Monta la nostalgia per Renzi, e Riccardi diventa rottamatore
Monta nel Partito Democratico la nostalgia verso quel che
avrebbe potuto essere, ma non è stato. Il riferimento è al possibile risultato
della coalizione di centrosinistra qualora a guidarla fosse stata Matteo Renzi,
anziché Pierluigi Bersani, la cui vittoria di Pirro, con il passare delle ore,
assume sempre più i contorni di una sconfitta. I commentatori sono concordi: con il giovane rottamatore forse le cose sarebbero andare diversamente.
A manifestare nostalgia non è soltanto chi, come Giampiero
Protano, renziano della prima ora e dalla prima ora, ha messo il cuore e l’anima
nelle primarie che videro la sconfitta del sindaco di Firenze e l’effimera
vittoria di Bersani. Adesso si strappa le vesti anche chi stava dall’altra
parte, come il sindaco di Manfredonia, Angelo Riccardi, che affida al suo
profilo facebook la sua rabbia e la sua amarezza, chiedendo senza mezzi termini
le dimissioni del segretario del Pd e dell’intero gruppo dirigente.
L’iniziativa
di Riccardi è clamorosa, perché il primo cittadino sipontino è (o forse sarebbe
il caso di dire è stato) un esponente di spicco di quel gruppo di Manfredonia
che ha fatto il brutto e il cattivo tempo nella recente storia del
centrosinistra in Capitanata, nella Quercia prima e negli ultimi anni nel Pd.
Riccardi ha condiviso la sua militanza politica con Michele Bordo – già segretario
provinciale dei Democratici di Sinistra e adesso deputato – e con Paolo Campo –
ex sindaco di Manfredonia e attuale segretario provinciale del Pd. Forse il
sodalizio si è rotto.
La coraggiosa esternazione di Angelo Riccardi, che sembra
più rottamatore dello stesso Matteo Renzi – risulterà forse indigesta ai
vertici provinciali democratici, ma guadagna il plauso della base: nel giro di
poche ore, il suo post guadagna ben 250 “mi piace”, ed è un record.
“Dopo il voto – scrive il sindaco - , gli elettori sono
degni di rispetto qualunque voto esprimano. Bersani si deve dimettere, con lui
tutti gli uomini di apparato e di gomma del PD, non possiamo pagare noi le
scelte fatte dai soliti, in altre sedi. L'unica responsabilità che sento, è non
aver colto fino in fondo il messaggio di rinnovamento di Matteo Renzi, questa è
una dura lezione per me, per il resto non ho da rimproverarmi nulla. Adesso
nessun pasticcio, dimissioni del Presidente della Repubblica per evitare
ingorgo istituzionale, elezione del nuovo presidente, riforma della legge
elettorale, e ritorno alle urne. Nella speranza che gli speculatori finanziari
internazionali, nel frattempo, non si mangiano l'Italia. Scusate, è quello che
penso, e in questo momento voglio avere il coraggio di poterlo esprimere.” Non manca certo di coraggio, Angelo Riccardi: speriamo che chi ha orecchie per intendere finalmente intenda.
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