In scena a Lucera il dramma di Anacleto Lupo su Aldo Moro


“Vorrei capire, con i miei piccoli occhi mortali, come ci si vedrà dopo.  Se ci fosse luce, sarebbe bellissimo." Con queste parole, si conclude l’ultima lettera scritta dal carcere brigatista, da Aldo Moro a sua moglie. Dal buio della prigione, Moro intravede la speranza della luce.
Il pathos straordinario di quella lettera accompagna tutte le sequenze del dramma “Aldo Moro: politica e martirio” di Anacleto Lupo, andato in scena in anteprima nazionale al Teatro Garibaldi di Lucera. Un omaggio che in occasione della Settimana della Cultura e del trentennale del rapimento e dell’uccisione di Moro, la Provincia di Foggia e l‘Agenzia per la Cultura hanno voluto rendere sia alla memoria del grande statista, sia allo scrittore e giornalista Lupo, che da anni vive nella cittadina sveva, dopo essere stato per decenni a capo della redazione foggiana della Gazzetta del Mezzogiorno.
Nella sua opera, Anacleto Lupo offre una insolita ma affascinante lettura del calvario di Aldo Moro: nessun martire muore invano, quando il suo olocausto addita ai posteri la strada della speranza, e della fede. Gli ultimi 55 giorni di Moro sono raccontati da Lupo attraverso la lente della fede, che è anche il tratto essenziale delle sue più recenti opere letterarie, poetiche e teatrali.
In questo senso,il dramma si discosta sensibilmente dalle interpretazioni che teatro, cinema e letteratura hanno dato delle vicende che hanno portato alla morte di Moro. Le polemiche ed il mistero cedono il posto ad un racconto scandito da una dimensione più intima: Moro come uomo dalla fede profonda, che nella fede cerca, fino all’ultimo istante della sua vita, una difficile spiegazione, e che nel buio alla fine, scorge la luce.
Il dramma, apprezzato e calorosamente applaudito dal pubblico (presenti tra gli altri l’ex segretario generale del Quirinale, Gaetano Gifuni, e il sindaco di Lucera, Vincenzo Morlacco) è stato messo in scena nell’adattamento e per la regia di Sergio De Sandro Salvati, interpreti gli attori della Compagnia La Medusa di Foggia (Gino Caiafa, nella parte di Moro, Rosa D’Onofrio e Vincenzo Cripezzi). Il pubblico ha particolarmente apprezzato l’approccio multimediale: la lettura scenica è stata accompagnata da inserti sonori e musicali, mentre sul fondale nero scorrevano le immagini dei servizi televisivi e degli articoli dell’epoca. Le canzoni, musicate da Michele Dell’Anno su testi di Lupo, sono state eseguite dallo stesso Dell’Anno (che si accompagnava con la fisarmonica) e da Giustina Ruggiero (vocalist), Marta Dell’Anno (viola), Rosario Nido (percussioni e tammorra), Nunzio Ferro (chitarra), Andrea Resce (contrabbasso).

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