Il cartello di un buontempone: l'ironia contro lo scempio della Genesi di Deredia


Non si può certamente dire che manchi l’ironia, ai foggiani. Ed è l’ironia l’antidoto, l’estrema ratio, la ciambella di salvataggio alla quale ricorrere in questa città che annaspa, che s’abbrutisce. Deve averla pensata così, l’ignoto cittadino che ha reagito con significativa ironia, allo scempio compiuto ai danni de La Genesi di Jorge Jimenez Deredia, la statua posta davanti alla nuova sede della Provincia, in via Telesforo, che simboleggiava per espresso volere dell’ex presidente della Provincia Antonio Pellegrino l’idea e la speranza di un rinascimento per il capoluogo dauno.
Stamattina, davanti alla statua, orrendamente verniciata in rosso da Andrè, più ignorante che vandalo, per dichiarare il suo amore a Giusy, è comparso un cartello vergato da una mano anonima, il cui autore si rivolge direttamente alla ragazza di André: “Giusy ripensaci… una vita intera con questo imbecille.”
Chissà se Giusy ci ripenserà: ma nella speranza che il suo livello culturale sia un po’ più elevato di quello del suo amico, sarebbe il caso che se non altro infliggesse una sonora lavata di capo ad Andé e lo iscrivesse ad un corso obbligatorio di storia dell’arte.

Scherzi a parte, va positivamente sottolineata la reazione di sdegno della città. A dare lo notizia dello scempio è stata Lettere Meridiane: in poche ore l’articolo è balzato (come si può vedere nella colonna sulla destra) al top della classifica dei più letti. Immediata la mobilitazione sul social network. C’è stato chi come Salvatore Onorati ha proposto di reintitolare il gruppo scultoreo dell’artista costaricano “Il monumento al cretino.”
Tra i gruppi in cui la discussione è stata più attiva c’è sicuramente quello degli Amici della Domenica, che si pone ormai in città come un punto di riferimento per quanto riguarda la diffusione della cultura del senso civico, della legalità, del rispetto delle regole. Il post è stato ripreso dal quotidiano telematico nazionale di Libero, Affari Italiani (http://affaritaliani.libero.it/puglia/foggia-sfregiata-genesi-di-deredia.html).
Interessanti anche i commenti all’articolo. Agostino ricorda quanto l’opera di Deredia sia importante per la storia artistica della città: “Una delle poche sculture contemporanee di pregio artistico presenti a Foggia, commissionata dalla lungimirante amministrazione Pellegrino. Al presidente Antonio Pellegrino deve essere riconosciuta la capacità di essere stato per Foggia e per l'intera provincia un "motore" propulsore di attività culturali (teatri, musei, pinacoteca, biblioteca, orchestra, fondazione, etc..) e la scultura sfregiata da quest'atto vandalico non è solo l'ennesimo schiaffo alla Città ma soprattutto un'offesa al progetto culturale del prof. Pellegrino. Chissà cosa sarebbe oggi Foggia se anziché Ciliberti avessimo avuto come sindaco il prof. Antonio Pellegrino! Lui, checché ne dicano altri, è stato "l'uomo del fare" e del fare "bene" senza tralasciare il "bello": la Sala del Tribunale e il nuovo Palazzo della Provincia ne sono un tangibile testimonianza!”.
C’è da aggiungere che la Genesi – viste le quotazioni di Deredia (molto cresciute dopo che l’artista ha esposto a Roma e la sua statua dedicata a San Marcelino Champagnat è stata installata a piazza San Pietro, cioè dopo dell’acquisto dell’opera da parte della provincia) – è anche l’opera d’arte pubblica di maggior valore economico.
Massimo Mazza, intellettuale e giornalista, riflette invece sul significato più profondo dello scempio e sul ruolo che l’informazione e la comunicazione dovrebbero avere nel consolidare il senso civico: “Continuano le mortificazioni in questa città che non ha più alcun punto riferimento culturale, sociale e direi anche antropologico. E' all'interno delle famiglie che dovrebbero essere messi i primi tasselli di una società civile, quella educazione civica che dovrebbe continuare nelle scuole, i cui insegnanti sono impediti oramai nei ruoli che loro competono, probabilmente per la mancanza di collaborazione scuola-famiglia e/o per un profilo professionale sminuito e mortificato in tutti i sensi; ne parlo con elementi alla mano, dal momento che vivo le angosce e l'impotenza di mia moglie professoressa in un Istituto superiore. Che dire controlliamo a vista questi ragazzi? Perseguitiamoli? Certamente no, verrei meno al mio ruolo di sociologo e di operatore culturale, ma una stretta ci vuole. Come giornalisti abbiamo fatto tanto in questa città che dal dopoguerra in poi aveva fatto passi da giganti, ma temo che ancora fiumi di inchiostro e di parole occorrano per addrizzare un bastimento che è ormai alla deriva.”
Cesare Rizzi, tra i più attivi nel far circolare la notizia, avanza una proposta operativa. E sensata. “Le battaglie – scrive - si vinceranno solo quando ognuno percepirà la forza che gli proviene dal sentire propria ogni piccola pietra della città. Ma, per sentire questa forza occorre che quella scultura rimanga dove fu pensato che ci fosse... e soprattutto, occorre che immediatamente sia ripulita e riportata all'originaria bellezza.”

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