Zappo la terra e me ne vanto
Esporre uno striscione in cui si rimarca il fatto di essere abitanti del capoluogo regionale, così come hanno fatto ieri al San Nicola i tifosi biancorossi appare francamente riduttivo, di dubbio gusto e forse anche un tantino provinciale.
Hanno forse dimenticatoi i nostri cugini corregionali, che “se Parigi avesse il mare sarebbe una piccola Bari”? Avrebbe senso uno striscione in cui i tifosi romani fanno presente a quelli del Frosinone che sono loro quelli del capoluogo?
L'essere capoluogo, così come l'essere capitale, è questione di carisma e non solo di geografia.
Lo striscione esibito nella curva biancorossa denota una caduta di stile, che tuttavia è particolarmente rivelatrice del modo di pensare dei baresi verso i loro corregionali pugliesi.
Il problema è che questo modo di intendersi cittadini del capoluogo regionale piuttosto che pugliesi, non riguarda soltanto l'universo pallonaro ma un po' tutta la sfera pubblica.
Col risultato che la Puglia soffre più di altre regioni italiani di fermenti scissionistici. Il derby tra i diversi territori non è un evento soltanto sportivo: è un fenomeno quotidiano.
Non sarà anche per siffatti atteggiamenti, che le Puglie ancora non riescono a diventare la Puglia, e i pugliesi non riescono a sentirsi cittadini del medesimo territorio?
Per carità di patria, tralascio di commentare la bomba carta di matrice foggiana che ha provocato il ferimento di uno steward così come la scritta che invitava i foggiani a zappare la terra, vergata da mano ignota e fatta cancellare dall’assessore comunale Petruzzelli, poco prima del derby.
L'esplosione dell'ordigno dà ragione a quanti hanno contingentato i biglietti per i tifosi ospiti, privando i satanelli del sostegno di almeno altri 5.000 tifosi.
Per quanto riguarda l'altra bravata, sfottere chi zappa la terra significa irridere a un pezzo tutt'altro che secondario delle radici e della identità di tutta la Puglia.
Non è stato un bel derby né sul campo ne sugli spalti.
Lo sport - quello vero - avrebbe meritato di più.
Hanno forse dimenticatoi i nostri cugini corregionali, che “se Parigi avesse il mare sarebbe una piccola Bari”? Avrebbe senso uno striscione in cui i tifosi romani fanno presente a quelli del Frosinone che sono loro quelli del capoluogo?
L'essere capoluogo, così come l'essere capitale, è questione di carisma e non solo di geografia.
Lo striscione esibito nella curva biancorossa denota una caduta di stile, che tuttavia è particolarmente rivelatrice del modo di pensare dei baresi verso i loro corregionali pugliesi.
Il problema è che questo modo di intendersi cittadini del capoluogo regionale piuttosto che pugliesi, non riguarda soltanto l'universo pallonaro ma un po' tutta la sfera pubblica.
Col risultato che la Puglia soffre più di altre regioni italiani di fermenti scissionistici. Il derby tra i diversi territori non è un evento soltanto sportivo: è un fenomeno quotidiano.
Non sarà anche per siffatti atteggiamenti, che le Puglie ancora non riescono a diventare la Puglia, e i pugliesi non riescono a sentirsi cittadini del medesimo territorio?
Per carità di patria, tralascio di commentare la bomba carta di matrice foggiana che ha provocato il ferimento di uno steward così come la scritta che invitava i foggiani a zappare la terra, vergata da mano ignota e fatta cancellare dall’assessore comunale Petruzzelli, poco prima del derby.
L'esplosione dell'ordigno dà ragione a quanti hanno contingentato i biglietti per i tifosi ospiti, privando i satanelli del sostegno di almeno altri 5.000 tifosi.
Per quanto riguarda l'altra bravata, sfottere chi zappa la terra significa irridere a un pezzo tutt'altro che secondario delle radici e della identità di tutta la Puglia.
Non è stato un bel derby né sul campo ne sugli spalti.
Lo sport - quello vero - avrebbe meritato di più.
Commenti
E' la conferma a quello che penso da anni: la cultura Ultras ha sconfinato, invadendo anche altri territori - come quello degli intellettuali - col risultato di dover leggere considerazioni spiazzanti come quelle dell'amico e collega Inserra.
Cordialmente (Maurizio De Tullio)
credo che accostare il termine "cultura" al fenomeno Ultras sia fuorviante. Se davvero esitesse avrebbe modo di manifestarsi in altri modi e non attraverso la mano del cretino di turno. Peraltro, non dimentichiamo che la correttezza dei tifosi rossoneri è stata finora esemplare, anche in occasione di grandi esodi.
Se non si è legati al proprio territorio in maniera profonda non si riesce a percepire "l'umore" che lo pervade. Un sentimento, un senso comune, una riflessione su ciò che si vede, si tocca con la propria esperienza quotidiana e che segna la coscienza.
Bari è il capoluogo di regione, lo sappiamo, ce lo ricordiamo molto spesso (purtroppo) e riprendendo il buon Troisi, diciamo pure che lo abbiamo sentito dire talmente tante volte, nei modi e nei fatti, che ce lo scriveremo sull'agenda per non dimenticarlo.
Chi, invece, ha scritto la nostra costituzione non pensava che le regioni sarebbero state un nuovo modello di accentramento ma, al contrario, di decentramento (da Roma). In Puglia succede che tale decentramento sia stato abilmente usato a pretesto per un accentramento a più piccola scala. Nessuna meraviglia, la cosa funzionava così già in passato ma poteva essere in qualche modo attenuata (ironia della sorte) proprio a Roma.
Se non si percepisce "l'umore" non si capiscono i sentimenti di forte insoddisfazione e le inevitabili spinte centrifughe, in Capitanata come in Salento.
I tifosi del Bari ci hanno ricordato "l'umore" di quelle terre: qui da noi, si comanda e si decide. E tutto il resto è noia.
Cordialmente
G. Petrarulo
A prima vista parrebbe una offesa oltraggiosa, ma anche una irrisione.
Normalmente simile insulto o irrisione, è destinata a marcare la differenza di classe sociale per cui coloro che stanno meglio, dicono a coloro che stanno peggio, quando questi ultimi avanzano delle presunte pretese: “ Va’ zapp”.
Il secondo passaggio è che anche le classi sociali meno abbienti usano irridersi con lo stesso messaggio: “Va’ zapp”.
Da questo punto di vista l’appropriazione dell’insulto o irrisione, in apparenza segnerebbe un avanzamento di classe ma in realtà è una retrocessione culturale oltre che sociale. Pur avendo qualcosa in più di te o, avendone meno, ti dico “va’ zapp” perché non accetto la vicinanza.
A livello nazionale un insulto o irrisione tanto in voga è quella classica del “terrone” a noi del Sud rivolto da quelli del Nord che corrispondentemente diventano “polentoni” che si ammalavano di pellagra tra Veneto e Lombardia mentre erano poveri sotto gli austriaci.
“Con il termine "terrone" (da teróne, derivazione di terra) si indicava nel XVII secolo un proprietario terriero, o meglio un latifondista.
Già tra le Lettere al Magliabechi, l'erudito bibliotecario Antonio Magliabechi (1633-1714) scriveva: “Quattro settimane sono scrissi a Vostra Signoria illustrissima e l'informai del brutto tiro che ci fanno questi signori teroni di volerci scacciare dal partito delle galere, contro ogni equità e giustizia, già che ho lavorato tant'anni per terminarlo, e ora che vedano il negozio buono, lo vogliono per loro”.
Il termine in seguito fu utilizzato per denominare chi era originario dell'Italia meridionale (noi) e con particolare riferimento a chi emigrava dal Sud al Nord in cerca di lavoro, al pari dei milanesi (loro) etichettati come baggiani che, emigravano nelle valli del Bergamasco, come menzionato da Alessandro Manzoni”.
continua....
- la differenza di classi sociali all’interno di una società di un determinato territorio
- la differenza che un intero territorio con tutte le sue differenti classi sociali, può manifestare nei confronti di un’altra area, regione, luogo.
Nel primo caso, l’irrisione o insulto è classismo, atteggiamento che sottolinea, sul piano politico, economico e sociale, l'antitesi fra classi sociali.
Nel secondo caso è sempre classismo ma, territoriale dove al suo interno le differenti classi sociali si muovono all’unisono pur con le loro differenze sociali, contro un altro territorio per cui, facendo venir meno la solidarietà di classe.
Veniamo a questo punto all’irrisione o meglio insulto: “Foggiano, zappa la terra”.
Chi lo ha scritto è un ignorante e socialmente escluso nel suo stesso territorio e l’insulto è un’appropriazione pseudo culturale che la sua classe sociale fa del modello classista della sua società rivolgendolo ai foggiani ove, percependone la forza, tende a ridurli per sua maggior tranquillità.
Ciò mi induce ad un’ultima riflessione…
Quando scrivo del baricentrismo nella sua manifestazione deteriore di colonialismo regionale, devo scrivere dei “centri di potere” che hanno come baricentro Bari oppure, scrivere dei baresi a basta?
Propenderei per questa seconda opzione perché come abbiamo visto tutte le classi sociali di un territorio, all’unisono, manifestano la loro presunta superiorità marcando le differenze con un’altra area rispetto ad una popolazione alla quale attribuiranno tutti i peggiori attributi tra i quali, “Foggiani zappate la terra” non è in fondo il peggiore.
Se così non fosse, dovremmo attenderci un atteggiamento diverso, più positivo ma, così non è e questa condotta è destinata a consolidarsi mano a mano che il baricentrismo continuerà a manifestarsi con la usuale prepotenza nei confronti dei foggia e della Capitanata tutta..
Provo enorme imbarazzo.
Buona giornata