comprendere da che parte volgesse il vento senza guardare la banderuola.
Longo è stato l’ideologo e lo stratega di diverse campagne elettorali del centrosinistra, nella stagione politica più bella e importante dei progressisti. Con lui ne ho fatte e vissute tre, tutte indimenticabili: con Rocco Antonio d’Amelio, alle politiche del 1994, e con Antonio Pellegrino, alle provinciali del 1994 e del 1998. Una sconfitta e due vittorie. Ma la sconfitta patita dal pubblico ministero protagonista di tante inchieste della tangentopoli foggiana fu il germe di tante vittorie successive, perché spianò la strada ad un modo diverso di intendere la politica e di fare campagne elettorali.

Oscar Longo si occupava dell’organizzazione dei militanti e dei volontari, e non solo. Utilizzando gli efficaci “sensori” di cui ho detto prima, era in grado di guidare la ricerca del consenso, orientandola verso gruppi, associazioni, comunità di insospettabile valenza dal punto di vista elettorale. Fu per questo che Antonio Pellegrino, ribaltò il proverbio e decise che squadra che perde non si cambia. La gioiosa sconfitta patita con D’Amelio nella primavera del 1994, si trasformò soltanto qualche mese dopo, in una straordinaria vittoria che dette il via alla primavera pugliese, ovvero alla lunga marcia che avrebbe portato il centrosinistra a  conquistare i maggiori enti locali, la Regione e in Capitanata tutte le amministrazioni della “pentapoli”.
Tra Oscar Longo ed Antonio Pellegrino nacque un’amicizia profonda, viscerale. Anche se Oscar amava più l’aria densa di nicotina dei comitati elettorali che non le stanze del Palazzo, fu sempre un punto di riferimento per il Presidente nelle scelte programmatiche più significative dell’Amministrazione. A Longo si devono l’intuizione del ruolo nevralgico dell’aeroporto Gino Lisa nello scacchiere dello sviluppo economico provinciale e la costruzione della Fondazione Giordano con l’obiettivo – straordinariamente suggestivo anche se, purtroppo, mai raggiunto – di dare vita ad un’Orchestra sinfonica della Provincia, sul modello delle esperienze sperimentate a Bari e a Lecce.
Personaggio schivo e riservato, non ha mai amato stare alla ribalta. Ricordo l’interminabile scrutinio della elezione bis di Pellegrino, i risultati che  affluivano lentamente, il testa e testa tra il presidente uscente e il candidato del centrodestra, Alberto Cicolella. Quando nel corso dello spoglio sembrò a un certo punto che si dovesse andare al ballottaggio, Longo lasciò la stanza della presidenza per tornare alla sede del comitato: “Abbiamo altre due settimane di campagna elettorale che ci aspettano, mettiamoci al lavoro.” Fu forse la prima volta che  sbagliò previsione: Pellegrino vinse di misura, ma comunque al primo turno.
In un delicato frangente della vicenda amministrativa di Palazzo Dogana, venne chiamato da Pellegrino a far parte della Giunta Provinciale come assessore al bilancio. L’incarico durò pochi mesi, giusto il tempo che i partiti trovassero la quadra degli equilibri in giunta, ma tanto bastò ad Oscar per dare prova di lungimiranza amministrativa e sincero spirito riformistico.
Come s’addice ai veri riformatori, aveva una visione del futuro sempre improntata all’ottimismo. Non l’ho mai visto arrabbiato, anche durante i momenti più critici. Sempre sorridente, sempre disposto ad infondere agli altri coraggio e fiducia.
Ci ha lasciati, e ci mancherà. Sono certo che quel sorriso e quella capacità di vedere il futuro lo hanno accompagnato anche al momento del trapasso. Ciao, Oscar.

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