Progetto giovani NEET: un'altra occasione perduta per l'economia dauna?
Non ci sono ancora dati ufficiali, ma la sensazione è che il Progetto AMVA – Giovani Laureati Neet corra il rischio, almeno per quanto riguarda la provincia di Foggia, di aggiungere un'altra pagina all'interminabile capitolo delle occasioni perdute.
L'iniziativa sta suscitando molte speranze nella platea dei giovani interessati: ma latitano le aziende che potrebbero e dovrebbero approfittare della ghiotta opportunità offerta dalla misura, finanziata dal Ministero del Lavoro con i finanziamenti del Fondo Sociale Europeo. Si tratta di ospitare in azienda, a costo zero, il tirocinio di un giovane laureato. E latita anche quella fetta del mondo delle professioni e del terzo settore che potrebbe beneficiare del finanziamento europeo: il bando prevede infatti che possano candidarsi ad ospitare un laureato Neet tutti i soggetti che abbiano una forma giuridica disciplinata dal diritto privato, comprese le cooperative. Tantissimi soggetti, come si apprende nella FAQ pubblicate su Cliclavoro, il portale del Ministero che ospita la piattaforma di gestione del progetto NEET: oltre alle imprese in senso stretto, possono ospitare tirocinanti liberi professionisti come avvocati, amministratori di condominio, commercialisti, e poi associazioni di volontariato, come associazioni di promozione sociale, istituti per anziani, centri diurni per disabili, Onlus iscritte all’Albo regionale delle associazioni di volontariato e perfino Parrocchie, anche senza essere titolari di partita IVA.
Quante delle tremila borse che Italia Lavoro, soggetto attuatore del programma, conta di erogare giungeranno alla provincia di Foggia?
Chi lo sa. Eppure l’opportunità è ghiotta, perché è tutto gratis. L'azienda può avvalersi di una professionalità importante, avvicinando la giovane o il giovane Neet (acronimo che sta per Not in Education, Employment or Training e che indica giovani che hanno finito gli studi o percorsi formativi e sono senza lavoro) alla realtà del lavoro, il tirocinante riceve una borsa di 500 euro al mese.
Non è un lauto stipendio, d'accordo, ma in una situazione di crisi pesantissima come quella che sta vivendo l'economia (a in modo particolare quella locale) è almeno una boccata d'ossigeno. Eppure le cose non sembra stiano andando proprio bene.
Mi scrive un giovane Neet, raccontandomi la sua storia, amaramente esemplare. Il ragazzo è laureato in Tecnologie Alimentari a Foggia, ovvero in uno di quei corsi di laurea che dovrebbero essere maggiormente radicati nel territorio.
Così come prescrive la procedura, l’amico si è iscritto al portale Cliclavoro inserendo il proprio curriculum e cercando un'azienda che fosse interessata al suo tipo di professionalità. (Ed è appena il caso di sottolineare che stiamo parlando di aziende agro-alimentari, ovvero espressione di quello che dovrebbe essere il comparto portante, propulsivo dell'economia locale). Ma non ne ha trovate. Il bando prevede, infatti, che l'interessato possa candidarsi per una vacanti: ovvero dev'esserci un'azienda che abbia dichiarato la disponibilità a erogare un tirocinio.
Senza scoraggiarsi, il nostro amico ha contattato personalmente alcune aziende (affinché si iscrivano al portale e pubblichino la vacancy) ma, almeno fino ad oggi, con scarso successo.
Quello del progetto Neet non è purtroppo il solo caso di progetto che offre considerevoli opportunità per le aziende, ma che corre il rischio di restare al palo. Sul sito della formazione professionale della Provincia sono da tempo pubblicati alcuni bandi che operano "a sportello" (ovvero sono attivi fino ad esaurimento delle risorse disponibili) e che propongono un meccanismo quasi analogo a quello previsto per i giovani Neet. Ma sono poche le aziende che hanno raccolto la sfida.
"L'impressione personale - commenta il nostro amico - è che alla base ci sia scarso interesse e poca disponibilità da parte dei privati a questo genere di iniziative o più in generale non ne vengono colte le opportunità o addirittura non ne sono a conoscenza."
Come non essere d'accordo? Scarso interesse (verso le opportunità), poca disponibilità (a raccogliere le sfide), scarsa informazione (rispetto ad opportunità e sfide possibili) sono tossine per quella cultura d'impresa che è il vero propellente per lo sviluppo di un territorio.
Non è per niente un caso che impresa e sfida siano tra di loro sinonimi, o quasi.
Se le imprese non ritroveranno il coraggio di osare, di raccogliere sfide, sarà veramente difficile per l’economia provinciale uscire dal tunnel della crisi.
Commenti
Quindi, perché rischiare?
Comunque, in bocca al lupo.