Legge per la tutela della musica popolare, occasione importante per la Capitanata


L’appuntamento in programma a Carpino, sabato 7 gennaio prossimo, potrebbe rappresentare un punto di svolta per la cultura in provincia di Foggia, e per diverse ragioni. La prima è che offre l’opportunità di star dentro ad un movimento di grande spessore, facendolo diventare più autenticamente pugliese. La seconda è che può aiutare quanto operano nella cultura di Capitanata a superare il gap che sovente ci vede indietro le altre province pugliesi in termini di organizzazione, di metodo, di sistema.
Ma cosa accadrà nella patria della tarantella garganica? L’appuntamento consiste nella presentazione e nella discussione della proposta di legge regionale sulla tutela e valorizzazione della musica pugliese di tradizione, presentata dal consigliere Sergio Blasi. La manifestazione si terrà, alle ore 11, presso il centro culturale intitolato al grande cantore carpinese, Andrea Sacco.
Interverranno, assieme a una serie di operatori impegnati nel movimento musicale pugliese: lo stesso Sergio Blasi, Sergio Torsello, direttore artistico del Festival La Notte della Taranta e Vincenzo Santoro, operatore culturale, materiale estensore della proposta di legge.
L’incontro di Carpino coincide con la terza tappa del tour che i promotori della iniziativa hanno organizzato per discuterla con il mondo pugliese della musica e della cultura. I primi due incontri si sono svolti a Bari e a Lecce, e la scelta di Carpino come sede della tappa dauna assume un valore simbolico.

La piccola cittadina garganica può essere infatti considerata, grazie ai Cantori di Carpino, il primo posto pugliese in cui la musica di tradizione si sia imposta alla ribalta nazionale. Accadde nell’ormai lontano 1976, quando Eugenio Bennato, dopo la sua lunga e fortunata militanza nella Nuova Compagnia Popolare, pubblicò il suo primo album da solista (o più precisamente con il suo nuovo gruppo Musicanova), Garofano d’ammore, ricco di canzoni e melodie attinte dal repertorio dei Cantori di Carpino e della tarantella garganica.
Da allora tanta acqua è passata sotto i ponti, e se è vero che Carpino è sede di uno dei più importanti festival pugliesi di musica folk, è vero anche che, almeno dal punto di vista dell’attrattività e della capacità di suscitare indotto, il Gargano è stato superato nel corso degli anni dal Salento. L’exploit della musica popolare pugliese si è caratterizzato soprattutto per l’autentico boom conosciuto dalla taranta.
Una volta tanto, però, le province pugliesi non fanno a gomitate tra di loro, e i promotori della iniziativa sono sinceramente intenzionati da creare sul territorio una rete virtuosa, nel segno di quello straordinario patrimonio della cultura immateriale pugliese rappresentato dalla musica popolare.
La sfida è importante, perché uno dei problemi più rilevanti della Puglia sta proprio nella difficoltà a trovare e condividere una forte e consapevole identità regionale, e non potrebbe essere diversamente, in una regione il cui antico toponimo non a caso è declinato al plurale: Puglie, quasi a certificarne l’estrema diversità delle lingue, delle culture, delle usanze.
La Regione sta affrontando questa sfida  proprio sul versante della cultura. Ha cominciato alcuni anni fa, con l’istituzione dell’Apulia Film Commission, la fondazione regionale che si occupare di attrarre produzioni cinematografiche sul territorio pugliese, e che sta riuscendo nell’obiettivo di diffondere e consolidare l’immagine della Puglia “una”, al singolare, e non più Puglie. Ci prova adesso attraverso la musica, che come rileva giustamente Vincenzo Santoro, è diventata un elemento distintivo del "brand Puglia" (e, vale la pena di aggiungere, anche dell’identità Puglia).
Ritrovare la propria identità danzando al ritmo della carpinese o della taranta, è un’operazione culturale di importanza cruciale, ma anche una interessante prospettiva di sviluppo:  “il movimento musicale pugliese legato alla musica di tradizione – ricorda ancora Santoro  -  ha avuto impatti notevoli in termini di occasioni lavorative e più in generale in termini di sviluppo. Dalla realizzazione di concerti e festival alla consulenza alle pubbliche amministrazioni locali, dalla ricerca sul campo alla produzione di libri, video, dischi fino all'insegnamento nelle scuole o nei luoghi di formazioni non formale, amatori, musicisti, danzatori, costruttori di strumenti e semplici appassionati di musica popolare sono divenuti veri e propri operatori culturali.”
Il bello è che è un movimento che parte dal basso, così come questa legge regionale disegnata da Santoro e proposta da Blasi, proprio alla vigilia del decollo di quel “distretto della creatività” di cui il governo regionale pugliese ha avviato qualche giorno fa la costituzione. Per questo l’appuntamento di Carpino è importante, anche e soprattutto, dal punto di vista della Capitanata, che resta spesso attardata quando viene chiamata a ragionare di cultura in modo sistematico, e a utilizzare le ormai non poche opportunità di finanziamento che giungono sia da parte della Regione, sia da parte dell’Unione Europea, particolare attenta, così come l’Unesco, ai fenomeni della cultura immateriale.
Ma c’è anche un’altra ragione per cui la Capitanata ed il Gargano devono essere particolarmente interessate, devono sentirsi parte del movimento che si va sviluppando, della rete che si va attrezzando attorno alla musica di tradizione. Nel suo bel blog (http://www.vincenzosantoro.it/dblog/), Santoro sottolinea l’importanza del “cambio di paradigma del turismo pugliese, avvenuto negli ultimi anni, che ha visto l’esplosione dei flussi di visitatori interessati non più solo al mare ma anche al patrimonio culturale diffuso”, che “non sarebbe stato possibile in tali dimensioni senza la spinta “reticolare” di questo movimento, che attraverso le centinaia di concerti, i corsi di ballo, gli eventi culturali che si svolgono in continuazione in tantissimi centri grandi e piccoli d’Italia e d’Europa, svolge un efficacissimo, capillare, instancabile e gratuito lavoro di promozione e marketing territoriale.”
In un momento in cui la competitività del turismo garganico è scossa da criticità come la mancanza dell’aeroporto e l’inadeguatezza delle strade, occorre qualificare maggiormente l’offerta, adeguandola al brand Puglia, rendendola più coerente al cambio di paradigma sottolineato da Santoro.
Partecipare con consapevolezza alla terza tappa del tour e sostenere con forza e consapevolezza la proposta di legge per la valorizzazione  della musica pugliese di tradizione è una grande occasione per coniugare al meglio il binomio cultura-turismo, di cui si parla sempre, ma che assai raramente viene tradotto in realtà.

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