Foggia può osare la santità: Padre Antonio Silvestri


Dipendesse da loro, gli Amici della Domenica padre Antonio Silvestri l'avrebbero già fatto santo, tant'è che l'hanno eretto a "patrono" del gruppo che da due anni anima le domeniche foggiane, proponendo momenti di impegno civico e di condivisione dei problemi delle periferie cittadine.
In realtà non sarà così facile far riprendere il processo di beatificazione del sacerdote foggiano. Chi ci sta provando, tenacemente, da alcuni anni, è il comitato promosso dalla Confraternita di Sant'Eligio, dove sorgono la chiesa e l'oratorio in cui visse ed operò don Antonio.
Coordinato da Roberto Papa, il comitato ha fatto suo l'appello che qualche anno fa l'allora arcivescovo di Foggia, mons. D'Ambrosio rivolse alla Chiesa locale ed al popolo foggiano, indicando in padre Antonio un modello di vita santa da imitare e su cui edificarsi. Grazie a Papa, a don Faustino Parisi e a Savino Russo, rispettivamente consulente religioso ed agiografo del comitato, da qualche tempo Foggia sta tornando a far propria la grande eredità spirituale del sacerdote oratoriano.

La sua vita fu un capolavoro di carità e di dedizione alla causa dei poveri, che nella Foggia degli anni a cavallo tra il '700 e l'800 costituivano la maggioranza della popolazione. Fu un innovatore, e costruì diverse opere assistenziali, tra cui il primo ospedale cittadino, in via Arpi (in molti sostengono che si tratti del primo nucleo degli Ospedali Riuniti). Vicino alla chiesa di Sant'Eligio fece erigere il Conservatorio del Buonconsiglio dove accoglieva le giovani donne in difficoltà, cercando di sottrarle alla strada e all'esercizio del mestiere più antico del mondo.
Amatissimo in vita, dopo la morte veniva invocato dai foggiani e stando alle carte raccolte del postulatore, Bellizzi, numerosi furono i miracoli. La causa di canonizzazione venne più o meno avviata nel 1898, quasi cinquant'anni dopo la morte di Padre Antonio. ma si bloccò quasi subito a causa della prematura scomparsa del postulatore.
Riprendere il processo non sarà un'impresa facile, tenuto conto anche del fatto che parte della carte raccolte da Bellizzi sono andate probabilmente smarrite.
Ma si può e si deve tentare. "Non si tratta tanto - come ha detto don Tonino Intiso, intervenendo alla serata conclusiva del triduo promosso dal Comitato in occasione del 240simo anniversario della nascita di Silvestri - di un'operazione di recupero storico o culturale della figura di padre Antonio, quanto di un'azione di condivisione e di coinvolgimento della chiesa locale e di tutta la città, all'insegna di quella solidarietà di cui Foggia si è mostrata tante volte capace."
È questa l'idea che sta alla base del libro che il sacerdote foggiano ha appena dato alle stampa (La nostra vita:la storia di Dio) e dell'e-book collegato (Osare lasolidarietà). In sintesi, Foggia è stata assai spesso nella sua storia (in cui va letta e ritrovata, per questo, la storia di Dio) protagonista di grandi momenti di solidarietà: è successo in occasione delle prime iniziative di accoglienza degli albanesi e degli extracomunitari, con la Giornata Mondiale della Lebbra, con la realizzazione della Radioterapia. Quel circolo virtuoso dovrebbe essere ripetuto adesso, con padre Silvestri.
Questa volta è forse un po' più difficile: "Si tratta di osare la santità", secondo don Tonino Intiso - ricordare padre Antonio Silvestri ritessendo la trama di carità e di amore fraterno che egli elaborò in vita." Ad indicare il metodo, la strada, è paradossalmente proprio padre Silvestri: fu un sacerdote oratoriano, cioè appartenente alla congregazione fondata da San Filippo Neri, che ha a Foggia e provincia una tradizione antica e radicata. Fu fondatore del primo oratorio cittadino (si può vederne ancora oggi la targa, a Sant'Eligio). Si tratta di "osare la santità" riprendendo e rilanciando lo spirito dell'oratorio.
Nel bell'incontro che ha concluso il triduo, sono intervenuti anche gli Amici della Domenica, attraverso il loro portavoce, Salvatore Onorati, che è anche presidente dell'ordine provinciale dei medici. Onorati ha sottolineato la modernità dell'opera di Silvestri: "costruire a Foggia un ospedale in quei tempi significava declinare una visione nuova dell'uomo e della medicina, che non curava più soltanto i singoli, ma in qualche modo l'intera comunità".
Onorati ha quindi spiegato perché il gruppo ha voluto individuarlo quale suo "patrono": "Viviamo in un'epoca in cui non ci sono più eroi, salvo quelli finti che ci vengono propinati dalla televisione. È bello individuare quale eroe, quale modello da imitare, in una città che ha perso la fiducia, il senso dell'appartenenza, la speranza, un apostolo della carità come padre Antonio."
Dei rapporti profondi, da ricostruire tra Silvestri e la città ha parlato anche Francesco Andretta, presidente della Fondazione Banca del Monte, autorevole sponsor del comitato: "La mancanza di memoria è una delle miserie più grandi di una città che durante la sua storia ha più volte sperimentato eventi drammatici, ha sempre saputo rialzare la testa, ma pagando un prezzo assai caro in termini di memoria. A Foggia mancano i racconti dei nonni. La Fondazione Banca del Monte ha tra i suoi fini più significativi il recupero della memoria. E poi Foggia non ha un suo santo: non erano foggiani i santi patroni, come Guglielmo e Pellegrino, Abdon e Sennen, non erano foggiane sante donne che pure hanno svolto qui la loro missione, come Maria Celeste Crostarosa e Genoveffa da Troia. Sarebbe bello avere un santo che nella sua vita parlava soltanto il dialetto foggiano, e comunque ciò che è veramente importante è che padre Silvestri diventi un modello in cui riconoscersi, da trasmettere alle giovani generazioni."
Pippo Cavaliere, presidente della Fondazione Buona Samaritano ha sottolineato come padre Antonio costituisca l'incarnazione più evidente dello spirito della fondazione (a suo tempo, proprio don Tonino Intiso propose di intitolare la fondazione a padre Antonio Silvestri, ma non se ne fece nulla, e questo conferma che un'azione di sensibilizzazione andrebbe intrapresa proprio nella chiesa locale, n.d.r.). "Foggia è una città che sa esprimere solidarietà - ha aggiunto Cavaliere - , ma se da un lato aumenta la solidarietà, dall'altro aumenta l'egoismo. Quando si sta bene è facile fare qualcosa per il prossimo. Ma quando la crisi si fa dura come sta accadendo in questi anni aumenta la tentazione di curare solo i propri interessi."
Cavaliere ha sottolineato l'inaudita gravità del momento economico e sociale che Foggia sta vivendo: "Eppure c'è tantissima gente ridotta alla povertà, che soffre in silenzio per non far soffrire i propri figli. Dovremmo abituarci all'idea che la vita è una competizione in cui non si vince se si arriva primi, ma se si arriva tutti insieme."
Questo arrivare tutti insieme al traguardo, privilegiando quelli che non riescono a correre, quelli il cui cammino viene inceppato dalle difficoltà della vita, fu una delle idee portanti della esistenza terrena di padre Antonio Silvestri.
Ricordarlo, amarlo, imitarlo non è soltanto pagare un debito di memoria verso un grande concittadino, ma creare le premesse per una Foggia migliore. Più fraterna. Più santa.

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