Leo Di Gioia va con Monti e (forse) riscrive gli equilibri politici provinciali


La campagna elettorale regala il primo, vero colpo di scena. L'arcipelago centrista della provincia di Foggia si arricchisce di una new entry importante, forse destinata a riscrivere radicalmente le prospettive e gli equilibri dell'intero quadro politico provinciale. 
Leo Di Gioia, consigliere regionale eletto nel Pdl, lascia il partito azzurro ed approda alla Lista Monti, guadagnando una posizione di tutto rispetto nella griglia di partenza dei candidati. Sarà il terzo, ed è un gradino di assoluto rilievo, visto che lo precedono solo l'imprenditore Salvatore Matarrese, capolista (imprenditore, è il referente pugliese di Luca di Montezemolo) e Gaetano Piepoli, docente universitario che ha appena detto addio al Pd. Un terzo posto che sta tra quelli utili alla elezione, ma che comunque vadano le cose alle urne, testimonia che l'ex assessore provinciale, una volta braccio destro di Antonio Pepe, è stato accolto a braccia aperte dalla nuova formazione politica di Mario Monti.

Di Gioia ha motivato la sua scelta con la volontà di svincolarsi dal duopolio Pd-Pdl "che ha limitato la crescita dell'Italia, trascinandola in una situazione di grande difficoltà". La scelta era nell'aria, visti i fraterni rapporti di amicizia che hanno sempre legato Di Gioia all'europarlamentare Mario Mauro, tra i primi a lasciare il Pdl e ad aderire al nuovo partito, all'annuncio della "salita in politica" del professore. Ed è una scelta destinata ad avere ripercussioni sul quadro politico provinciale ben al di là dell'esito delle elezioni politiche di febbraio.
Alle elezioni regionali del 2010, Di Gioia conquistò 8.000 voti di preferenza battendo grossi calibri del Pdl, come Franco Landella, attuale segretario provinciale, e superando a Foggia Lucio Tarquinio, possibile candidato Pdl al Senato. Tantissimi voti che si trasferiscono nell'area di centro e che potrebbero riscrivere molti degli equilibri politici prossimi venturi, a cominciare da quelli per le Regionali, che dovrebbero svolgersi tra giugno ed ottobre, viste le quasi certe dimissioni di Vendola.
Capo dell'opposizione durante la Giunta Ciliberti al Comune di Foggia, Di Gioia sconfisse alle elezioni provinciali in un collegio del capoluogo dauno, proprio l'allora sindaco di centrosinistra. Venne chiamato da Antonio Pepe in giunta, con l'incarico di assessore alle finanze, e a Palazzo Dogana firmò gli interventi più significativi del primo scorcio della legislatura. È stato determinante nella messa a punto della progettualità di Capitanata 2020, il pacchetto di interventi comunitari che resta purtroppo ancora al palo. Effettivamente il bipolarismo gli è sempre andato stretto: Di Gioia privilegia il fare le cose (e farle con metodo) rispetto all'ideologia, ed in questo senso rappresenta una mosca bianca dell'universo politico provinciale. 
Veniva considerato il braccio destro e l'erede politico del Presidente della Provincia: i rapporti tra i due si sono però successivamente raffreddati. Mentre Pepe annuncia il suo ritiro dall'agone politico, Di Gioia imbocca una strada diversa. 
Veramente, è cominciata una stagione nuova della politica.

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