Assieme alla Provincia muore anche la governance del territorio
Non sono particolarmente entusiasmato dalla polemica sul foggianesimo o foggianite che dir si voglia. È però il caso di osservare che
viviamo in un’epoca in cui, anche se la globalizzazione suggerirebbe la
necessità di far fronte comune, tessere reti e relazioni, la competizione tra i
diversi territori diventa sempre più esasperata, anche all’interno della stessa
Regione e soprattutto in contesti geografici particolari, quali quello
pugliese. Non è un caso che l’antico toponimo sia al plurale, le Puglie, e non
potrebbe essere diversamente data la lunghezza del tacco dello Stivale.
Sono peraltro persuaso che, al di là delle intenzioni degli
amministratori e dei consiglieri che dal 1970 ad oggi si sono avvicendati alla
guida della Regione, l’avvento del regionalismo abbia nuociuto non poco a
quella naturale provincia-regione che
è la Capitanata, e che il colpo di grazia sia stato inferto dal trasferimento
alle Regioni dell’intervento straordinario che una volta faceva capo alla Cassa
per il Mezzogiorno. Basti pensare al cospicuo elenco di opere avviate dalla mai
troppo compianta Cassa, che sono rimaste incomplete.
Detto questo, che si mandi in pensione la Provincia di
Foggia senza che da parte della classe dirigente locale vi sia neanche almeno un
cenno di riflessione sul prezzo da pagare alla soppressione dell’ente intermedio
mi sembra sintomo di una sconcertante caduta di tensione politica e culturale,
tanto più che non stiamo parlando della Provincia di Fermo o di Monza (con
tutto il rispetto per i fermani e i monzesi), ma della provincia più grande d’Italia,
tra quelle che dipendono dalle Regioni a statuto ordinario.
Nella sua storia, l’Ente di Palazzo Dogana è riuscito ad
assolvere egregiamente alla sua funzione intermedia, incarnando bene o male
quella idea di “provincia Regione” di cui si è detto. Basti
pensare alla istituzione della biblioteca provinciale (un’eccellenza
invidiataci da mezza Italia), o alla creazione delle strade costiere del
Gargano che hanno consentito la valorizzazione turistica della Montagna del
Sole o, per venire a tempi più recenti, all’impegno (decisivo) profuso per l’istituzione
dell’Università, del Parco del Gargano, al ruolo nevralgico svolto per il decollo
della stagione della concertazione, con il contratto d’area di Manfredonia e i
patti territoriali.
Sopprimere la Provincia significherà cancellare con un colpo
di spugna non soltanto l’amministrazione di piazza XX settembre, ma anche l’idea
stessa della provincia-regione, la
funzione che rispetto a questa idea Palazzo Dogana è riuscito a svolgere in
questi anni. Il punto è: riuscirà la Regione a riconoscere l’identità della
Capitanata quale provincia-regione,
una identità consacrata dalla carta geografica?
Non è una domanda accademica: dalla risposta dipende, anzi,
buona parte della possibilità di riscatto della Puglia settentrionale. L’interrogativo
è ancora più inquietante se si pone mente allo scacchiere pugliese, alla
diverse identità che in esso si intrecciano, e alle dinamiche di competizione
che si sono innescate negli ultimi decenni. A contendere all’area barese la
leadership regionale è con sempre maggior insistenza il Salento, protagonista
di sofisticate azioni di marketing territoriale che hanno avuto successo
proprio perché facevano leva sull’identità salentina.
Foggia e la sua provincia corrono il rischio di fare la fine
del vaso di coccio in mezzo ai vasi di ferro, anche perché è difficile individuare e valorizzare una
identità dauna. Paradossalmente, il problema della identità della Puglia
Settentrionale sta proprio nel suo essere una provincia-regione, cioè di essere tante cose assieme: il Tavoliere,
il Gargano, il Monti della Daunia.
Pur tra i mille campanilismi e municipalismi che da sempre
costellano le vicende politiche di casa nostra, l’Ente di Palazzo Dogana ha
svolto una preziosa funzione di collante, è riuscito a dare evidenza all’idea
che l’identità dauna sta proprio nella ricchezza, nella diversa, nella
complessità del suo territorio, nel suo essere, in definitiva, una provincia-regione.
Governare un territorio così non è per niente facile.
Il rischio che si corre nell’immediato futuro, è che con la
soppressione della Provincia scompaia anche la governance del territorio che Palazzo Dogana aveva in qualche modo
assicurato. Per questo, adesso non si tratta di litigare con la Regione: ma adoperarsi
affinché Bari intenda che la provincia-regione
Capitanata appartiene alla Puglia, è una risorsa da tutelare e da valorizzare.
Commenti
Per la classe politica del territorio le funzioni ad oggi espletate dalla Provincia di Foggia, come d'incanto, si sono vaporizzate.
Dall'insediamento del Commissario i partiti hanno completamente dimenticato il ruolo statuito dalla Carta Costituzionale, art.49, " di concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale".
Questo obiettivo si persegue informando la cittadinanza sulle iniziative intraprese dagli Organi preposti, ma anche promuovendo iniziative ed avanzando proposte a salvaguardia del territorio.
Questo va fatto a prescindere se si occupa uno scanno.