Terrone come vanto. Rocco Hunt e Tavola 28 incendiano la notte di Stornara


Prima di questa estate a Stornara c’ero stato una volta sola, per un reportage sul santone che decenni fa fece molto parlare di sé.
Da giugno ad oggi ci sono andatoinvece tre volte. La prima per mangiare in un delizioso ristorante specializzato nella cucina di mare, la seconda per sentire il  concerto di Ron, infine ieri sera per la terza edizione della notte bianca, una manifestazione sta sta rapidamente crescendo, e che si candida a diventare la manifestazione estiva di punta dell’hip hop in Puglia.
Il segreto di un cartellone così nutrito sta nella riuscita integrazione tra l’amministrazione comunale, le imprese locali e il comitato feste patronali (stasera ultimo appuntamento, con il concerto di Mango): la festa di Stornara è stata tra le più lunghe e tra quelle che hanno richiamato il maggior pubblico dell'estate 2014.
La notte bianca non è comunque soltanto rap: nelle diverse location che punteggiano il centro abitato si può sentire anche jazz, pop e teatro. Una bella sorpresa.
Gli amministratori del piccolo comune dei cinque reali siti e gli organizzatori della serata (Project Area) hanno di che essere soddisfatti. Le politiche di marketing territoriale funzionano. Il corso che conduce alle location dei concerti è gremito di bancarelle che vendono i prodotti locali. Stornara approfitta con intelligenza della sua posizione geografica strategica, al centro di un bacino che comprende Foggia, Cerignola e i Cinque Reali Siti, e riempie le piazze. L’entusiasmo è tanto che già si pensa al futuro. Dal palcoscenico il sindaco Rocco Calamita si sbilancia, promettendo per il prossimo anno l’esibizione di uno dei guru dal rap italiano, J-Ax.

E così mi trovo ad apprezzare l’hip hop, genere che prima di ieri non mi esaltava. Ma Rocco Hunt e Tavola 28 hanno uno spessore politico (e culturale) che difficilmente trovi in tante altre manifestazioni tutte patinate e politically correct. Il punto è che in una congiuntura di drammatico impoverimento del pensiero meridionalista, Nu Juorn Buono non è soltanto una canzone molto bella, ma anche un autentico manifesto per il Sud, l’invito a non arrendersi. E il giovane rapper di Napoli veramente ti fa sognare un mondo migliore.
Nella notte di Stornara fungono da degnissima spalla al vincitore di Sanremo Giovani, i foggiani di Tavola 28. Non sono una sorpresa, perché li conosco già, da quando al Teatro del Fuoco aprirono una memorabile edizione del premio Matteo Salvatore, che vide anche la partecipazione di Enzo Avitabile, Nicolò Fabi, Folkabestia, Umberto Sangiovanni, i Favonio.
La contaminazione tra il folk del grande cantautore di Apricena e il rap dei ragazzi foggiani dette risultati stupefacenti in una strepitosa versione de Le Chiacchiere de lu paese.
Ma è la prima volta che li sento in piazza. E ne rimasco affascinato. Riescono a catturare e incantare, perfino quando si tratta di bacchettare qualche giovani imprudente del pubblico.
Trasmettono quella simpatia foggiana trascinante e quel tocco di zamarro (sono certo che non s’incazzeranno per questo termine, visto che una delle loro canzoni più amare, dure e significative si chiama Zannierità) che sulle prime ti spiazza, poi ti fa riflettere. La cultura dell'hip hop (sbaglia chi pensa si tratti di una sottocultura) è tra i pochi strumenti per impedire che le periferie diventino ancora più marginali, per cercare di tessere la rete di una cultura urbana e metropolitana meridionale, da inventare anche attraverso contaminazioni ardite come quelle che propongono i Tavola 28 (di cui mi piace ricordare una splendida versione di Briganti se more di Eugenio Bennato).
In questa notte di Stornara c’è una voglia di Sud che unisce e fa sperare, un desiderio di futuro, che va oltre l'intrattenimento e si esprime tra quelle mille e mille braccia alzate.
Mettere assieme Rocco Hunt e i Tavola 28 è stato geniale. Pochi sanno che ben prima che Rocco Hunt componesse Nu Juorn Buono, i ragazzi foggiani hanno inciso Mediterraneo, la loro canzone che prediligo: una sorta di inno all'orgoglio terrone, made in Capitanata, molto affine, per sonorità e testo, alla canzone del rapper partenopeo.
Il testo è molto bello e affronta il tema forse più caro al complesso foggiano: scegliere di restare in questa terra, condividerne il destino: "La mia terra vive tra contraddizioni ie guai senza arrendersi mai anche quando tutto è buio. Una terra che vanta colori e sapori di una terra scomparsa come i suoi vecchi valori. Non dirmi fuggi, amo questa cultura, amo la stesura di questa storia millenaria. È questa terra che influenza la mia essenza, senza non sarei mai abbastanza."
Bello, vero? E adesso gustatevi invece il video della canzone, per la ottima regia di Walter D'Andrea, che riesce con molta bravura a raccontarne il senso.

Commenti

Anonimo ha detto…
Legandomi alla tua Lettera nella quale prendevi le distanze dalla 'Notte della Taranta', almeno per quello che è diventata ultimamente, vorrei dire che siamo di fronte a giudizi eccessivi (su Melpignano) e apologetici (su Stornara).
Forse ti sfugge, Geppe, il fatto che dopo 16 anni il Festival (che coinvolge numerosi Comuni dell'area salentina) ha messo le ali e, ingrandendosi, comincia a far emergere inevitabili criticità, come quelle espresse dalla signorina Dimitri ma che, a mio avviso, per quanto vergognose sono assimilabili a quelle di un "normale" concerto di musica rock e giù di lì, e che una domenica sì e l'altra pure vediamo nelle curve di mezza Italia.
E poi la 'Notte della Taranta' è solo l'apice di una manifestazione ben più ampia, articolata e che affonda nella cultura di quei territori. Può piacere o non piacere, e infatti a me non piace.
Sorvolo su quanti fossero gli spettatori della prima edizione del 1998 (5.000) e quanti si assiepavano quest'anno (140.000); sorvolo su chi sia stato per alcuni anni Presidente della omonima Fondazione (l’ex Ministro della Cultura Bray). Non sorvolo sul fatto che quest'anno la manifestazione abbia ottenuto i riflettori della RAI con la diretta televisiva.
Come fa a sfuggire a Geppe (ma so che non gli sfugge, perché lo conosco troppo bene...) il contributo in termini di offerta culturale, di benefici economici, turistici e mediatici che questa manifestazione da 16 anni dà al Salento? Quel Salento tanto criticato dai foggiani per il solo fatto che sanno cosa sia gestione del turismo, marketing territoriale, sana ospitalità ai fini di un ritorno economico.
Sedici anni fa era il Gargano a primeggiare e il Salento era poco conosciuto e valorizzato. E oggi?
Basta chiedere a nostri parenti e amici se sono mai stati nel Salento per vacanza o turismo: io ne conosco a decine e nessuno che se ne sia mai lamentatom anzi. Di contro, avete mai notato salentini venire dalle nostre parti ed, eventualmente, parlarne bene (bellezze a parte)?
E infine, per stare sull'argomento Stornara: quando scrivi "Gli amministratori del piccolo comune dei cinque reali siti e gli organizzatori della serata (Project Area) hanno di che essere soddisfatti. Le politiche di marketing territoriale funzionano. Il corso che conduce alle location dei concerti è gremito di bancarelle che vendono i prodotti locali. Stornara approfitta con intelligenza della sua posizione geografica strategica, al centro di un bacino che comprende Foggia, Cerignola e i Cinque Reali Siti, e riempie le piazze" mi vengono i brividi a pensare che i Tavola 28 e qualche bancarella che espone prodotti locali possano far fare un salto di qualità al nostro territorio!
Naturalmente non ho nulla contro Stornara e i Tavola 28, beninteso.
Cordialmente, Maurizio De Tullio

Post popolari in questo blog

Renzo e Lucia alle falde del Gargano

Treno no stop Bari-Roma, un flop o quasi

La Madonna dell'Incoronata, tra storia, leggenda e tradizione (di Francesco Gentile)