Se mons. Pelvi batte Roberto De Zerbi
Gestire un blog sulla piattaforma di Google offre la interessante opportunità, attraverso l’analisi degli indici di lettura e di gradimento dei diversi post, di sondare e comprendere gli umori dell’opinione pubblica, il “sentire” della comunità virtuale.
Che a Foggia si mangi pane e pallone, lo sanno anche le pietre, e perciò non mi stupisce il gradimento piuttosto alto che gli amici e i lettori riservano ai post che riguardano i satanelli.
Ma potete capire la mia sorpresa nel verificare che il messaggio ferragostano ("Foggia reagisci e non stare a guardare") dell’arcivescovo di Foggia, mons. Vincenzo Pelvi, ha sonoramente battuto, in termini di audience, i post riguardanti la telenovela messa in scena dal Foggia con l’esonero di mister Roberto De Zerbi, che pure è un beniamino indiscusso del social.
Che l’appassionata e lucida esortazione rivolta ai foggiani da mons. Pelvi abbia ottenuto un indice di ascolto superiore a quelli calcistici, smentisce una volta di più, mi pare, il luogo comune che vuole Foggia una città intorpidita e poco propensa alla riflessione.
Del resto, il messaggio del presule andava proprio nella direzione opposta, in quanto invitava i foggiani ad uscire dal guscio, a farsi carico dei bisogni di una città che chiede solidarietà e coesione.
Se tantissime sono state le lettura, poche le risposte, ed è il segno che alla riflessione non si accompagna - e varrebbe la pena di chiedersi perché - altrettanta voglia di discutere e partecipare.
I non molti commenti sono però profondi, e denotano tanta consapevolezza.
Tra i più lucidi quello di Barbara Sorrentino che scrive: "La città siamo noi tutti che l'abitiamo. Se siamo noi brutti è brutta anche la nostra città per cui il Vescovo ha ragione: se noi miglioriamo il nostro modo di essere senza puntare il dito agli altri e guardare un pò più a noi stessi allora si può sperare di cambiare il volto della nostra Foggia amata, ma anche da noi maltrattata.”
Sulla stessa lunghezza d’onda la riflessione di Pino Mastrulli: “Una città "brutta" ha come conseguenza logica sentimenti " brutti" quali : diffidenza e tristezza.”
Salvatore Imperio ha condiviso il post di Lettere Meridiane, aggiungendo: “Speriamo sia arrivato a chi di dovete. Ma ormai anche la speranza in chi dovrebbe far rispettare le leggi e lavorare per la città è svanita.”
C’è però chi accoglie l’esortazione dell’arcivescovo con positività. È il caso di Giuseppe Mariella: "Dobbiamo essere positivi, non lasciarci sconfiggere dall'ondata di malessere con cui ci tartassano i media ogni momento. Mio nonno diceva dobbiamo dare una botta alla pipa e l''altra alla tabacchiera... il popolo foggiano ha dimostrato di saper reagire e risollevarsi alla grande dopo i bombardamenti del nostri amici... americani del '43 che la distrussero, radendola al suolo, dove si contarono più di 23.000 morti e migliaia d feriti. Da questo malessere, che non riguarda solo la nostra città, si esce stando tutti uniti, reagendo ognuno per la propria parte, pensando positivo, senza piangersi addosso, tanto la nuttata .... è già passata. Davanti a noi c'è un altro giorno e la vita, sta a noi colorarla a che con umili cose."
Biancamaria Terracciano invece scrive: "Ma dove stanno i foggiani di una volta, verifichiamo. Quelli di una volta, compreso i politici, non ci sono più. Peccato! Il vero foggiano, quello verace non c'è più, e i baresi fanno man bassa. Stiamo diventando poco per volta una vera colonia barese. E me ne dispiaccio."
Da parte della politica le parole dell’arcivescovo vengono accolte con un distratto silenzio. Ma con alcune positive eccezioni.
Rosa Barone, consigliere regionale del M5S, condivide il post sulla sua bacheca, e Stefania Cocciardi osserva:l"'arcivescovo ha colto nel segno. la diffidenza è una delle caratteristiche negative dei foggiani, ed è il motivo per il quale alla fine ci si allontana da loro."
Pasquale Cataneo, consigliere comunale è più ottimista: “Contenuti richiamati da mons. Pelvi anche nell'omelia durante la Santa Messa nella basilica Cattedrale di Foggia. Edificante messaggio per tutti i fedeli.”
Che a Foggia si mangi pane e pallone, lo sanno anche le pietre, e perciò non mi stupisce il gradimento piuttosto alto che gli amici e i lettori riservano ai post che riguardano i satanelli.
Ma potete capire la mia sorpresa nel verificare che il messaggio ferragostano ("Foggia reagisci e non stare a guardare") dell’arcivescovo di Foggia, mons. Vincenzo Pelvi, ha sonoramente battuto, in termini di audience, i post riguardanti la telenovela messa in scena dal Foggia con l’esonero di mister Roberto De Zerbi, che pure è un beniamino indiscusso del social.
Che l’appassionata e lucida esortazione rivolta ai foggiani da mons. Pelvi abbia ottenuto un indice di ascolto superiore a quelli calcistici, smentisce una volta di più, mi pare, il luogo comune che vuole Foggia una città intorpidita e poco propensa alla riflessione.
Del resto, il messaggio del presule andava proprio nella direzione opposta, in quanto invitava i foggiani ad uscire dal guscio, a farsi carico dei bisogni di una città che chiede solidarietà e coesione.
Se tantissime sono state le lettura, poche le risposte, ed è il segno che alla riflessione non si accompagna - e varrebbe la pena di chiedersi perché - altrettanta voglia di discutere e partecipare.
I non molti commenti sono però profondi, e denotano tanta consapevolezza.
Tra i più lucidi quello di Barbara Sorrentino che scrive: "La città siamo noi tutti che l'abitiamo. Se siamo noi brutti è brutta anche la nostra città per cui il Vescovo ha ragione: se noi miglioriamo il nostro modo di essere senza puntare il dito agli altri e guardare un pò più a noi stessi allora si può sperare di cambiare il volto della nostra Foggia amata, ma anche da noi maltrattata.”
Sulla stessa lunghezza d’onda la riflessione di Pino Mastrulli: “Una città "brutta" ha come conseguenza logica sentimenti " brutti" quali : diffidenza e tristezza.”
Salvatore Imperio ha condiviso il post di Lettere Meridiane, aggiungendo: “Speriamo sia arrivato a chi di dovete. Ma ormai anche la speranza in chi dovrebbe far rispettare le leggi e lavorare per la città è svanita.”
C’è però chi accoglie l’esortazione dell’arcivescovo con positività. È il caso di Giuseppe Mariella: "Dobbiamo essere positivi, non lasciarci sconfiggere dall'ondata di malessere con cui ci tartassano i media ogni momento. Mio nonno diceva dobbiamo dare una botta alla pipa e l''altra alla tabacchiera... il popolo foggiano ha dimostrato di saper reagire e risollevarsi alla grande dopo i bombardamenti del nostri amici... americani del '43 che la distrussero, radendola al suolo, dove si contarono più di 23.000 morti e migliaia d feriti. Da questo malessere, che non riguarda solo la nostra città, si esce stando tutti uniti, reagendo ognuno per la propria parte, pensando positivo, senza piangersi addosso, tanto la nuttata .... è già passata. Davanti a noi c'è un altro giorno e la vita, sta a noi colorarla a che con umili cose."
Biancamaria Terracciano invece scrive: "Ma dove stanno i foggiani di una volta, verifichiamo. Quelli di una volta, compreso i politici, non ci sono più. Peccato! Il vero foggiano, quello verace non c'è più, e i baresi fanno man bassa. Stiamo diventando poco per volta una vera colonia barese. E me ne dispiaccio."
Da parte della politica le parole dell’arcivescovo vengono accolte con un distratto silenzio. Ma con alcune positive eccezioni.
Rosa Barone, consigliere regionale del M5S, condivide il post sulla sua bacheca, e Stefania Cocciardi osserva:l"'arcivescovo ha colto nel segno. la diffidenza è una delle caratteristiche negative dei foggiani, ed è il motivo per il quale alla fine ci si allontana da loro."
Pasquale Cataneo, consigliere comunale è più ottimista: “Contenuti richiamati da mons. Pelvi anche nell'omelia durante la Santa Messa nella basilica Cattedrale di Foggia. Edificante messaggio per tutti i fedeli.”
Commenti
Come donna/disabile/artista/cittadina(adottiva)e come fedele, ho avuto il privilegio di incontrare e poi conoscere, e tenere nel cuore, S.E.R.Ma Mons.Vincenzo Pelvi, che posso a ragione definire il "mio Vescovo", qui a Foggia.
Non che non ve ne siano stati prima, ma la Sua persona, che viene da un passato rigoroso, "militare", si diceva, il Suo carisma, più dei sui illustri predecessori, hanno fatto breccia nel mio cuore, e nella mia persona esternamente sensibile, ai cambiamenti e ai gesti: di Egli che è inaspettatamente, sceso quel gradino della Cattedrale, per venire più vicino a me, a porgermi la Comunione… una carezza; e dunque verso chi è la "sofferenza"; verso chi è la "croce", verso chi è di l'effigie di "Cristo", non solo verso chi in Lui crede.
Ed è poi ovvio, direi, che per una persona estremamente sensibile, quale anche lui è, che come "nostro" vescovo, voglia accogliere, abbracciare e accarezzare tutti noi, questa città sofferente, provata da tante difficoltà, privata dalle sue stesse potenzialità e idee; cercare in tutti la tenerezza, il dolore, ridare a tutti una ragione per continuare a sperare.
Personalmente, poi, non mi piace il piangersi addosso, se lo avessi fatto non avrei raggiunto i risultati fisici e professionali, pur restando qui.
Non credo vi sia un luogo migliore di un altro per sperare, per credere in se stessi e in Dio, per chi possiede il dono della fede. Anzi, lì dove le cose mancano, lì si cercano e Dio è lì!
Io, infatti, che vivo qui, da più di 40 anni, e ho lasciato una terra altrettanto difficile, come la Lucania, dico sempre che: i miei studi li ho fatti qui, a Foggia, qui ho realizzato i miei quadri, scrivo i miei libri, che vengono apprezzati ovunque… Dunque, i sogni, la speranza parte da qui, da questa città, che non ha le bellezze di Firenze né le potenzialità di Milano, e sia! Ma neanche io ho le gambe di Mennea!
Siamo come siamo, ma non siamo vuoti. Possiamo, non dobbiamo arrenderci, passare la mano… a chi viene da fuori… al più diamocela, stringiamole, camminiamo insieme, anche senza conoscerci!
C'è anche Foggia, sotto il cielo, e su di essa ha sempre vegliato la Vergine Maria, nelle Sue tante, belle chiese che essa ha. E ci sarà una ragione, se la Vergine ama restare qui, sfilare nei suoi vicoli… ascoltando le nostre preghiere, esaudendole.
E quando poi vengono "Pastori", come mons. Pelvi, che hanno nel loro motto: Ecco tua madre", come non sentirsi, alla Vergine più vicina, e da quel Pastore amati? Sì, reagisci, Foggia, reagiamo! La speranza è un diritto di tutti. E tu non sei meno degli altri. Amen. Buona vita.
Carmen Pafundi - Foggia, 18.8.'16