Ci ami o non ci ami? Vendola faccia parlare i numeri



Personalmente, sono convinto che le doglianze di molti foggiani verso la Regione Puglia siano storicamente giustificate ma che i governi regionali di centrosinistra guidati da Vendola si stiano sinceramente sforzando di invertire questa tendenza, che soprattutto nell’era di Fitto ha colpito la Capitanata con la durezza di un maglio.
Basti pensare alle politiche culturali. Alla provincia di Foggia, il governo di centrodestra elargiva pochi spiccioli. Oggi la Capitanata ha pari dignità con gli altri territori pugliesi. O alle politiche del lavoro che vedono la Capitanata protagonista nella spesa regionale, per esempio per quanto riguarda gli ammortizzatori sociali.
Questa inversione di tendenza si deve da un lato alla sensibilità del presidente Vendola, dall’altro al lavoro svolto da assessori e consiglieri, come la veterana Elena Gentile e lo stesso Angelo Riccardi, protagonista di una feroce polemica con Vendola, proprio sul tema delle presunte discriminazioni operate dal governo regionale in carica verso la provincia di Foggia.

La sua breve quanto dura nota pubblicata da Lettere Meridiane sulla conferenza stampa We Love Foggia voluta da Vendola (“Siamo al ridicolo”, sostiene Riccardi, sottolineando l’ordinarietà degli interventi sbandierati da Vendola quale “segno d’amore” verso la Capitanata) pone tuttavia una questione fondamentale, soprattutto considerando che siamo alla vigilia di una campagna elettorale regionale nella quale il foggianesimo pare fin d’ora destinato .ad esserne un tema centrale.
Riccardi sollecita “un report trasparente, in grado di far comprendere a tutti come sono stati e dove i soldi dei pugliesi, negli ultimi 20 anni.”
Condivido pienamente: il ragionamento, il confronto vanno fondati su dati e numeri, che siano in grado anche di mettere in evidenza quanto a successo nel ventennio, guidato per metà dal centrodestra e per l’altra metà dal centrosinistra e di consentire agli elettori di formarsi un’opinione libera, fondata sui dati certi e non sulla propaganda.
Ma il punto è: chi dovrebbe elaborare il report invocato dal sindaco di Manfredonia? Sicuramente la Regione, che dovrebbe mettere a disposizioni i dati e le cifre. Ma, a più forte ragione, gli organi di informazione locale, le testate giornalistiche e radiotelevisive che devono quei dati divulgarli, controllarli, approfondirli, eventualmente contestarli oppure garantirli. Senza questo ruolo attivo, consapevole dell’informazione locale è difficile che si formi un’opinione pubblica – come dire – matura.
Enrico Ciccarelli in questi giorni ha pubblicato alcune note molto interessanti su alcuni temi politici del momento (tra cui anche quello del difficile rapporto con la Regione). Ha avuto la bontà di taggarmi, gli chiederò il permesso di pubblicarle, semmai raccolte in un e-book, a beneficio degli amici di Lettere Meridiane. Al di là delle opinioni che ciascuno di noi possa aver nel merito della questioni, sono in se stesse un esempio efficace di quel che dovrebbe essere (e fare) un buon giornalista, che ami il suo mestiere.
Prendo in prestito alcune sue bellissime frasi (che condivido totalmente e che valgono da sole quanto un manuale di giornalismo): "è uno sporco lavoro, ma qualcuno deve pur farlo". Lo sporco lavoro consiste nel mettersi di traverso rispetto all'opinione corrente, nel non assecondare pregiudizi e cialtronerie, per quanto diffuse, nel provare a fare ciò in cui secondo me consiste il giornalismo, che è la professione che amo e che mi ha scelto (anche se negli ultimi tempi sembra sul punto di ripensarci): impaginare, fissare i margini del dicorso pubblico, curarne la punteggiatura.”

Commenti

Enrico Ciccarelli ha detto…
Caro Geppe, grazie come sempre per gli apprezzamenti. Puoi ovviamente disporre dei miei scritti, se ritieni siano utili alle iniziative che vuoi intraprendere.
Nel merito di quel che dici, faccio osservare che i "numeri" invocati da Riccardi (che è certamente utile conoscere e diffondere) rischiano però di essere come le statistiche secondo Benjamin Disraeli, cioè "l'estrema risorse dopo le bugie e le bugie sfacciate". A mio modesto avviso è di tutta evidenza che dopo il 1990 si produce una frattura nell'interlocuzione fra la Regione Puglia e il "sistema Capitanata", ma i prodromi della crisi (e non devo certo dirlo io all'autore del "Decennio debole" si produce prima, con la ritirata strategica delle Partecipazioni Statali, il declino e poi la scomparsa della Casmez, l'abbandono del "keynesismo dell'offerta" che aveva caratterizzato il meridionalismo maturo in età repubblicana. Da vent'anni a questa parte, in concomitanza non casuale con Tangentopoli e l'avvento della Lega, tutto si fa più complicato e la competizione fra i territori sostituisce la vecchia gestione policentrica e polidecisionale della spesa pubblica. La mia idea è che a questa svolta d'epoca il nostro territorio sia arrivato in condizioni di grave ritardo, privo di leadership politiche riconoscibili (con la "destra dei sindaci" e i rappresentanti della "società civile" come felici ma poco radicate eccezioni) e soprattutto di basi culturali e progettuali solide (Foggia avvitata sul consumo di territorio e sulla droga edilizia, Manfredonia a gestire un ciclopico e marasmatico ciclo di fuoriuscita dalla chimica, Lucera al declino, San Severo e Cerignola in ordine sparso). La scomparsa di vision dall'orizzonte della Capitanata è stata la causa, non l'effetto, dello strabismo regionale, per il quale non vedo significative differenze fra Di Staso, Fitto e Vendola (anche se il modo che quest'ultimo ha avuto di interpretare il ruolo di presidente della Regione è stato di spessore e innovatività senz'altro superiore). Quando si parla di Regione, non bisogna dimenticare che stiamo parlando sostanzialmente di una gigantesca torta sanitaria, dominata dai vincoli e dalle tare della spesa storica, e di qualche spicciolo di contorno. La vera sfida sta nell'intercettazione dei fondi comunitari. Tu sai, anche per il tuo ruolo in Promodaunia, quanto questa partita sia vitale e quanto sia allegramente sottovalutata dagli attori istituzionali del territorio. Parliamo di numeri, allora; ma parliamone in rapporto ai progetti, agli spunti, alle idee presentate, non al giangottio delle lamentele. Perché, ad esempio, nel 2013 credo che le risorse finora assegnate da Apulia Film Commission siano andate al territorio foggiano in misura davvero esigua. Al contempo, però, la Capitanata ha il più alto rapporto fra richieste presentate ed accolte. Quali numeri scegliamo, allora? Scusa la lunghezza. Con affetto.
Anonimo ha detto…
Enrico, basta con la solita e vecchia storia, di una classe dirigente di capitanata incapace di produrre progetti strategici credibili, è un modo elegante per dire che siamo degli idioti. Sai dirmi quanti Coordinatori di Area Regionali sono foggiani? Nessuno, Sai dirmi quanti Dirigenti Regionali sono foggiani? Uno, al Demanio (sic!). Vuoi sapere quanti nuovi assunti in Regione sono foggiani? Forse uno. Non devo forse raccontare a te, come si scelgono i progetti, come si decidono, dove si predispongono i bandi. Sei una persona troppo intelligente per non capire. Bari e Lecce la fanno da padroni, arrivano prima di tutti, a dispetto di progetti ed idee, che altri non riescono nemmeno a presentare. Il problema politico vero é uno solo, una capitanata forte e competitiva, collocata al Nord della Puglis, costituirebbe un grave pericolo per l'economia di altre aree della Regione, e loro lo sanno bene. Come sanno bene che è utile dare il contentino a qualche assessore per mortificare un'intero territorio. Caro Enrico, per evitare il giangottio delle lamentele, sono disposto ad un confronto pubblico, dati e cifre alla mano, per dimostrare che in questi 20 anni, siamo stati delusi e abbandonati. Con stima. Angelo Riccardi

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