Bombardamenti, la memoria che divide
Raffaele De Seneen ha postato sul mio profilo fb quest'accorata riflessione sulle celebrazioni del Settantesimo anniversario dei bombardamenti. Alla fine la mia risposta
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Caro Geppe, come non riconoscere le tue capacità, la tua dedizione a questa terra, le tue doti di equilibrio, di voglia di fare e di far fare per il comune interesse. Io sicuramente sarò tutt’altro, certo il contrario, perché ho forte l’impressione che questa commemorazione del 70° lascerà sulla strada più morti virtuali di quelli veri del ’43. Si, un altro tipo di guerra.
Il primo “cadavere” è proprio quel super-coordinamento creato dal Comune di Foggia, che lo stesso volle quando si accorse di un certo fervore in città circa una serie di iniziative, di varia provenienza, che si volevano mettere in campo.
Il logo del 70° che il Comune ideò si è visto solo sui manifesti prodotti in occasione della prima parte delle manifestazioni, quelle messe in campo dalla rete di associazioni LeRadicieLeAli (15 associazioni) in collaborazione con l’Università di Foggia, e non credo di sbagliare se dico che a nessuna di queste manifestazioni si ebbe la presenza del nostro Sindaco.
Poi, ognuno è andato a ruota libera, il logo non si è visto più, anche se il Comitatone ha continuato a riunirsi, nuove presenze e nuovi soggetti, e un dirsi “Bravi per tutto quel che abbiamo fatto e che faremo ancora”.
Il Comune di Foggia ha perso un’altra grande occasione, ognuno ha voluto ritagliarsi un quantitativo di quei morti per bombardamenti, sono tantissimi, ce n’è per tutti, ecco perché l’avversità di arrivare ai nomi, quelli prefigurano una famiglia alla spalle e discendenti nostri contemporanei, sui numeri si “gioca” meglio.
Una serie di manifestazioni, che né chi le ha promosse ha sentito il dovere “di metterle in comunità”, né il Comune quello di fare un doveroso richiamo-appello.
Non vorrei sbagliarmi, ma proprio ieri sera se ne sono svolte due in contemporanea, una alla Fondazione De Piccolellis, l’altra, promossa da un’associazione di ex avieri, al Gino Lisa.
Quest’ultima, che al suo interno, prevedeva cinque minuti cinque, per parlare del libro di Lucio Masullo sulla presenza degli americani a Foggia, già al suo annuncio aveva, aveva sollevato le ire di una componente di quelle organizzazioni che stanno facendo (commemorando) il 70°, senza sapere che il Masullo era un invitato a quella manifestazione nella quale riconoscendo, lui come te, spazio e dignità a tutti, ha ribadito che il ricavato del libro è destinato al “Monumento” a cui lui tiene molto e che a livello di idea bisogna riconoscergli il primato.
Memoria collettiva e condivisa non si fa se già siamo arrivati a parlate di ben tre fra Musei e Banche della Memoria. Altri/e ne verranno fuori. E come per i morti del ’43, una “ionda” ciascuno non fa male a nessuno e …produce il niente
Potrei continuare a spargere veleno o a dirti di quello che mi rimane dentro, dei retroscena sanguinosi e velleitari, di quanta “politica” si cela dietro questo amarcord, e di quanta inutile divisione ideologica, ma se paziento qualche mese, estate prossima, tutto tornerà come prima.
Raffaele De Seneen
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E invece no, caro Raffaele. Tutto non deve tornare come prima, nel senso che la ricorrenza del Settantesimo Anniversario dev'essere l'occasione propizia per cercare di avviare la costruzione di una memoria condivisa e di una storia comune. Non dobbiamo stancarci, né dobbiamo demordere perché, paradossalmente ma non troppo, mentre parliamo e di accaloriamo sul passato della città, la vera posta in palio è proprio il suo futuro, la sua possibilità di futuro.
Condivido le tue perplessità circa l'occasione perduta dal Comune di Foggia, che mi pare non abbia infuso all'interno del coordinamento il pathos che sarebbe stato necessario. Occorreva essere capaci di una partecipazione profonda, non si coordina facendo i notai, ma mettendoci la faccia e il cuore.
Però di partecipazione, di emozione sincera, ne ho viste: per esempio all'Università, o nelle iniziative teatrali di Tonio Sereno e della sua ScenAperta, nel coraggioso esperimento promosso dall'Auser con Le Radici e Le Ali.
Foggia è una città difficile, ma non bisogna stancarsi, né arrendersi. La sfida prossima ventura è rappresentata, come giustamente sottolinei, dalla costituzione della Banca della Memoria o Museo che dir si voglia. Farne due o tre condannerebbe a morte ogni iniziativa e farebbe naufragare sul nascere ogni tentativo di memoria condivisa e di storia comune.
Io non mi stanco, e ti chiedo fraternamente di non stancarti nemmeno tu. E rilancio l'appello a mettere da parte divisioni e contrapposizioni, per cercare di ritrovarsi attorno ad un progetto comune, da elaborare in comune.
Geppe Inserra
Commenti
ho aderito sin dal primo momento alla raccolta di fondi per la realizzazione di un monumento alle vittime dell'estate 1943, con un piccolo versamento. L'ho fatto condividendo le ragioni che avevano come obiettivo quella realizzazione, perché la memoria collettiva non sia privata di un simbolo su cui riflettere sempre.
Poi le cose hanno preso una piega 'schizofrenica'. Credo, per es., che ad una iniziative come questa non doveva mancare, sin dall'inizio, il coinvolgimento convinto e concreto delle Istituzioni locali (Comune, Provincia, Università, Fondazione BdM ecc.).
Come è possibile che l'Istituzione che rappresenta TUTTI i foggiani non sia stata coinvolta o resa partecipe? L'antipolitica fa proseliti anche dove non dovrebbe, sbagliando. A Bologna esiste l'Ass. delle Vittime della Strage del 1980 ma da sempre le Istituzioni locali sono un tutt'uno con quella Associazione.
Forse non si voleva che, a due anni dalle elezioni amministrative qui a Foggia, qualcuno mettesse il cappello sull'iniziativa? Ma qui allora siamo alla follia pura: ben vengano politici (dalla faccia e dai conti correnti puliti) che abbiano voglia di spendersi per una iniziativa encomiabile come questa che - tra l'altro - non avrei lasciata isolata dal più generale e urgente obbligo morale di un "Museo della Memoria", semplicemente da condividere con chiunque lo voglia condividere: 'a prescindere', come vado spesso precisando.
Le gelosie cosa possono mai produrre se non una riperpetuazione di un concetto retrivo e tutt'altro che arricchente?
Piuttosto, noto che nel Paese e anche a Foggia si va diffondendo la cultura del "diamogli all'Alleato", che di fatto è la cartina di tornasole di certi nostalgici. Beninteso: le porcherie, le stragi inutili perpetrate da chi volava sulle teste di gente inerme bombardandola o mitragliandola appartiene già alla Storia e nessuno può permettersi di negarlo, ma da qui a voler fare una 'Controstoria' di quegli anni ce ne passa. E sarebbe ora che si ponesse fine a questa pagina, come se la guerra e, prima ancora, la dittatura le avessero volute gli Alleati! Piuttosto sarebbe ora che si facesse luce sulle nefandezze compiute - dai fascisti prima e dai nazi-fascisti dopo - anche in Capitanata, di cui le giovani generazioni ignorano bellamente le 'gesta'.
E quelle morti, di cui nessuno o pochi ricordano esserci state, avvennero prima della tragica estate del '43...
Infine un accenno alla questione 'contabile', cioè il numero reale o approssimativo che ci fu delle vittime dei bombardamenti alleati.
E' vero, come ricorda l'amico Salvatore Aiezza, che 1.000 o 20.000 non fa differenza ai fini della lettura di un dramma, ma ai fini storici e giornalistici importante lo è.
E che Foggia sia stata una 'città martire' siamo, spero, tutti d'accordo, Ma perché contestare l'iniziativa di chi vuol sapere di più, di chi vuol indagare per arrivare il più vicino possibile alla verità?
Io sono tra questi 'indagatori' (per passione e, nello specifico, per consegna ricevuta) e posso dire che ho già trovato riscontro ai dubbi di chi propone una lettura per difetto di quel (comunque altissimo) numero di vittime.
Poi, al solito, sarà la Storia a dire la sua, e la Storia non la si legge con la lente delle simpatie ma con il conforto e la crudezza dei fatti.
Cordialmente
Maurizio De Tullio
Per cui, laddove avevo scritto "...e posso dire che ho già trovato riscontro ai dubbi di chi propone una lettura per difetto di quel (comunque altissimo) numero di vittime." ovviamente andava inteso "per eccesso".
Ritengo, cioè, che le vittime (civili e militari), tra maggio e settembre 1943, siano state molte meno delle oltre 20.000 che dalla fine degli anni '40 si continua a indicare per vere.
Tanto dovevo, per chiarezza e coerenza.
(m.d.t.)