Non cercare colpevoli ma responsabilità (di Francesco A. P. Saggese)
Questo è il tempo di scavare tra le macerie. Magari un respiro, magari una voce.
Questa sarà la prima notte in cui migliaia di persone dormiranno per strada.
Questa per molti sarà la prima notte senza un figlio, una madre, un amico, un fratello, una nonna, un padre.
Ma un domani di qualche giorno che verrà, qualcuno mi deve spiegare cosa è stato fatto nel nostro Paese dal 1997, quando il sisma in Umbria e nelle Marche distrusse la basilica di Assisi facendo undici morti.
Un domani di qualche giorno che verrà, qualcuno mi deve spiegare cosa è stato fatto nel nostro Paese dal 2002, quando un terremoto in Molise provocò il crollo della scuola elementare di San Giuliano di Puglia, facendo 30 vittime di cui 27 bambini.
Un domani di qualche giorno che verrà, qualcuno mi deve spiegare cosa è stato fatto nel nostro Paese dal 2009, quando la terra in Abruzzo seppellì 308 persone, tra cui molti studenti.
Un domani di qualche giorno che verrà, qualcuno mi deve spiegare cosa è stato fatto nel nostro Paese dal 2012 in Emilia Romagna, quando altre 27 persone se ne andarono per sempre.
Domani quando la conta dei morti e dei feriti sarà, forse, finita, qualcuno deve spiegare a un ignorante come me, com'è possibile che nel cuore dell'Europa e della civiltà si muoia così, sotto le macerie della propria casa per un terremoto di magnitudo 6.0.
È davvero solo colpa del terremoto?
È sempre tutto colpa di una dannata fatalità che piomba assassina di notte?
O navighiamo ancora a vista, cavalcando l'onda dell'emergenza, mettendo una pezza qua e là - e abbastanza male?
Quante volte ancora dobbiamo ripeterci che il nostro territorio è ad alta pericolosità sismica?
Quanta lungimiranza doveva avere chi ha governato e chi governa e non ha avuto?
Quanti morti dobbiamo ancora piangere?
Quante macerie dobbiamo ancora rimuovere?
Quanti centri storici dovranno ancora essere rasi al suolo?
Quanta paura dobbiamo ancora avere quando dormiamo di notte nei nostri letti, o quando i nostri figli sono a scuola?
Possiamo cominciare a costruire un Paese migliore, rispettando il territorio su cui camminiamo e viviamo, edificando con sapienza e mettendo in sicurezza ciò che non lo è mai stato?
Non cerco colpevoli, ma responsabilità.
Il problema è enorme, colossale, forse più grande di noi, ma dobbiamo saperlo affrontare - magari insieme -, non riducendolo all'ennesimo dibattito televisivo o alla solita conferenza stampa.
Serve molto di più.
Ci salveremo solo se (ri)partiremo da qui.
Tutto il resto sono chiacchiere, polvere e morte.
Francesco A. P. Saggese
Questa sarà la prima notte in cui migliaia di persone dormiranno per strada.
Questa per molti sarà la prima notte senza un figlio, una madre, un amico, un fratello, una nonna, un padre.
Ma un domani di qualche giorno che verrà, qualcuno mi deve spiegare cosa è stato fatto nel nostro Paese dal 1997, quando il sisma in Umbria e nelle Marche distrusse la basilica di Assisi facendo undici morti.
Un domani di qualche giorno che verrà, qualcuno mi deve spiegare cosa è stato fatto nel nostro Paese dal 2002, quando un terremoto in Molise provocò il crollo della scuola elementare di San Giuliano di Puglia, facendo 30 vittime di cui 27 bambini.
Un domani di qualche giorno che verrà, qualcuno mi deve spiegare cosa è stato fatto nel nostro Paese dal 2009, quando la terra in Abruzzo seppellì 308 persone, tra cui molti studenti.
Un domani di qualche giorno che verrà, qualcuno mi deve spiegare cosa è stato fatto nel nostro Paese dal 2012 in Emilia Romagna, quando altre 27 persone se ne andarono per sempre.
Domani quando la conta dei morti e dei feriti sarà, forse, finita, qualcuno deve spiegare a un ignorante come me, com'è possibile che nel cuore dell'Europa e della civiltà si muoia così, sotto le macerie della propria casa per un terremoto di magnitudo 6.0.
È davvero solo colpa del terremoto?
È sempre tutto colpa di una dannata fatalità che piomba assassina di notte?
O navighiamo ancora a vista, cavalcando l'onda dell'emergenza, mettendo una pezza qua e là - e abbastanza male?
Quante volte ancora dobbiamo ripeterci che il nostro territorio è ad alta pericolosità sismica?
Quanta lungimiranza doveva avere chi ha governato e chi governa e non ha avuto?
Quanti morti dobbiamo ancora piangere?
Quante macerie dobbiamo ancora rimuovere?
Quanti centri storici dovranno ancora essere rasi al suolo?
Quanta paura dobbiamo ancora avere quando dormiamo di notte nei nostri letti, o quando i nostri figli sono a scuola?
Possiamo cominciare a costruire un Paese migliore, rispettando il territorio su cui camminiamo e viviamo, edificando con sapienza e mettendo in sicurezza ciò che non lo è mai stato?
Non cerco colpevoli, ma responsabilità.
Il problema è enorme, colossale, forse più grande di noi, ma dobbiamo saperlo affrontare - magari insieme -, non riducendolo all'ennesimo dibattito televisivo o alla solita conferenza stampa.
Serve molto di più.
Ci salveremo solo se (ri)partiremo da qui.
Tutto il resto sono chiacchiere, polvere e morte.
Francesco A. P. Saggese
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