Il futuro della Capitanata nelle mani delle imprese
Cominciamo il nostro viaggio nel pianeta della qualità della
vita nelle città italiane disegnato dal quotidiano economico finanziario Italia
Oggi. Un pianeta che, come abbiamo già sottolineato nel post precedente sull'argomento, vede la provincia di
Foggia in una posizione della classifica decisamente migliore di quella cui è
stata collocata dall’omologa indagine del Sole 24 Ore. Ultima nella graduatoria
compilata dal Sole, la Capitanata sta ben 12 gradini più in su (al 91° posto)
in quella del quotidiano giallo.
La ragione sta nella differente serie di indicatori
utilizzati nelle due indagini: quella di Italia Oggi è certamente più
dettagliata ed approfondita ed offre quindi uno strumento più utile per capire a
fondo i problemi e le prospettive della nostra terra. Una ragione in più per
esaminarla da vicino. La prima “dimensione d’analisi” si riferisce ad “Affari e
lavoro”. La provincia di Foggia è collocata al 90° posto (uno in più dunque,
rispetto alla classifica generale) con 215, 27 punti, fatto mille il punteggio
attribuito alla provincia prima classificata in questa categoria, che è
Bolzano. Con riferimento all’universo Puglia, la provincia di Foggia è giusto a
centro classifica per quanto riguarda questa dimensione, spiccatamente
economica. Al primo posto della graduatoria regionale (e all’80° di quella
nazionale), c’è Bari, con 290, 26 punti, immediatamente seguita da Taranto, con
236,92 punti (80° posto). Dopo Foggia seguono Brindisi (due gradini più in
basso nella classifica generale). Lecce chiude buon ultima con soli 113,03 ed
al 100° posto della generale. Per questa dimensione d’analisi, tutte le
province pugliesi – ed è un dato allarmante – sono collocate nel quarto ed
ultimo gruppo delle province, che denota indicatori insufficienti di qualità
della vita. Raffrontando i dati 2011 con quelli 2010, salgono quattro su cinque
province: Taranto guadagna cinque posizioni, Bari due, Foggia e Lecce una,
resta identica la posizione attribuita invece a Brindisi.
La dimensione è scomposta in sei indicatori. Il tasso di
occupazione vede Foggia al 90° posto (due in più rispetto all’altra edizione
dell’indagine) con un tasso di
disoccupazione del 13,30 per cento. In Puglia al primo posto (81° nazionale,
stessa posizione dell’anno scorso) figura Bari, con un tasso di disoccupati
dell’11,7%, seguita da Taranto, che classificandosi all’85° posto perde ben 12
posizioni, e denota una percentuale di disoccupati del 12,50. Quindi Foggia, ci
cui si è già detto, seguita da Brindisi (14,7%, 94° posto della classifica
nazionale, due gradini più su rispetto allo scorso anno) e Lecce (17,7%, 101°
posto, una posizione perduta rispetto all’ scorso anno).
Particolarmente indicativo dello stato di sofferenza di
un’economia locale è l’importo medio dei protesti per abitante, che vede
primeggiare Bolzano, con 9,35. Questo indicatore vede la provincia di Foggia
all’ultimo posto della graduatoria regionale, però all’80° di quella nazionale,
davanti perfino a Milano. Cpn un importo medio di protesti pro capite di 73,26
(euro), la Capitanata perde però ben 12 posizioni rispetto all’anno precedente,
a testimonianza di uno stato dell’economia perlomeno in fibrillazione. La
graduatoria regionale si apre con Taranto, seguita a ridosso da Lecce e
Brindisi (le tre province occupano con 57,07, 58,05 e 59,05
rispettivamente il 64°, il 65° e
il 67° posto della classifica nazionale. Con un importo medio di 60,74 Bari si
classifica invece al 70° posto, recuperando 11 posizioni rispetto all’anno precedente. Taranto ne
recupera 13, Lecce 6, Brindisi ne perde invece 4. Ma la performance della
provincia di Foggia, per quanto riguarda questo particolare indicatore, è
quanto mai critica e deve preoccupare soprattutto il fatto che la nostra terra,
perda colpi, annaspi, sembri camminare con il passo del gambero.
Ed altrettanto negativa è quella palesata da un altro
indicatore direttamente connesso allo stato di saluto dell’economia: il numeri
di clienti corporate banking sul totale delle imprese. Questo indicatore è
rivelatore da un lato della salute delle imprese, e dall’altro del loro tasso
di capacità di innovazione finanziaria, in quanto l’accesso ai servizi di
corporate banking può essere ritenuto come un attendibile indice del dinamismo
finanziario del mondo imprenditoriale. E non vanno le cose per quanto riguarda
la Capitanata, che la graduatoria di Italia Oggi relega agli ultimi posti della
graduatoria nazionale (97°, due posizioni in meno rispetto all’altro anno con
soli 1,76 clienti sul numero totale delle imprese, dove la provincia prima classificata,
Trieste, ne ha 5,93. Anche in questo caso, la provincia di Foggia è fanalino di
coda rispetto alle sue consorelle pugliesi, che detengono indicatori e
posizioni di classifica di gran lunga migliori: al primo posto c’è ancora una
volta Taranto (52° posto, 2,58), seguita da Bari al 64° (2,35), da Lecce al 68°
(2,22) e da Brindisi al 71° (2,12). La sola provincia a registrare un
arretramento rispetto all’anno precedente, così come Foggia è Lecce (-4),
mentre tutte le altre province pugliesi fanno registrare un trend positivo
scalando posizioni: +8 Taranto, +10 Bari, +12 Brindisi.
L’aumento dei protesti, così come la difficoltà di accesso a
servizi finanziari innovativi denotano, per la provincia di Foggia, una
situazione che potremmo definire di obsolescenza imprenditoriale su cui si deve
attentamente riflettere (la statistica serve evidentemente proprio a questo: a
comprendere le criticità e a porre in essere le strategie per risolverle). I
due ultimi indicatori della dimensione d’analisi che riguarda gli Affari ed il
lavoro si riferiscono infatti direttamente al mondo dell’impresa: alla
percentuale delle imprese registrate sugli abitanti e alla mortalità delle
imprese. Entrambi gli indicatori vedono la provincia di Foggia in una
situazione positiva, il che significa che non è lo spirito imprenditoriale che
manca alla Capitanata, ma piuttosto la cultura d’impresa, la capacità
dell’impresa a produrre e ad utilizzare l’innovazione.
Foggia primeggia nella graduatoria regionale che si
riferisce alla percentuale d’imprese registrate: siamo al 31° posto nazionale
con 10.927 imprese, e nove posizioni in più rispetto all’anno precedente. La
classifica regionale è quanto mai sgranata: la seconda provincia pugliese è
Bari (67° posto, 9.6332 imprese, stessa posizione dell’anno precedente, seguono
Brindisi, Lecce e Taranto, rispettivamente al 75°, 86° e 97° posto, con 9.368, 8.897 e 8.238 imprese.
La stessa positività affiora per quanto riguarda la
mortalità delle imprese che merita alla provincia di Foggia la posizione di
classifica più elevata in questa seria di indicatori: siamo all’8° posto della
graduatoria nazionale, con una percentuale di 5,98 imprese cessate, e ben 6
posizioni in più rispetto all’anno precedente. Nonostante questa performance
d’eccellenza, il primato regionale spetta, per quanto riguarda questo
indicatore, a Taranto con 5,9 imprese cancellate su 100 iscritte e il 6° posto
della classifica nazionale con un balzo in avanti di ben 86 posizioni. E’
questo anche l’indicatore che presenta per quanto riguarda la Puglia la
situazione più disomogenea: la terza provincia è Brindisi che si classifica al
31° posto (6,83, ma anche in questo caso un significativo miglioramento con 52
posizioni scalate), mentre Bari e Lecce si collocano in posizioni di pesante
retroguardia concludendo rispettivamente al 92° e al 93° posto, con 8,28 e 8,44
imprese cancellate. Bari perde dieci posizioni, Lecce ne guadagna invece 9.
La disomogeneità dei dati mette in evidenza una situazione a
macchia di leopardo, sulla quale occorrerebbero riflessioni più approfondite
rispetto alle polemiche che hanno accompagnato la presentazione dei risultati
sulla qualità della vita. La imprese rappresentano un patrimonio su cui
investire, soprattutto se sapranno crescere ed attrezzarsi meglio rispetto alla
sfide dell’innovazione e della competitività.
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