Ci hanno avvelenato pure l’aria. Biossido d’azoto, polveri sottili, Foggia peggio di Milano
Una volta si diceva che la provincia di Foggia poteva anche
essere povera, dal punto di vista del reddito, ma almeno aveva l’aria pura e
non conosceva l’inquinamento. Adesso abbiamo perduto anche questa prerogativa.
Il nostro viaggio nei dati della indagine sulla qualità
della vita pubblicati da Italia Oggi approda oggi alla dimensione ambiente, che
risulta tra le più critiche per la provincia di Foggia, che non ripete in
questo settore le performance non brillanti ma neppure drammatiche fatte
segnare sia nella classifica generale (91° posto, e penultimo in Puglia) sia e
soprattutto in quella degli Affari e Lavoro, in cui ci siamo classificati al
90° posto, ed al terzo pugliese.
Vanno invece male le cose per quanto riguarda l’ambiente, ed
è questo un dato che deve far attentamente riflettere perché in una provincia
come la nostra, che affida le sue chanches di sviluppo per buona parte al
turismo, una cattiva qualità ambientale non è soltanto un critico indicatore
per quanto riguarda la qualità della vita, ma anche un pessimo segnale per le
prospettive di sviluppo economico.
Nella classifica generale della dimensione Ambiente del quotidiano economico finanziario siamo al
93° posto (lo stesso dell’anno precedente) con 292 punti, dove il punteggio
massimo (mille) è toccato alla provincia meglio classificata che è Trento. Il
che tradotto in soldoni significa che la qualità ambientale della provincia di
Foggia è pressappoco un terzo di quella di Trento (e la metà di quella di Bari, come vedremo):
non c’è proprio di che rallegrarsi.
La Capitanata è anche fanalino di coda della classifica regionale, per quanto
riguarda l’ambiente. La prima provincia è Bari, che si situa al 43° posto della
classifica nazionale (con un balzo in avanti di 11 posizioni rispetto all’anno
precedente) con 610 punti. Segue Lecce al 63° posto con 508,5 punti (-4 gradini
rispetto al 2010). Bari si piazza nel secondo gruppo delle province, che denota
una qualità ambientale discreta, Lecce nel terzo (qualità scarsa), così come
Brindisi, che finisce all’83° posto della classifica nazionale, con 383 punti e
-3 posizioni sul 2010. Nel quarto gruppo, che denota una insufficiente qualità
ambientale, finiscono invece Foggia e Taranto, ma il capoluogo ionico si
classifica davanti a quello dauno, all’88° posto (-4 gradini e 325 punti). La sola
provincia che progredisce è insomma quella del capoluogo regionale. I dati
associati a questa dimensione devono far attentamente riflettere, anche perché
sono quelli che più direttamente chiamano in causa la politica e le istituzioni
locali chiamate ad esercitare importanti funzioni in materia di tutela e
valorizzazione ambientale. Che nella provincia pugliese che ospita il Parco
Nazionale del Gargano e la più elevata concentrazione di aree protette della
regione vi sia una qualità ambientale così bassa dovrebbe far squillare un sonoro campanello d’allarme.
La dimensione Ambiente è associata, nella indagine di Italia
Oggi, ad una folta serie di indicatori, quasi tutti estratti dalle banche dati
di Legambiente. Vediamoli, uno per uno.
Per quanto riguarda la concentrazione di biossido d’azoto
(una gas che si sprigiona per l’effetto combinato del traffico e del calore
provocato dal sole) siamo terzultimi, al 93° posto, con una concentrazione di 192,77
µg/m3 cifra quanto mai preoccupante, perché il livello di rischio fissato dalla
legge (e da non poter superare più di 18 giorni in un anno) è di 250 µg/m3. La
provincia di Foggia fa peggio di Milano e di Torino (rispettivamente all’88° ed
al 90° posto), ed assolutamente peggio delle consorella pugliesi: Brindisi è al
7° posto, con una concentrazione di soli 21,25 µg/m3. Seguono Lecce, al 10° (24
µg/m3), Bari al 27° (31,80 µg/m3) e Taranto, al 41° (35,5 µg/m3). E’ una situazione
grave, gravissima. Autorevoli fonti scientifiche descrivono il
Biossido d’azoto, che presenta una tossicità decisamente superiore al
monossido, come “un gas fortemente reattivo, ritenuto tra gli inquinanti
atmosferici più pericolosi in quanto irritante per propria natura. Esplica
questa azione a livello delle mucose delle vie respiratorie, sia a livello
nasale che bronchiale ed è inoltre precursore, in presenza di forte
irraggiamento solare, di una serie di reazioni secondarie che determinano la
formazione di tutta quella serie di sostanze inquinanti note con il termine di
“smog fotochimico”.
E vanno anche peggio le cose per quanto riguarda la
concentrazione di PM 10, le micidiali polveri sottili che, facendoci anche in questo caso aiutare dalla scienza, hanno
una nocività superiore perfino al biossido d’azoto. Il 10 sta a indicare il
diametro, espresso in micron, delle polveri. Sono le più sottili e di
conseguenza le più pericolose per la salute “rappresentano – sostengono gli
esperti - la frazione respirabile delle polveri e conseguentemente quella
più pericolosa per la salute dell’uomo, in quanto possono determinare
l’immissione all’interno del nostro organismo, fino a livello degli alveoli
polmonari, di tutte le sostanze da esse veicolate.”
Il livello di guardia è abbondantemente superato. Le norme
di legge fissano infatti il valore limite per la protezione della salute umana,
a 50 µg/ m3, da non superarsi più di 35 volte in un anno. Quando
Legambiente ha effettuato le sue misurazioni è risultato in provincia di Foggia
una concentrazione di polveri sottili pari a 53,25 µg/ m3 quindi superiori a
livello di guardia. Foggia è all’ultimo posto della classifica nazionale (il
95°, in quanto il gradino più basso è condiviso da un gruppo di nove province).
E per giunta perdiamo quattro posizioni rispetto al 2010.
Ma come mai si è arrivati a questa situazione? La nuda
statistica si limita a denunciare gli effetti, ed assai poco può dire circa le
cause. Occorrerebbero indagini più approfondite. Quel che però ci preme
sottolineare è il diffuso disinteresse con cui questi dati sono stati accolti
dall’opinione pubblica. Si è fatto un gran parlare delle indagini sulla qualità
della vita del Sole 24 Ore e dell’associazione Meglio Foggia, i cui dati sono
stati al centro di polemiche anche accese. Ma un silenzio tombale sembra essere
precipitato sui dati sicuramente più inquietanti. Una qualità dell’aria così
bassa non riguarda soltanto la vivibilità, ma la salute, e meriterebbe ben altra
considerazione.
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