Bersani stravince. Ma Renzi c'è, anche in Capitanata.
Che dovesse essere Bersani il vincitore del ballottaggio
sembrava abbastanza scontato, soprattutto dopo l’accordo concluso tra il
segretario del Pd e Nichi Vendola. Il risultato della chiamata alle urne del
popola del centrosinistra in provincia di Foggia è in questo senso del tutto
coerente con la griglia di partenza, anche se per soppesare al meglio un voto
di ballottaggio è necessario guardare non soltanto alla percentuali, ma anche
alle cifre assolute.
Ciò premesso, il successo di Bersani in provincia di Foggia
è ampio, ed incontestabile (qui i risultati, comune per comune). Il segretario chiude al 74,7%, con 19.079 voti; lo
sfidante, Matteo Renzi al 25,3%, con 6.476. Domenica scorsa i voti erano stati 16.362
per Bersani (53,1%) e 6.036 per Renzi (19,6%). Il calo dei votanti è stato
parecchio significativo: al primo turno a recarsi ai seggi erano stati in
31.005, domenica scorsa 25.692. In soldoni, vuol dire che la maggior parte di
quanti hanno sostenuto Vendola (che aveva conquistato 7.746 voti, pari al
25,1%) ha preferito non andare a votare, il resto ha sostenuto in larghissima
prevalenza Bersani. Va detto che la candidatura del segretario del Pd era
appoggiata anche dai socialisti, che soprattutto a Foggia si sono massicciamente
impegnati.
Nella città capoluogo, i risultati definitivi del ballottaggio vedono vincitore Bersani con 3103 voti (72,5%). Renzi: ne ha conquistati
1178 (27,5%). Ma il risultato più importante che riguarda il capoluogo è quello
relativo ai votanti: 4295, ovvero più di Manfredonia (4.139) che da molti anni
deteneva il primato di cittadina con il maggior numero di elettori alle
primarie. Alla performance della città capoluogo potrebbe aver contribuito
proprio l’impegno del Psi.
Il pesante distacco inflitto da Bersani a Vendola induce una
volta di più a chiedersi perché i rappresentanti del segretario e del Pd
abbiano bocciato la richiesta di poter votare presentata da 800 elettori di
centrosinistra, attraverso una interpretazione alquanto capziosa del
regolamento, come abbiamo pubblicato ieri.
Commentando il risultato del primo turno, ci siamo posti la
domanda se le primarie influenzeranno o meno gli equilibri interni del Partito
Democratico. Non c’è dubbio che le sole facce veramente nuove che si sono viste
in campagna elettorale siano quelle dei sostenitori di Renzi che ha trovato
pochissime sponde negli apparati di partito. Visti sotto questo aspetto, i
6.036 voti ottenuti al primo turno e i 6.476 sono più che un buon inizio, per
cercare di conquistarsi una presenza e un ruolo in seno al partito di maggioranza
relativa del centrosinistra. Molto, se non tutto, dipenderà da quanto deciderà
di fare adesso il sindaco di Firenze. Se sceglierà di continuare la battaglia
per la rottamazione, portandola in seno al partito, o se deciderà, persa questa
sfida, di starsene alla finestra.
La platea geografica dei sostenitori di Renzi è interessante
in quanto marcano presenze molto significative proprio in quelle che venivano
una volta definite roccaforti rosse. Il centro dove Renzi ha ottenuto più voti
è Manfredonia (1.401, 34,2%) che è la riconosciuta capitale del centrosinistra
di Capitanata; dal punto di vista percentuale, invece, i risultati più
significativi vengono da Peschici (58,5%), il solo comune in cui abbia vinto Zapponeta
(48,1%), e buoni risultati giungono da centri come Apricena, San Marco in
Lamis, San Giovanni Rotondo, Monte Sant’Angelo. Abbastanza per dare cuore e
gambe ad un progetto che guardi al territorio provinciale.
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