Foggia torna pulita, ma gli incivili restano
Dopo la drammatica emergenza delle feste natalizie, la città sta tornando alla normalità per quanto riguarda la raccolta dei rifiuti. Senza che sia stato ancora perfezionato il subentro dell'Amiu di Bari che riceverà le consegne a partire dal primo febbraio prossimo. È bastata la gestione "emergenziale" delle aziende di Cerignola e Manfredonia per invertire la rotta. Si sta tornando ad una normalità "antica" aggiungeremmo, alla quale i foggiani erano ormai disabituati da anni, dai tempi belli dell'Amica.
Per strada sono ricomparsi gli spazzini. A frotte, addirittura.
I mezzi che si occupano dello svuotamento dei cassonetti sono ancora scortati dalle auto dei Vigili Urbani, per timore di rappresaglie. Ma assieme ai tutori dell'ordine ci sono anche i netturbini che provvedono a pulire la strada ed i marciapiedi adiacenti ai cassonetti dalle buste eventualmente depositate all'esterno e da altra sporcizia. Risultato: la città è finalmente pulita. O più precisamente, potrebbe essere finalmente pulita, se la "disabitudine alla normalità" non incentivasse l'inciviltà di numerosi concittadini che non si sono accorti che l'emergenza è alle spalle, e continuano imperterriti a buttare i sacchetti dell'immondizia dove capita.
Emblematiche le fotografie che accompagnano questo articolo. Sono state scattate in via Rovelli, a Rione Biccari, ma spettacoli del genere si ripetono un po' in tutta la città. I cassonetti (che vengono ormai svuotati con frequenza quotidiana) sono pieni soltanto parzialmente. Però a terra sono stati abbandonati lo stesso un sacchetto voluminoso e diversi altri rifiuti.
È vero che i cassonetti sono privi dei pedali che una volta consentivano di sollevare automaticamente le ante, senza dover usare le mani, per cui l'operazione di depositare i rifiuti all'interno dei contenitori risulta piuttosto scomoda. Ma non è una buona ragione per buttarli a terra.
Viene fatto di dare ragione all'assessore comunale all'ambiente, Pasquale Russo, che qualche giorno fa ha sollecitato un maggior senso civico nella cittadinanza. Il lento ritorno alla normalità di un tempo dimostra che dietro i fallimento dell'Amica non c'è il destino cinico e baro, ma la progressiva perdita di qualità del servizio: una spirale perversa che gli ultimi cda non sono stati in grado di correggere. Se ci si fosse preoccupati di tenere all'interno degli standard il rapporto tra operatori preposti al servizio sulla strada, controllori e struttura tecnocratica forse non si sarebbe finito nel precipizio. Ma alla crisi dell'Amica hanno contribuito anche i cittadini, costringendo l'azienda a distogliere risorse per impegnarle ordinariamente in compiti straordinari, come la pulizia delle discariche di inerti ed altri materiali spuntate come funghi alla periferia della città.
Una città si mantiene pulita con la collaborazione di tutti.
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