Da Foggia sì a referendum sulla Moldaunia. Ma a Bari non lo sanno.
L’eventualità di una fusione tra la provincia di Foggia e il Molise, con la conseguente modifica dei confini della Puglia, è una questione troppo importante per essere affrontata con l'ottica deformante degli interessi politici del momento o, peggio ancora, per essere ridotta a strumento di propaganda elettorale.
Perciò, la prenderò alla lontana.
Da un punto di vista pugliese (ma, come vedremo, il problema è proprio questo: esiste un punto di vista pugliese?), la notizia è in se stessa storica: il consiglio comunale di uno dei sei capoluoghi ha approvato una delibera con cui chiede l’indizione di un referendum popolare per sondare la volontà della cittadinanza sul possibile scorporo di una provincia dagli attuali confini regionali.
Il capoluogo in questione è Foggia; il quesito referendario riguarda la possibilità che la Capitanata lasci la Puglia e approdi in Molise.
Non si discute di bruscolini, come si vede. Approfondirò in una successiva lettera meridiana quanto è emerso dal dibattito consiliare svoltosi a Foggia. Per il momento, va detto che forse l’accapo è approdato a palazzo di città in un momento non del tutto propizio, con la maggioranza di centrodestra divisa (per altre ragioni) e praticamente all’inizio della campagna elettorale per le regionali.
Il rischio che il dibattito sulla Moldaunia possa essere inquinato da strumentalizzazioni elettorali esiste, ed è evidente. Ragionare sulla Moldaunia non significa essere tout court contro la Puglia, né bocciare l’operato dei governi regionali guidati di Vendola che per il riequilibrio della Puglia hanno fatto assai di più dei precedenti governi di centrodestra, a guida salentina o barese.
Discutere della Moldaunia da questo punto di vista è riduttivo, così come mi sembrano riduttive le perplessità manifestate da qualche parte, sugli alti costi che comporterebbe la consultazione referendaria comporterebbe. La democrazia non costa mai troppo. E come cittadini dauni e italiani siamo stati chiamati alle urne per referendum di assai più scarso significato e peso politico.
Si tratta dunque di discutere di Moldaunia seriamente e di riflettere assai più approfonditamente di quanto non sia successo fino ad oggi, nel merito più che nel metodo, così come da anni si sta sforzando di fare il comitato Daunia chiama Molise.
Il punto è: quanta tensione culturale e politica esiste attorno al tema, e dunque quanta possibilità c’è di un dibattito serio e soprattutto costruttivo, non limitato alla sola provincia di Foggia?
A bella posta ieri ho comprato l’edizione barese e regionale de La Gazzetta del Mezzogiorno. Ero curioso di vedere come sarebbe stata trattata la notizia dell’approvazione in consiglio comunale della richiesta di referendum, notizia che ha un evidente, innegabile interesse regionale: se un pezzo di Puglia se ne va da un’altra parte non è cosa che riguarda solo i foggiani ma anche i baresi, così come i leccesi e i tarantini.
Ebbene, nell’edizione regionale del quotidiano pugliese per eccellenza, la notizia semplicemente non c’era. È stata evidentemente ritenuta di scarso interesse per i lettori baresi. E probabilmente, visto che non si può mettere in dubbio la bravura dei giornalisti della Gazzetta nel percepire gli umori e gli interessi dei loro lettori, è proprio così.
Questo disinteresse da un lato rende ardua la possibilità che si sedimenti un punto di vista pugliese, dall'altro conferma che, purtroppo, è ancora lunga e tortuosa la strada che porta alla Puglia, ovvero al superamento del vecchio toponimo che suonava, non casualmente, le Puglie.
La necessità di questo punto di vista pugliese dovrebbe accomunare tutti quanti hanno a cuore il futuro della Capitanata, quelli che sono a favore della Moldaunia, e quelli che sono contro.
Perciò, la prenderò alla lontana.
Da un punto di vista pugliese (ma, come vedremo, il problema è proprio questo: esiste un punto di vista pugliese?), la notizia è in se stessa storica: il consiglio comunale di uno dei sei capoluoghi ha approvato una delibera con cui chiede l’indizione di un referendum popolare per sondare la volontà della cittadinanza sul possibile scorporo di una provincia dagli attuali confini regionali.
Il capoluogo in questione è Foggia; il quesito referendario riguarda la possibilità che la Capitanata lasci la Puglia e approdi in Molise.
Non si discute di bruscolini, come si vede. Approfondirò in una successiva lettera meridiana quanto è emerso dal dibattito consiliare svoltosi a Foggia. Per il momento, va detto che forse l’accapo è approdato a palazzo di città in un momento non del tutto propizio, con la maggioranza di centrodestra divisa (per altre ragioni) e praticamente all’inizio della campagna elettorale per le regionali.
Il rischio che il dibattito sulla Moldaunia possa essere inquinato da strumentalizzazioni elettorali esiste, ed è evidente. Ragionare sulla Moldaunia non significa essere tout court contro la Puglia, né bocciare l’operato dei governi regionali guidati di Vendola che per il riequilibrio della Puglia hanno fatto assai di più dei precedenti governi di centrodestra, a guida salentina o barese.
Discutere della Moldaunia da questo punto di vista è riduttivo, così come mi sembrano riduttive le perplessità manifestate da qualche parte, sugli alti costi che comporterebbe la consultazione referendaria comporterebbe. La democrazia non costa mai troppo. E come cittadini dauni e italiani siamo stati chiamati alle urne per referendum di assai più scarso significato e peso politico.
Si tratta dunque di discutere di Moldaunia seriamente e di riflettere assai più approfonditamente di quanto non sia successo fino ad oggi, nel merito più che nel metodo, così come da anni si sta sforzando di fare il comitato Daunia chiama Molise.
Il punto è: quanta tensione culturale e politica esiste attorno al tema, e dunque quanta possibilità c’è di un dibattito serio e soprattutto costruttivo, non limitato alla sola provincia di Foggia?
A bella posta ieri ho comprato l’edizione barese e regionale de La Gazzetta del Mezzogiorno. Ero curioso di vedere come sarebbe stata trattata la notizia dell’approvazione in consiglio comunale della richiesta di referendum, notizia che ha un evidente, innegabile interesse regionale: se un pezzo di Puglia se ne va da un’altra parte non è cosa che riguarda solo i foggiani ma anche i baresi, così come i leccesi e i tarantini.
Ebbene, nell’edizione regionale del quotidiano pugliese per eccellenza, la notizia semplicemente non c’era. È stata evidentemente ritenuta di scarso interesse per i lettori baresi. E probabilmente, visto che non si può mettere in dubbio la bravura dei giornalisti della Gazzetta nel percepire gli umori e gli interessi dei loro lettori, è proprio così.
Questo disinteresse da un lato rende ardua la possibilità che si sedimenti un punto di vista pugliese, dall'altro conferma che, purtroppo, è ancora lunga e tortuosa la strada che porta alla Puglia, ovvero al superamento del vecchio toponimo che suonava, non casualmente, le Puglie.
La necessità di questo punto di vista pugliese dovrebbe accomunare tutti quanti hanno a cuore il futuro della Capitanata, quelli che sono a favore della Moldaunia, e quelli che sono contro.
Commenti
La libertà di dissentire ed eventualmente protestare contro una Regione, di cambiarla quando necessario, è un prerequisito della democrazia territoriale.
Nel caso specifico è libertà dalla costrizione altrui.
Mi impedisci di allungare la pista dell'aeroporto Gino Lisa mentre raddoppi quella di Palese?
La tua società Aeroporti di Puglia ha in carico quattro aeroporti ma ne fa funzionare due soltanto sui quali, Bari in testa, concentrare tutti gli investimenti?
Sottrai corsi universitari dalla mia università per portarli alla tua?
Impedisci la progettualità di una grande opera come la ferrovia per Campobasso, Isernia, Roma per la quale c'era uno studio delle Ferrovie del Gargano da 400 milioni, che interessava da vicino le relazioni tra Daunia e Molise, per isolarle?
E che dire dell'invaso di Piano dei Limiti che avrebbe dato più acqua al mio territorio e per il quale erano già disponibili 118 milioni e mai realizzato?
Utilizzi a tuo piacimento i finanziamenti europei che toccano alla Daunia in quanto area da infrastrutturare, per fare opere altrove?
Mi fai tagliare fuori dall'Alta velocità ferroviaria per Napoli a due chilometri dalla mia stazione centrale?
Pretendi di far comandare nella mia università, nel mio policlinico?
Chiudi la mia Fiera per fare della tua l'unico polo regionale?
Puglia Promozione esclude il Gargano dall'accordo con il sindacato dei pensionati austriaci che porterà numerosi voli charter nelle Puglie sottostanti?
Nomini alla guida degli Enti e Aziende managers funzionali alle logiche della politica baricentrica?
Fai escludere il porto di Manfredonia dai terminali meridionali del corridoio Scandinavo-Mediterraneo?
E dopo aver fatto tutto ciò, mi ritieni afflitto da una strana malattia culturale denominandola "foggianesimo" per giustificare la nostra presunta incapacità a fronteggiare tue ruberie?
Mortifichi lo sviluppo della mia terra e della mia popolazione?
Sappi che io, ti porto via popolazione e territorio.
Quì, dissenso e protesta sono riconducibili al più ampio tema della disobbedienza.
In questo senso, la disobbedienza risulta rispetto al potere, una sorta di asimmetria liberatoria che coniugando fermezza e mobilità, consente di praticare una forzatura del dominio e di riaprire spazi mai prima ipotizzabili.
Si aggiorni. La Storia è una cosa seria...
Cordialmente (Maurizio De Tullio)
Abbiamo perso anche il distretto militare, la scuola di polizia, la cartiera ha perso l'80 per cento del personale, l'amica e l'amgas sono baresi.
Vogliamo essere artefici del nostro destino e non essere una colonia barese.
Viva la Moldaunia!
Robespierre, Stalin e Hitler messi sotto la lente della psicopatologia.
Tutti e tre presentavano tratti narcisistici, antisociali e paranoici che si connotavano nella loro psicopatologia e si manifestano fin dalla loro infanzia e adolescenza.
Non ci è dato di sapere se soffrissero fin dall'inizio di amnesia.
Valdimir Bukovsky: "Vi è una nuova malattia mentale in Urss: l'opposizione".
La prima volta che fu dato un giudizio pubblico sulla condizione mentale degli oppositori del comunismo fu per opera del capo dello Stato, Nikita Krushev proponendo sul giornale “Pravda” il 24 maggio 1959 la seguente idea: "Possono esserci delle malattie, dei disturbi mentali in una società comunista, tra persone isolate? Chiaramente sì. Se così è, allora ci possono essere dei difetti che sono caratteristici delle persone con una psiche anormale… A loro, che su simili “basi” potrebbero iniziare ad esortare alla lotta contro il comunismo, si può dire che ci sono anche adesso persone che lottano contro il comunismo .. ma queste persone, a quanto pare, chiaramente non si trovano in uno stato mentale normale».
Nel film “Il nostro Nikita Sergheevic” si sente l’opinione di Krushev «Contro il comunismo non può agire che un pazzo». Il film uscì nelle sale all’inizio degli anni Sessanta e fece conoscere al grande pubblico il deliberato concetto di nuova psichiatria di Krushev.
La Storia si sa, è una cosa seria!
E' opportuno aggiornarsi perché si rischia di essere accusato di ignoranza storica.
Domanda: ma, i baresi invasero la Polonia nel 1939?
Risposta: certamente no. E allora?
Un momento... Mi torna la memoria.
Non furono i baresi a trafugare le reliquie del Santo Nicola? Sì, certo.
Nei primi mesi del 1087, tre navi cariche di grano ed altri prodotti agricoli si accinsero a salpare come al solito alla volta della Siria. Probabilmente già nella piazza e nelle corti di Bari si era accennato alla possibilità del trafugamento delle reliquie, ma non c’era stato un vero progetto.
Su questo Niceforo è esplicito: l’ispirazione venne ad alcuni saggi ed illustri baresi che erano partiti per Antiochia con le loro navi cariche di grano e di altre merci.
Secondo un’altra delle fonti (La leggenda di Kiev, testo russo del 1094 circa), l’idea venne ad un santo sacerdote barese nel quale qualcuno ha voluto vedere l’abate Elia. In sogno gli sarebbe apparso S. Nicola, chiedendogli di convocare il clero ed il popolo della città e di comunicare loro la sua volontà di venire a risiedere in Bari. Sotto questo stile agiografico si può scorgere un accordo fra cittadini e clero in modo da portare avanti un’impresa che vedesse la cittadinanza concorde. E’ comunque difficile dire se gli abitanti fossero tutti informati dell’impresa. Probabilmente no, in quanto un’eccessiva pubblicità avrebbe potuto nuocere alla sua riuscita.
COSI' TRAFUGA OGGI, TRAFUGA DOMANI...
Sorse dapprima la Basilica di San Nicola e poi... lo stadio e la nuova tangenziale.
Quindi il nuovo aeroporto e il suo raddoppio e così via....
A proposito della Storia...
Scriveva A. Manzoni: "L'Historia si può veramente definire una guerra illustre contro il Tempo, perché togliendoli di mano gli anni suoi prigionieri, anzi già fatti cadaveri, li richiama in vita, li passa in rassegna, e li schiera di nuovo in battaglia".
Ecco, è quello che vorremmo fare noi referendari per l'unione di Daunia e Molise: indagare sui meccanismi regionali "pugliesi"di esercizio del potere, dell'orientamento dei flussi economici e degli interessi politici sottesi per analizzare in profondità, situazioni apparentemente inesplicabili e lo faremo, pur con le nostre presunte e da altri molto cordialmente, inventate amnesie.
Se siamo giunti al punto in cui i cittadini sono costretti a prendere decisioni così politiche (perché le implicazioni sono di grandissimo impatto sociale), vuol dire che, davvero, la politica ha fallito.
Il mancato sviluppo della Capitanata e la grave mancanza di prospettive, condizione alla quale le scelte amministrative regionali hanno condannato questa parte del territorio pugliese, sono diventate la cifra non di scelte sbagliate ma del totale disinteresse per un territorio scrigno di ricchezze naturalistiche, storico-archeologiche, enogastronomiche, turistiche, agricole di valore assoluto.
Stucchevole parlarne ancora. Nessuno, sia ben chiaro, vuole piangersi addosso. Ma le tantissime domande, che sorgono spontanee, alla fine si riducono a una sola: perché? Solo questa.
E la risposta non può essere che una, neanche tanto articolata, semplice, secca: perché la crisi dei partiti ha legato le mani degli amministratori, non incapaci di programmare con maggiore equilibrio ma piegati agli interessi di potenti lobby e aziende che allungano i loro tentacoli su porti, aeroporti, infrastrutture ferroviarie e autostradali, industrie conserviere, del turismo, dell'energia. Non aziende interessate a creare lavoro e benessere sul territorio ma a trarre profitti, dividendi per i propri azionisti.
Allora il popolo, stanco, reagisce e utilizza i pochi strumenti di partecipazione a disposizione.
Il referendum è uno strumento estremo. Modificare l'assetto amministrativo di due regioni è un fatto di grandissima rilevanza, i costi dell'operazione sono elevati e i benefici da verificare con il tempo.
Resta il fatto che, ancora una volta, la politica ha fallito nuocendo gravemente alla popolazione del nord della Puglia. Bisogna dirgli di smettere!