Un pozzo di petrolio alle Tremiti? No. Una bufala, ecco la verità
Un pozzo di petrolio alle Isole Tremiti, e neanche in mare,
ma nel cuore di San Domino, e per giunta attivo dalle bellezza di 50 anni?? La notizia rimbalzata oggi da diversi siti e diverse agenzie è una bufala, almeno in parte. Il tam tam mediatico tra origine da una intervista comparsa oggi su
La Stampa.It.
Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia, ha citato il
pozzo fantasma come esempio della cosiddetta sindrome del nimby (dall’americano
not in my backyard, “non nel mio cortile”). Tabarelli è tra quelli che sono
decisamente schierati a favore dell’incremento della produzione petrolifera
nazionale, e la sua opinione va naturalmente rispettata.
Ma occorrerebbe fosse suffragata da dati concreti. E che le fonti venissero verificate. Ecco cosa
dice il presidente di Nomisma a proposito del fantomatico pozzo tremitese: “In
un secolo e mezzo in Italia sono stati perforati 7 mila pozzi, di cui 800
ancora attivi. Persino alle isole Tremiti, dove ci sono resistenze a
trivellare, c’è già un pozzo, attivo dal 1962 senza danni per l’ambiente. La
produzione italiana potrebbe facilmente raddoppiare, proprio come prevede la
Strategia energetica nazionale, semplicemente perforando dove già si sa che il
petrolio c’è. Invece è tutto bloccato”.
Sta di fatto che il pozzo evocato, o forse sognato, da
Tabarelli non è mai esistito, e basta una semplice consultazione al sito (molto
dettagliato) della Direzione generale per le risorse minerarie ed energetiche del Ministero per lo Sviluppo Economico, per rendersi conto di come sono andate realmente le cose.
Effettivamente, nel 1962, la Montedison chiese ed ottenne un
permesso per scavare un pozzo. Non a
mare, ma nella terraferma dell’arcipelago, come si vede dalla mappa Google,
estratta dal sito. Il pozzo denominato Tremiti 001 aveva però uno scopo
puramente esplorativo. Le operazioni furono attuate dalla Montecatini e guidate dal geologo Casnedi. Le trivelle cominciarono a
scavare il 23 aprile del 1962 e restarono in opera fino al 7 settembre dello
stesso anno, raggiungendo una profondità di 535,70 metri. Fino a 481 metri, le
trivelle perforarono strati di argilla, calcare dolomitico e dolomie. Si
continuò a scavare per altri cinquanta metri, in profondità, ma non si verificò
– come si legge nel resoconto del geologo – “nessun ritorno in superficie”. Cioè dell'oro nero non si trovò traccia alcuna. Quindi il pozzo venne dichiarato “sterile”. E, come si apprende sempre dal sito
del Ministero, il relativo permesso di ricerca venne fatto scadere. Abbiamo
consultato i diversi altri data base presenti nel sito: allo stato, esistono
diverse concessioni relative alla coltivazione di pozzi in in Puglia, ma
nessuna che si riferisca alle Tremiti.
C’è veramente da pensare che “l’entusiasmo petrolifero” del
presidente Tabarelli lo abbia condotto a prendere fischi per fiaschi..
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http://amaraterra.blogspot.it/2011/09/le-ispezioni-petrolifere-degli-anni-60.html