La luna è sveglia di Sepalone sbanca su YouTube
Quando c'è la luna a rischiararla, non è mai del tutto notte. E poi, quel soffuso chiarore è già un presagio di alba, e di luce.
Per il suo ultimo film, Lorenzo Sepalone ha scelto di cimentarsi con uno dei topos più praticati ma anche più arditi della letteratura, della musica, del cinema: la luna, appunto.
Il risultato è un piccolo capolavoro (preciso: “piccolo”, ma solo perché dura quindici minuti), che certifica non soltanto la raggiunta maturità di quest’autore pugliese che può aspirare a grandi ribalte, ma anche la prorompente vitalità del cinema d’autore italiano, il cui solo limite è il perdurante ostracismo delle multisale e della grande distribuzione.
Il film ha sbancato in molti festival e al suo esordio su YouTube ha totalizzato più di mille clic in poche ore (andate a vederlo di corsa a questo link, ve lo suggerisco caldamente): è la vivente dimostrazione che anche i prodotti indipendenti, girati con rigore e avvalendosi di buoni interpreti, incontrano il gusto del grande pubblico, che non è stupido, e sa apprezzare il cinema di qualità.
La luna è sveglia racconta la storia dell’incontro, breve ma non effimero, tra un uomo e una donna.
Lui è Raul Pugliese (interpretato da un convinto e convincente Totò Onnis), promettente cantautore caduto in disgrazia dopo una vita di eccessi e un brutto episodio di violenza ai danni della sua compagna Greta (Maddalena Zoppoli, sempre più brava). Lei, Laura (una strepitosa Nadia Kibout), è una prostituta cui Raul si rivolge una sera in cui si trova più del solito oppresso dall’insostenibile peso dei ricordi.
Dopo l’amplesso, Laura riconosce in Raul l’autore di quella canzone che ascoltava sempre, appena arrivata in Italia.
I due ricordano con nostalgia quel momento, che ormai appartiene al passato. Lui le confessa di aver scritto la canzone ispirato dalla magia della luna in una notte garganica e dall’incontro con una ragazza. Quella ragazza che sarebbe diventata la sua donna.
Adesso tutto è perduto. “Non c’è la possibilità di tornare indietro? Lo spettacolo non è ancora finito”, chiede Laura a Raul, che ribatte: “E tu perché fai questo?”
Sembra una inappellabile dichiarazione di resa, e invece non è così. C'è la luna a rischiarare la notte, a far presagire la luce che verrà.
Riascoltando la canzone e guardando la luna, sia Raul che Laura troveranno la forza e il coraggio di guardare al loro futuro in modo diverso. Forse di riscattarsi.
La storia è profondamente realista, la sceneggiatura - non banale come tanto spesso accade nel cinema italiano, ma dichiaratamente e letterariamente impegnata - riesce a conferirle un valore universale. La luna è sveglia è un film sul passato, sugli errori che si commettono nella vita, sul perdono e sul riscatto.
Il finale è tra le cose migliori che mi sia capitato di vedere, in anni di frequentazione di sale di cinema d’essai e indipendente: sostenuto dall’efficace montaggio di Mirko Virgili, Sepalone mette da parte i dialoghi e fa parlare i primi piani, avvolgendoli con le struggenti sonorità della canzone, che diventa così un elemento narrativo portante del film: le lacrime di Laura, il sorriso di Raul, lo sguardo in macchina di Greta sono di una bellezza assoluta.
La luna è una presenza discreta, perché la maggior parte delle sequenze è girata in interni (resi con rara efficacia dalla fotografia di Ugo Lo Pinto). Sepalone riesce comunque a rappresentare una insolita Foggia notturna, paradossalmente bella e intensa, vagamente felliniana.
Un discorso a parte meritano le musiche composte da Alessandro Pipino, polistrumentista dei Radiodervish. Il grande musicista pugliese ha scritto una colonna sonora di grande intensità che accompagna la narrazione fino all’esplosione finale della canzone, composta dallo stesso Pipino sulle parole di Lorenzo Sepalone. Bellissima, struggente, come tutto il film.
[Ho visto la prima volta La Luna è sveglia ormai molti mesi fa, ma ne scrivo solo adesso perché ci sono film di cui è difficile scrivere la recensione. Sono quelli che ami non appena li vedi, che e che perciò ti torna complicato oggettivare, al punto tale che quando la scrivi non c’è più nulla di recente. Ho voluto vedere e rivedere e rivedere ancora La luna è sveglia prima di riuscire a scriverne, ogni volta ricavandone emozioni non provate prima. Certi film ti entrano dentro, e non ti lasciano più.]
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