Arbore dimentica Foggia, ed è polemica
Questa volta Renzo Arbore l’ha fatta grossa. Che Napoli sia la sua città d’adozione e d’elezione lo sanno anche le pietre. Che sul palco di Sanremo dovesse cantare le canzoni partenopee più note del suo repertorio rendeva quasi scontata la sua professione d’amore verso il capoluogo campano.
Ma parlare al festival di Napoli come della sua città, dimenticando del tutto Foggia che gli ha dato i natali, è un’omissione dolorosa, che pesa come un macigno e scatena reazioni sul social network come non si erano mai viste.
Renzo Arbore ha reso omaggio a Napoli con espressioni accorate: “Mi devo togliere un debito, un debito con una grandissima città, bellissima città, bellissima capitale che mi ha adottato e che è nel mio cuore. La città bellissima, sofferente, che va stigmatizzata quando è da stigmatizzare ma va anche lodata e apprezzata per le sue straordinarie bellezze, si chiama Napoli”.
Ovviamente Arbore è liberissimo di manifestare il suo amore per la città partenopea, ma non citare affatto Foggia e usare il termine adottato sa di presa di distanza, di rottura con la sua terra d’origine che gli ha d’altra parte sempre tributato affetto: qualche anno fa l’allora governatore regionale Fitto designò Arbore testimonial della Puglia nel mondo.
I commenti impazzano su Facebook. Le espressioni di sdegno più pesanti si leggono sul gruppo di foggiani più numeroso, Sei di Foggia se. Parlare di sdegno è un eufemismo, visto che la lingua ufficiale del gruppo è rigorosamente il foggiano nel cui vocabolario c’è un nutritissimo repertorio di offese e contumelie che scatenano la fantasia e la creatività degli aderenti al gruppo.
Foggia città aperta rilancia la querelle dal proprio sito: “Renzo Arbore non è nuovo a omaggi e dediche commoventi alla città partenopea. Stavolta, però - complice il seguito del Festival - il tributo di Arbore ha “spaccato” i foggiani, che sui social network si dividono: Arbore è un “traditore” o no?”
Tra i pochi a schierarsi dalla parte dell’artista c’è però un foggiano doc come Alberto Mangano che sul suo stato fb scrive: Esistono persone come Renzo Arbore che, in un modo o in un altro, testimoniano altrove che la nostra città per lo meno esiste, altrimenti Foggia resterebbe un insignificante puntino su una carta geografica.
Tanto basta e scatenare una profluvie di commenti. Il dibattito è ricco ed interessante: c’è chi sta dalla page di Arbore, chi contro.
Numerose le proteste recapitate direttamente sulla pagina ufficiale di Facebook di Renzo Arbore. Quella che meglio coglie il senso di quanto è successo ieri sera sul palcoscenico del teatro è firmata da Alessandro Mastrodomenico, ed è garbata e sincera: "Hai denunciato la Napoli malata...E Foggia? Sta morendo lentamente, ma non l'hai pensata. Peccato!" Ecco, sarebbe bastata una citazione, seppure di passaggio, per evitare che i foggiani si sentissero dimenticati da uno dei più illustri concittadini.
La polemica non è nuova, e già in altre occasioni lo sperticato amore di Renzo Arbore verso Napoli aveva suscitato mugugni e malumore da parte foggiana. In molti hanno riesumato la fotografia con cui qualche anno fa Pipino aveva immortalato un polemico striscione esposto nella circa sud dello Stadio Zaccheria. Come a dire che i rapporti tra Foggia ed Arbore non sono mai stati proprio facili.
Commenti
Io sto dalla parte di Renzo Arbore. Non ha mai nascosto di essere foggiano, è venuto a Foggia un sacco di volte, sia per cantare che per iniziative culturali (es. testimonial dell'Università, dell'Avis, Ciechi pluri-minorati ecc) e ha fatto lavorare con lui molti artisti foggiani (Santoro, Telesforo, Maina ecc.). Ultimamente ha anche fatto un documentario su Matteo Salvatore, uno che noi campioni di foggianità abbiamo fatto morire senza una lira in pianterreno di Via Capozzi.
Una volta nel 2003 entrò alla libreria Dante, vide un librettino di battute sui segnali stradali tradotti in foggiano e ne comprò 10 copie, disse che lo faceva sia per finanziare l'iniziativa che per regalarlo ad alcuni suoi amici foggiani che vivevano a Roma. Come faccio a saperlo? uno degli autori di quel libretto ero io.
Sandro Simone
Mi chiedo - oltre alle occasioni in cui si è offerto di fare da testimonial, come ha ricordato opportunamente Sandro Simone - cos'altro doveva fare? Celebrare Foggia? E perché mai? La sua cultura, specie musicale, è impregnata di Napoli sin dall'infanzia (per la verità moltissimi napoletani non lo stimano affatto...) come accadde per Umberto Giordano, Evèmero Nardella, Saverio Altamura, Carlo Villani, Celestino Summonte (che fu anche Sindaco di Napoli!).
E bene ha detto ancora Sandro a proposito di Matteo Salvatore e di come i foggiani lo abbiano trattato.
Chi non ha mai dimenticato Foggia nel suo lavoro è Pino Campagna. Ma lui si è imposto direttamente con il linguaggio e i personaggi presi da una certa 'foggianità'. Idem con il duo Pio e Amedeo ma - se devo esprimermi - preferisco mille volte la napoletanità di Arbore alla foggianità degli altri che ho citato, dei quali sono amico e che per molti versi stimo. Ma la cultura - musicale e non - è un'altra cosa...
(Maurizio De Tullio)