Pepe si dimette in zona Cesarini. Ecco perché


Il presidente della Provincia, Antonio Pepe, ha rassegnato questa mattina le dimissioni. La lettera è stata immediatamente protocollata e recapitata alla Prefettura, per il rapido avvio della procedura di commissariamento dell'amministrazione. Le dimissioni non sono soltanto un atto tecnico ma hanno anche  una sostanza politica.
Tutto ruota attorno alla delicata stagione che si sta per aprire per l'amministrazione di Palazzo Dogana, che dovrà venire per forza di cose commissariata, per effetto della riforma delle Province. Quanto a lungo non si sa, ed il testo del Presidente Pepe potrebbe essere messo in relazione proprio con il desiderio di assicurare un minimo di continuità "politica" all'amministrazione, fino a quando non sarà chiaro il destino delle Province.
Ma vediamo di capirci di più. L'amministrazione scade il prossimo due maggio. Tecnicamente, non ci sono neanche i venti giorni che la legge riconosce a sindaci e presidenti provincia dimissionari per eventuali ripensamenti. Accadrà così che il presidente seppure dimissionario resterà in ogni caso in carica, fino alla fine del suo mandato.

Però le dimissioni aprono un'altra, intrigante prospettiva. C'è un ordine del giorno votato dal vecchio Parlamento contemporaneamente all'approvazione della riforma delle province (che si è poi parzialmente arenata) che raccomandava al Ministero dell'Interno di evitare laddove possibile la nomina di commissari prefettizi, e di affidare il periodo di gestione straordinaria ai presidenti uscenti.
Sembra che, interpellato a suo tempo su questa prospettiva dalla Prefettura di Foggia, Antonio Pepe abbia detto di non essere disponibile. La rinuncia alla carica di presidente, prima della conclusione della consiliatura, potrebbero quindi aprire questa possibilità per il vicepresidente, Maria Elvira Consiglio.
Il fatto che le dimissioni siano state immediatamente formalizzate e contestualmente comunicate al Prefetto suggerisce anche che Pepe abbia voluto dare un colpo d'acceleratore all'iter che condurrà alla designazione del commissario, che potrebbe avere luogo già dalle prossime ore (fermo restando che, in ogni caso, gli attuali organi resteranno in carica fino al 2 maggio prossimo). La nomina viene proposta dal Ministero (su indicazione delle prefettura territorialmente competente) e controfirmata dal Presidente della Repubblica. Può darsi che la fretta sia stata determinata anche dalla volontà di evitare ingorghi istituzionali, in modo che il decreto venga firmato dal ministro e dal presidente Napolitano, prima della elezione del nuovo inquilino del Quirinale.
Anche se l'interessato ha continuato a definire le dimissioni un atto che ha valenza esclusivamente tecnica, la mossa di Pepe ha colto tutti di sorpresa, tanto i colleghi di maggioranza, quanto l'opposizione. La prima reazione è giunta dal consigliere provinciale di Cerignola, Rino Pezzano, che su facebook ha annunciato che chiederà al gruppo consiliare democratico di dimettersi in massa: "Pepe si è dimesso a 15 giorni dalla scadenza naturale del suo mandato per favorire la nomina a commissario di un componente della sua giunta. Ha dimostrato poco rispetto nei confronti delle istituzioni. Chiederò al mio partito di dare un segnale forte. Domani dobbiamo dimetterci in massa. Si chiude in maniera ingloriosa un esperienza amministrativa mai cominciata."
Non ci sono reazioni ufficiali da parte del Pdl e degli altri gruppi di maggioranza, ma a giudicare dai visi tirati dei consiglieri che hanno sostenuto Pepe le sua dimissioni non hanno provocato salti di gioia, tanto più che il presidente ha spiazzato tutti.
Nelle prossime ore si saprà di più. Se è fondata la tesi che a firmare i decreto di nomina del commissario (che dovrebbe essere comunque affiancato da due subcommissari) sarà il presidente Napolitano, la soluzione del giallo potrebbe essere questione di giorni.

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