I bombardamenti "oscurati" dalla Gazzetta del Mezzogiorno

Chissà che faccia fecero quei pochi, fortunati foggiani che il 23 luglio 1943 riuscirono a comprare La Gazzetta del Mezzogiorno, in una città devastata dai bombardamenti del giorno prima, con i cadaveri dei caduti e le macerie ancora fumanti... Chissà come dovettero restare sorpresi quando si resero conto che sul loro calvario, sul loro dramma il quotidiano regionale non aveva speso neanche un rigo. Come se si fosse trattato soltanto di un incubo, di un brutto sogno. Come se Foggia non esistesse.
E pensare che mentre i giornali italiani oscuravano la tragedia che si stava consumando nelle popolazioni, i giornali statunitensi - come ha mirabilmente documentato Tommaso Palermo nel suo Foggia dalle tenebre del 43 alla rinascita -  dedicavano titoli a nove colonne e in prima pagina ai successi dei raid alleati su Foggia.
Quella che vedete sopra, è la copertina della Gazzetta del Mezzogiorno del 23 luglio 1943, che avrebbe dovuto dare notizia dei tragici fatti occorsi il giorno prima a Foggia. Silenzio totale.

L'apertura è dedicata dagli sviluppi dell'incontro di qualche giorno prima, a Feltre, tra Mussolini e Hitler. La macchina della propaganda del regime funzionava ancora a pieni giri, nonostante il pessimismo che serpeggiava ormai apertamente nella popolazione, ma anche tra i vertici militari e politici. L'incontro si era svolto il 19 luglio, mentre  gli aerei americani attaccavano Roma, con il tragico bombardamento del quartiere San Lorenzo. Pare che lo stesso duce si fosse reso conto che il Paese andava verso la disfatta e volesse annunciare al furher l'uscita dell'Italia dalla guerra: ma il pessimo umore del  capo del nazismo lo indusse a restare in silenzio. Di tutto questo non v'è traccia sulla Gazzetta del Mezzogiorno, che titola in maniera reboante: "Il profondo interesse mondiale per l'incontro Mussolini-Hitler".
Il titolo di spalla è invece dedicato ad un altro argomento caldo di quelle settimane. Il 9 luglio, gli Alleati erano sbarcati in Sicilia, mettendo per la prima volta piede nel Bel Paese, e dando il via alla Campagna d'Italia. Il titolo del quotidiano regionale pugliese enfatizza la durezza dello scontro sull'isola, che non si concluderà con l'esito sperato dagli Alleati. I Tedeschi riusciranno infatti a battere in ritirata, evitando una sconfitta che avrebbe influito in modo decisivo sull'evoluzione del conflitto. Diversamente dal trattamento riservato a Foggia, i redattori della Gazzetta non oscurano il bombardamento di Roma che viene etichettato - in un articolo a centro pagina - come  oltraggio all'Urbe, mentre gli Alleati vengono definiti nuovi barbari.
E Foggia? Niente, neanche un rigo. La linea politica della Gazzetta del Mezzogiorno sembra orientata al negazionismo più rigoroso. Lo stesso giorno, il Corriere della Sera, pur tacendo esso stesso del disastroso bombardamento su Foggia, titolava, per quanto riguarda le operazioni in Sicilia: "La Sicilia occidentale è sotto il controllo alleato".
Vale la pena ricordare che la storia dell'Italia avrebbe registrato, di lì a poco, una brusca svolta, con la caduta del fascismo, il 25 luglio, e l'arresto del duce.
Che prezzo pagò Foggia alla macchina della propaganda e al negazionismo? Non lo si è mai stabilito con esattezza. Certo, lo sconcertante silenzio degli organi di informazione sulla tragedia foggiana non contribuì a rendere chiare le dimensioni dell'immane disastro.


Commenti

Anonimo ha detto…
Caro Geppe,
al di là della politica negazionista (sulle perdite, di ogni ordine e grado) del regime fascista, mi sembra strano che stavolta non si tiri fuori il tema dei distruttivi bombardamenti su Foggia, a cominciare da quel 22 luglio e per finire al più tragico 19 agosto!
La città non fu messa a ferro e fuoco? Non fu ampiamente distrutta dalle bombe?
Presumo che in quelle ore fosse un tantinello difficile comunicare con Bari, tenuto conto che non vi erano satelliti, telefonini, computer e quant'altro!
Bisogna piuttosto vedere se nei giorni successivi le notizia su Foggia siano state date. In caso contrario avrebbe senso lo stupore di cui all'articolo di Inserra.
Cercarle nella edizione del 23 luglio mi sembra davvero difficile, e non certo per la politica negazionista o per quella antifoggiana dei baresi.
Cordialmente (Maurizio De Tullio)
Anonimo ha detto…
I bombardamenti su Foggia non sono di certo iniziati il 22 luglio 1943.Presumo che un giornale che si definisce ...delle Puglie aveva dei corrispondenti in una città (Foggia) che era dichiaratamente oggetto di guerra per le sue basi aeree.Se quando hai la notizia ti fai mancare il mezzo per inviarla mi sa che hai fallito il tuo scopo.O no? Quello che scrivi nei giorni successivi (se lo scrivi)non è più cronaca.O no?
Anonimo ha detto…
Non è stato possibile verificare dalle pagine de “La Gazzetta del Mezzogiorno” del 1943 ove fosse ubicata a Foggia la sede dell’ufficio di corrispondenza, perché il ‘colophon’ dell’epoca non era ampio come oggi.
Mi sono così avvalso di alcune guide e, soprattutto, del ricordo di un vecchio giornalista foggiano, Gino d’Angelo – papà del più noto Emilio d’Angelo, da anni nelle redazioni RAI – che subito dopo la guerra cominciò a muovere i primi passi nel giornalismo.
Ho prima consultato la “Guida di Foggia e Provincia”, curata da Alfredo Petti, del 1931-32, che indicava quale ufficio di corrispondenza da Foggia una stanza nell’allora Municipio (sic!), la cui sede era in piazza Santa Chiara. Corrispondente dal capoluogo era Gino Maffucci. Qualche anno dopo il Comune troverà sede nel nuovo Palazzo di Città, in corso Garibaldi.
Ma la notizia più prossima alla data dei bombardamenti del 1943 l’ho trovata nell’Annuario della Stampa Italiana 1937-38. L’ufficio di corrispondenza della “Gazzetta” a Foggia era ubicato in uno stabile di via Altamura n. 34, a due passi dal centralissimo corso Vittorio Emanuele, che, per la cronaca, subito dopo la guerra prenderà la denominazione di corso Matteotti, per riprendere qualche anno dopo l’attuale e definitiva intestazione.
Gino d’Angelo, che conosceva bene Maffucci, ricorda come la sede fosse proprio lì, tra via Altamura e il Corso, anche se nel 1952, in un’altra Guida locale, quella di Biccari e Loco, la voce che riguarda i giornali locali non menziona il quotidiano barese, sottintendo con ciò – a ben nove anni dai bombardamenti – l’assenza di un vero ufficio di corrispondenza. Alla voce relativa ai giornalisti, però, ritroviamo il nome di Gino Maffucci quale corrispondente da Foggia. L’indirizzo è certamente quello privato del giornalista, Via De Nisi n. 2.
Ora, per tornare alle ragioni per cui la “Gazzetta” non parla dei terribili bombardamenti su Foggia alla data del 23 luglio 1943, non ci sono molti dubbi.
Da un lato il non voler ammettere che le città pugliesi si erano rivelate totalmente vulnerabili, anche a causa del debole sistema di difesa antiaerea organizzato dal Regime e dai tedeschi; soprattutto Foggia doveva essere difesa in maniera ferrea e che invece cadde in modo barbaro proprio nelle giornate del 22 luglio e del 19 agosto (non entro nel merito della polemica sul numero reale dei morti perché quello degli oltre 20.000 è irreale e che, a mio avviso, proprio perché artefatto e gonfiato non fece ottenere subito a Foggia i finanziamenti che reclamava).
Ma se vogliamo restare sull’atteggiamento del “silenzio totale” tenuto dalla “Gazzetta” nei confronti di Foggia, ciò avvenne anche con i bombardamenti precedenti la giornata del 22 luglio!
Sfogliando l’annata del quotidiano barese conservata presso la Biblioteca Provinciale, si nota come le corrispondenze dalle altre province pugliesi vadano tutte sotto il titolo di “Cronache di..." (Lecce, Taranto, Foggia ecc). Si trattava di 5-6 notizie, in genere brevi, che giornalmente rendicontavano le iniziative del Regime e vari fatti di cronaca. Ciò fino al 22 luglio 1943. Dal giorno dopo, le corrispondenze da Foggia scompaiono per settimane. Non così quelle delle altre province pugliesi. La ‘testatina’ “Cronache di Foggia” torna, striminzita, solo il 12 agosto 1943, cioè 20 giorni dopo le bombe. Ma a seguire sarà sempre a livello discontinuo e sempre con poche notizie.
Cosa significa? Che certamente l’ufficio di corrispondenza era stato danneggiato, che i servizi telefonici e postali erano precari e che il corrispondente ufficiale, Gino Maffucci appunto, doveva aver avuto quanto meno dei seri problemi, visto che non perì nei bombardamenti ed era ancora al suo posto nel 1952.
Tutto ciò per dire cosa? Che sicuramente finché il Regime tenne le mani sull’informazione, questa fece da cassa di risonanza (succede ancora oggi…). Ma il “silenzio” su Foggia fu certamente dovuto anche all’ovvia situazione di inagibilità conseguente alla contingenza degli eventi. Negarlo mi sembra ingenuo.
Cordialmente (Maurizio De Tullio)

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